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17 Ott 2017 00:34 - Storie di Maestre
Storie di Maestre: “Good morning Istanbul”
Nel 2012 il Master femminile fu una delle edizioni più spettacolari tra maratone, campionesse e record. Trionfò Serena Williams, ma il day-2 fu indimenticabile grazie a 4 giocatrici tra cui Maria Sharapova.
di Redazione
Racconti da Istanbul a cura di Angelica Fratini
Parte in corsivo a cura della Redazione
Comincia oggi una mini-rubrica, “Storie di Maestre”, che racconta gli episodi più belli avvenuti nelle WTA Finals degli ultimi anni dentro come fuori dal campo, approfittando quando è possibile dei racconti degli inviati di Oktennis. Cominciamo dal 2012, una delle edizioni più belle vissute da Angelica Fratini che riportava minuziosamente i dettagli nei suoi diari quotidiani. Siamo andati a ripescare quello che avvenne nel day-2 del torneo, conclusosi alle 2:12 del mattino del giorno dopo e che le fece scrivere: “Una giornata lunghissima e divertente come poche, che comincia alle 17 con tutti freschi e riposati e si conclude dopo oltre 9 ore di tennis assoluto”.
La mattina della seconda giornata del WTA Championships 2012 inizia con il botto, con Petra Kvitova che si ritira dal torneo per un’influenza virale, e finisce con la vittoria alle 2:12 del mattino (successivo) di Maria Sharapova. La russa, al termine, urla agli oltre 1500 spettatori rimasti fino alla fine: “Good morning Istanbul!”.
Una giornata lunghissima e divertente come poche, che comincia alle 17 con tutti freschi e riposati e si conclude dopo oltre 9 ore di tennis assoluto. Io contenta di aver visto grandi match ed emozioni a profusione, altri giornalisti disperati accasciati sui loro computer portatile a chiedersi “ma perché io, perché!”. Abbiamo anche i nomi delle due prime semifinaliste: Serena Williams e Maria Sharapova.
Proprio la statunitense, assieme a Na Li, ha aperto il programma. Una vittoria in 2 set e la pratica qualificazione ormai archiviata. Poi è toccato alla prima maratona: Angelique Kerber contro Victoria Azarenka…
Angelique Kerber e Victoria Azarenka hanno un gioco in cui entrambe vogliono sfondare i muri. Kerber di muri da buttare giù se ne intende, da brava tedesca, anche se quando è nata il Muro di Berlino era caduto solo da 2 mesi (alè, botta di cultura).
Sul 6-7 4-5 0-30 Vika Azarenka cerca di spaccare la racchetta, ci prova due volte con tutta la rabbia in corpo, ma la racchetta non vuole saperne di rompersi. Il pubblico non approva e fischia: questo è un linguaggio che si capisce in tutto il mondo, senza bisogno di sottotitoli.
La famiglia Bartoli è sempre presente a bordo campo: padre, figlia, madre. Dottor Bartoli che commenta i vari punti con la figlia, la mamma guarda e ascolta. Io però non posso fare a meno di pensare che vedere una tennista a cui piace guardare un match di tennis sia bello.
Azarenka-Kerber si danno battaglia per tre ore ed il risultato è:
1) il match più lungo della storia dei Championships per numero di game giocati, 36.
2) quello con il tie-break con più punti giocati (24 punti per un 13 a 11 in favore di Vika).
Eppure, è bastato aspettare la fine dell’ultimo incontro della giornata (anzi nottata) e quel match è scalato già in seconda posizione. Sharapova-Radwanska con il loro 5-7 7-5 7-5 e le 3 ore 12 minuti stabilirono infatti un nuovo primato, in attesa che il Radwanska-Errani 6-7(6) 7-5 6-4 firmasse un nuovo record, con 3 ore e 29 minuti di battaglia.
Alla fine del match tra la tedesca e la bielorussa i 10.226 spettatori della giornata si alzano in piedi e, letteralmente, ricoprono le giocatrici con una cascata infinita di applausi. Angelique esce dal campo salutando il pubblico e con gli occhi lucidi, non per la delusione della sconfitta ma per le emozioni che gli spettatori le hanno dato: “È stato incredibile giocare lì: lo stadio era pieno e l’atmosfera incredibile. È la mia prima volta a Istanbul ed è veramente un grande torneo”. E cosa fa una brava CEO dopo un match come questo? Va a fare i complimenti alle due giocatrici: Stacey Allester, infatti, abbraccerà la tedesca subito dopo la conferenza stampa. Bel gesto.
Allaster poi consegna il premio ACES a “Vika” Azarenka, premio che spetta alla giocatrice che più è stata disponibile a tutte le attività con i fan e con gli sponsor della WTA. Le parole del capo: “Vika, quest’anno sei stata la numero uno in campo e fuori dal campo”. Il commento della bielorussa: “Wow, questo premio è veramente inaspettato. Se penso che solo due anni fa ho preso una multa per aver salta una conferenza stampa!”.
