Australian Open: una Wozniacki a due volti, ma arriva la prima finale a Melbourne

Prima molto solida, poi in totale affanno nel momento di chiudere, ma alla fine la danese si porta in finale all'Australian Open: battuta Elise Mertens.

[2] C. Wozniacki b. E. Mertens 6-3 7-6(3)

Prima finale Slam per Caroline Wozniacki dallo US Open 2014, terza chance in carriera per togliersi quel macigno dalle spalle che tutti hanno usato per criticare il suo periodo da numero 1 del mondo, ormai 6 anni fa. “Ho ripensato a quando nel 2011 giocai la semifinale contro Li Na, che avevo match point, poi persi al terzo. Per fortuna ho saputo riprendermi in tempo”. Queste sono state le parole per spiegare quello che è accaduto dal 5-4 e servizio, 30-0, al 5-6 e 2 set point consecutivi, quando ha subito un parziale di 11 punti a 1 e la partita, che sembrava saldamente nelle sue mani, ha rischiato di aprisi.

Nonostante sia riuscita a salvarsi, rimane netta la differenza tra tutto quello che è stato prima di quel 5-4 30-0 e tutto quell che è successo dopo, quando ormai il terzo set sembrava il passo più ipotizzabile. La Wozniacki brillante, solida, aggressiva, infallibile e letale della prima parte di match era un’ottima giocatrice. Faceva valere la sua superiorità in termini di ranking ed esperienza, contro una belga che nei primi game sbagliava tanto di rovescio. Per capire quello che è stato il match fino al 4-1 del primo set basta rivedere il punto sul 2-1 Wozniacki, 15-15: Mertens ha servito una seconda, Wozniacki aveva la possibilità di attaccare lungolinea (prendendo un rischio) ma ha deciso di giocare in incrociato, profondo, per fare colpire l’avversaria di dritto, il colpo che fino a quel momento stava mancando. Se fosse passato, avrebbe comunque comandato lo scambio; ma la palla si è fermata sotto nastro. Per le statistiche questo sarà ricordato come un errore gratuito, ma c’è tanto di più dietro.

Mertens salvava un set point sul 2-5, ma pochi minuti dopo incassava un 6-3 che rispecchiava in pieno il match. Aveva aumentato il livello, ma allo stesso modo la danese si era mostrata più aggressiva e incisiva, con sempre la capacità di non sbagliare nulla. Nel secondo set non ha potuto sfruttare le chance sullo 0-0 (brava Mertens, che si tirava su col servizio) ma sul 2-2 arrivava l’allungo che sembrava essere decisivo. Con tutta tranquillità stava portando a casa la pratica, ma sul 5-4 30-0 si è incartata da sola, mostrando una fragilità inattesa e rischiando seriamente di compromettere tutto.

Sul 5-6 15-40 è stata forse fortunata sulla seconda che ha pizzicato la riga esterna ma i punti se li è andati a prendere. Aveva ancora difficoltà a chiudere il game, fallendo qualche rovescio e mettendo a referto un nuovo doppio fallo (3 solo in quest ultima fase) ma alla fine, anche a causa di una Mertens che non ha saputo approfittare a pieno del momento di confusione dell’avversaria, ha perso la chance ed è piombata sotto 0-3 nel tie-break, non ritrovando più il contatto con la danese. Al primo match point, sul 6-2, ha manovrato il gioco facendo sbagliare alla belga l’ultimo punto. Un piccolo (grande) sospiro di sollievo, e adesso testa a sabato quando per lei sarà un importante appuntamento con la storia.

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