Sono ore calde sui siti di tennis, di abbigliamento sportivo, forse anche su quelli di cucina, politica, culturismo, pesca alla trota, curling… perché quando c’è in mezzo Roger Federer l’interesse sale alle stelle, se poi si parla di un possibile addio dello svizzero a Nike per Uniqlo – puntualmente smentito da Roger in conferenza stampa a Stoccarda pur ammettendo di una trattativa in corso con Nike – il mistero si infittisce drammaticamente. E una domanda sorge spontanea: ma il mondo è pronto a vedere Federer senza il baffo Nike?
Tutto ciò potrebbe risultare alquanto strano come c’è la possibilità che passi inosservato; magari, se a Wimbledon – perché si dice che tutto avrà fine/inizio a Wimbledon – lo svizzero scenderà in campo con il logo Uniqlo o qualsiasi altro logo “non Nike” cucito sul petto nessuno ci farà caso ammaliato dai soliti incredibili, inimmaginabili, a tratti malinconici colpi del suo genio. C’è anche la possibilità, però, che quel Re senza il suo fedele baffo faccia uno strano effetto. Chi ha visto “Il Grande Lebowski” ricorderà di quel tappeto che dava un tono all’ambiente. Ecco, qui Nike è il tappeto e l’ambiente è il tennis di Roger.
Certo che i 30 milioni l’anno di cui si parlava, 20 in più dei “miseri” 10 di Nike, non sono pochi; e per dieci anni per giunta. Roger – lo so che fa male sentire certe parole e invito i più sensibili a tornare a leggere di pesca o curling per non essere feriti nell’animo – è a fine carriera e 300 milioni da mettere in cassa sia che giochi sia che passi il tempo alle Bahamas non sono male. Normale che l’opzione non può essere ignorata…
Tutto vero, ma poi di colpo il pensiero va a Jordan. Sì, quel Jordan lì, Michael Jordan. Chi ha ben chiara la grandezza del personaggio, provi a immaginare MJ, a un certo punto della carriera, magari nel ’97, prima di vincere l’ennesimo titolo NBA, cambiare sponsor.
“In uscita le nuove Lining Jordan”, “ecco a voi le nuove Reebok MJ”, “le nuovissime Uniqlo Michael Jordan sono nei migliori negozi di sport!”. Con tutto il rispetto per questi grandi marchi che hanno vestito e vestono grandissimi campioni in molti sport… pare proprio non funzioni! C’è qualcosa che non va in tutto questo.
E forse il trauma nel caso di Federer sarebbe ancora maggiore perché l’impatto visivo dell’impeccabile bianco trasportato qua e là sull’erba silenziosa del Centrale di Wimbledon come solo Roberto Bolle alla Scala saprebbe fare, è di gran lunga più lampante di dieci paia di scarpe (venti unità in tutto) che si rincorrono sul parquet dello United Center di Chicago tra le urla isteriche dei ventimila presenti.
Chissà, magari tutto questo è esagerato, in fondo si tratta solamente di un marchio di abbigliamento sportivo e di certo il talento di Federer non verrebbe intaccato. Roger Federer è e sarà sempre Roger Federer! Ma ritorna “di moda” quello spot anni ’90, che più volte abbiamo citato, dove Nike si chiedeva dove finisse l’atleta e cominciasse il suo abbigliamento. Chissà se in queste ore, magari in qualche ufficio della sede Nike di Beaverton, Oregon, qualcuno sta mettendo sotto sopra i cassetti del passato alla ricerca della risposta a quella domanda, forse la stessa in grado di far rimanere Roger Federer, il più grande tennista di sempre, un uomo Nike.
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