Pensiero ‘buono’ del giorno (anzi del mattino dopo… visto l’ora): perché è un gran torneo? Secondo me uno dei motivi principali sono i fan. E ce ne sono tantissimi, molto giovani, sostengono a gran voce o con cartelli le loro giocatrici preferite, fanno calore e colore e il tutto rende l’atmosfera speciale. Oggi fra i tanti ragazzini la menzione d’onore la meritano le due sorelline che sono venute allo stadio con due magliette speciali per mostrare il loro “amore”: una per Vika Azarenka, l’altra per Maria Sharapova. E le due campionesse le accontentano vincendo le loro partite. Una di quelle giornate che le due ragazzine non dimenticheranno. E nemmeno io…
Il match tra Sharapova e Radwanska fu, ovviamente, tiratissimo. Chance a ripetizione, capovolgimenti, e una russa che alle 2 del mattino era ancora lì a dover sudare per vincere ogni singolo punto. Questo fu uno dei match simbolo per raccontare la loro rivalità e niente è meglio di questo video, di questo punto, per far capire quanto l’ex numero 1 del mondo stesse diventando matta, quella notte:
Sharapova, in conferenza stampa, alla domanda sulla velocità del campo disse: “Ogni campo è lento se hai le gambe di Radwanska”. Tradotto: se sei come la polacca, puoi arrivare ovunque e allungare ogni scambio il più possibile, la velocità conta poco.
Qui ci sono orari particolari per mangiare in sala stampa. I match potranno anche protrarsi fino alle 2 del mattino, ma la porta della caffetteria chiude inesorabilmente alle 20. L’altra sera c’era chi cercava disperatamente un McDonald’s in giro per Istanbul. Anche Sharapova ha avuto qualche problema a trovare da mangiare dopo il suo (lungo) match. È riuscita a rimediare qualcosa e quando le hanno chiesto cosa fosse ha risposto: “Guarda, in questo momento potrebbe anche che essere carne di canguro!” Oh, la fame è fame anche per le multimiliardarie star di tennis.
Angelique Kerber non è riuscita a qualificarsi per le semifinali, ma ha comunque lasciato il segno, a suo modo.
Credo che chiunque ami giocare a tennis dovrebbe avere simpatia per la Kerber, perché quando la n.5 al mondo, scavalcata a rete da un lob, corre all’indietro e (proprio come hai visto fare tante volte al circolo) invece di provare a colpire la palla da sotto le gambe prende con due mani la racchetta (come fosse una padella) e con le spalle alla rete tira (solo lei sa come) un contro-lob e mette la palla di là, dentro le righe, in quel momento la ami. Sì, perché non si può non amare una professionista che, praticamente, fa capire che può essere pure la n.5 del mondo ma lei un punto non lo regalerà mai neppure per fare un numero da circo che può scatenare gli applausi (se va bene) ma soprattutto le risate (se va male) del pubblico. No, lei cerca sempre, in qualsiasi modo, di mettere la palla nel campo dell’avversaria. Proprio come fa la signora Marina, pensionata, quando gioca al circolo del dopo lavoro ferroviario con la signora Giovanna detta Lalla. Insomma: Angelique Kerber, una di noi.
Dopo questo mix di momenti ed emozioni, il torneo è continuato nel miglior modo possibile. Nell’ultima giornata Radwanska ha negato le semifinali a Errani vincendo una nuova maratona (la seconda del suo torneo). Barbara Rossi, voce di Eurosport, al termine del primo set analizzò così la situazione: “Per battere Errani ora ci vogliono almeno due ore e mezza di tennis continuo”. Era un’analisi perfetta, in quel momento: Sara era solidissima e Radwanska doveva veramente spremere ogni energia possibile per avere una chance perché si trovava a fare i conti con un muro di gomma che le rendeva la vita un inferno. Eppure alla fine quella diventò una sfortunata, per Sara, profezia: due ore e mezza più tardi, spaccate quasi al minuto, l’arbitro pronunciò il fatidico “Game, set, match Radwanska”. Tre ore e ventinove minuti di tennis con tantissimi ricami, molto spettacolo, discese a rete, palle corte, lob, scambi da “pittino”. Sara fu eliminata, ma neppure Agnieszka poteva essere felicissima: dopo tutta quella fatica ricevette, in premio e meno di 24 ore dopo, Serena Williams. 6-2 6-1 in meno di un’ora.
Le semifinali però rappresentavano il meglio che il tabellone avesse da offrire: da un lato, come detto Williams e Radwanska, dall’altro Sharapova e Azarenka. Numero 3 contro numero 4, numero 2 contro numero 1 nell’ordine in cui sono state elencate precedentemente. In finale, il trionfo di Serena in una delle tante sfide vinte contro Maria in una delle rivalità forse più a senso unico che si ricordino.