Un anno di tennis, gennaio: la resurrezione di Federer
Un anno di tennis, febbraio: il brusio dopo la tempesta
Se a febbraio Federer e Nadal si erano presi il giusto riposo dopo le fatiche down under facendosi delle gitarelle di fine mese con risultati contrastanti a marzo i due tornano a far sul serio. Giusto il tempo di ambientarsi in California e a terzo turno di Indian Wells i due sono di nuovo uno di fronte all’altro. Stavolta però niente pathos, Federer parte subito col break, si ripete nel quinto game e chiude 6-2 senza sudare troppo. Secondo set in controllo, anche perché Federer al servizio concede ancora meno, due break al terzo e nono game e buonanotte ai suonatori. Lo svizzero ai quarti dovrebbe incontrare l’uomo del momento, Nick Kyrgios, che nel frattempo ha superato Zverev e ribadito la sua superiorità sul Djokovic attuale ripetendo il risultato di una decina di giorni prima in Messico. Ma Nick purtroppo chissà cosa mangia e lascia via libera a Federer senza neanche scendere in campo. A questo punto semifinale, con Sock, e finale, con Wawrinka, sono poco più che delle formalità e dopo cinque anni Roger Federer torna a vincere il torneo californiano. E gli altri? Murray riesce a perdere con Pospisil e comincia a sospettare che qualcosa non vada per il verso giusto, quindi decide di saltare anche Miami. Djokovic ripete Acapulco, visto che prima della sconfitta contro Kyrgios era riuscito a battere di nuovo del Potro. Le seconde linee fanno come sempre, deludono. Dimitrov e Nishikori fanno sembrare Sock il nuovo Djokovic; Thiem si ferma contro Wawrinka, che si era salvato nientemeno che con Nishioka, andato due volte a servire per il match tutto tremante; Raonic chissà dov’era.
Con queste premesse di Miami non c’è da aspettarsi chissà cosa, anche perché a Murray si aggiunge Djokovic, per non parlare del fatto che Federer mette le mani avanti dicendosi stanco. Così la testa di serie numero 1 del torneo è Wawrinka e la numero 2 addirittura Kei Nishikori. Per festeggiare l’evento Stan si fa travolgere da Zverev, che dopo aver perso il primo set gli concede appena tre game. Peggio riesce a fare il giapponese, capace di perdere addirittura contro Fognini, che – credeteci – raggiunge la semifinale in un “1000”. Ma se Atene piange Sparta è sull’orlo della crisi di nervi, perché Dimitrov riesce a perdere sul cemento – lento sin che si vuole ma pur sempre cemento – contro Guido Pella, e Raonic si infortuna ancora, non è uno scherzo. Non resta che puntare le fiches su Nadal, anche perché il tabellone sembra troppo complicato per Federer. Che in effetti, dopo aver superato del Potro che camminava sul campo, con Berdych va a servire per il match, non chiude, spreca un match point e poi si trova sotto 6-4 nel tiebreak decisivo. Tomas si lascia sorprendere da una risposta profonda, tirata forse perché voleva smettere, e poi quando il match point ce l’ha Federer chiude col doppio fallo. In semifinale finalmente il Federer-Kyrgios tanto atteso e che non tradisce di niente le aspettative. Nick gioca un match molto bello ma Federer spreca tutte le sue energie residue e il famigerato orgoglio del vecchio fuoriclasse per non arrendersi mai. Ciononostante sembra non bastare perché Nick va a servire per il primo set, inutilmente, nel tiebreak ha la palla del 10-8 al servizio e cede tre punti di fila, e nel terzo va a servire anche lui sul 5-4 a suo favore. Un po’ Federer, un po’ Kyrgios, un po’ il pubblico di Miami, sta di fatto che anche Nick crolla sul più bello, cedendo ancora tre punti fila e lasciando via libera al terzo Fedal di stagione.
Già, perché dall’altra parte Rafa aveva approfittato di un tabellone un po’ differente per arrivare senza problemi in finale, anche se il bagel subito da Kohlschreiber a secondo turno non faceva tanto ben sperare. Ma un po’ il campo lento, un po’ la stanchezza di Federer, un po’ i grandi numeri, si pensava che potesse esserci partita. In effetti il primo set era abbastanza complicato, con Federer costretto a salvare palle break in tutti i game, tranne che nel terzo e nell’ultimo. Però anche lo svizzero aveva le sue brave occasioni, ed era lui a coglierle per prima nell’ottavo game, prima tirando una terribile risposta di dritto e poi capovolgendo lo scambio della palla break con un altro dritto in lungolinea. Risolta la questione Federer infligge un terribile 16-1 al servizio allo spagnolo, che riesce a fare gli unici punti in risposta del secondo set solo negli ultimi due game. Incredibilmente Federer rivince il torneo a 11 anni di distanza dall’ultima volta. Il re ha ritrovato il suo tempo.
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