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Il campione e il carneade: in finale Nadal e Anderson

dal nostro inviato a New York

[1] R. Nadal b. [24] J. del Potro 4-6 6-0 6-3 6-2

del Potro si è frugato in tasca ma non ne ha più trovati. I miracoli agli Us Open 2017 erano finiti. Dopo la resurrezione contro Thiem e il capolavoro contro Federer, l’argentino si è scontrato con la dura realtà del numero 1 del mondo. Non è bastato il Centrale pieno, la solita claque argentina e non è bastato neanche andare avanti di un set e provare a lottare fino all’ultimo. Con questo Nadal ci voleva qualcosa di più, come una riserva di energia molto più piena. Già, perché ‘delpo’ dopo aver giocato magistralmente il primo set, sfondando la difesa di Nadal, si è spento inesorabilmente.

Se Nadal nel 2017 è tornato in vetta alla classifica Atp non è un caso e non è grazie alla carenza di concorrenza, ma perché questo Rafa ricorda da vicino quello dei tempi d’oro. Copre il campo come un grillo, serve bene, colpisce sempre profondo e ha recuperato fiducia e cattiveria nei momenti importanti.

Come anticipato, del Potro faceva suo il primo set grazie ad una risposta baciata da un nastro fortunato e ad un eccellente rendimento al servizio. Riusciva a colpire da fermo e faceva i buchi per terra, senza soffrire troppo sulla diagonale di rovescio.

Era però un fuoco di paglia. Rafa si rimetteva subito in carreggiata ed innalzava il livello di intensità, neutralizzando le bordate di del Potro con una difesa impenetrabile. Il rendimento al servizio di ‘Palito’ calava drasticamente e quando iniziava lo scambio non c’era gara. Juan Martin provava a spingere, ma Rafa iniziava a giocare in maniera più varia riuscendo a far spostare l’argentino che perdeva i riferimenti.

Nadal vinceva così 9 giochi di seguito, quando sullo 0-3 del terzo set, finalmente l’argentino tornava a tenere un game di servizio. Era però solo un sussulto d’orgoglio perché il dominio di Nadal continuava incontrastato per il resto del parziale e per tutto il quarto. del Potro aveva esaurito ogni stilla di energia, mentre Rafa sembrava l’eruzione di un vulcano: 4-6 6-0 6-3 6-2 in due ore e trentuno minuti di gioco.

Esultanza appassionata e rabbiosa per lo spagnolo, che torna in finale a New York per la quarta volta, dopo l’ultima nel 2013. Sarà la 23esima in totale in un Major, con lo Slam numero 16 che sembra solo una questione di tempo.

La favola di del Potro finisce qui. Troppe le fatiche accumulate e semplicemente troppo forte questo Nadal. New York ci restituisce comunque un grande campione, tornato a competere ad altissimi livelli.

[28] K. Anderson b. [12] P. Carreno Busta 4-6 7-5 6-3 6-4

Non accadeva dal Roland Garros 2005 che in una semifinale Slam ci arrivassero due giocatori che non avevano mai raggiunto questo traguardo. Si trattava di Nikolay Dayvdenko e Mariano Puerta: vinse l’argentino che in finale perderà con Nadal, al primo trionfo sulla terra di Parigi.

Kevin Anderson e Pablo Carreno Busta si sono guadagnati questa semifinale con merito e fortuna. Il sudafricano giocando una partita quasi perfetta, sia sotto il profilo tecnico che sotto il profilo mentale con Sam Querrey, mentre lo spagnolo è stato bravo a tenere a bada l’esuberanza di Shapovalov al quarto turno per poi passeggiare con Schwartzman dopo un tabellone incredibilmente favorevole.

Nonostante in classifica Carreno Busta sopravanzi l’avversario di una quindicina di posizioni, Anderson parte favorito, in virtù anche dei precedenti. 2-0 per Kevin, ultima vittoria poche settimane fa a Montreal.

Si presentano entrambi in eccellenti condizioni. Anderson ha subito appena tre break in tutto il torneo, mentre Carreno Busta non ancora perso un set, unico semifinalista riuscito nell’impresa.

Si inizia alle 4 a New York, mentre spira una brezza fresca e il Centrale esibisce parecchi spazi vuoti. Si inizia a bassi ritmi, ma nessuno dei due sembra soffrire la tensione dell’evento. Sul 3-3, la prima svolta con Carreno Busta che toglie il servizio ad Anderson impantanandolo in lunghi scambi. Il sudafricano sbaglia di rovescio e lo spagnolo non perde più il vantaggio accumulato.

Nel secondo parziale Kevin si fa più aggressivo, spingendo di più col diritto e costringendo Carreno Busta ad una tattica ancora più difensiva. Anderson si prende dunque un break di vantaggio nel quarto gioco, ma lo smarrisce quasi subito subendo tre passanti vincenti.

Il set si decide dunque sul 6-5, quando sul 30-30 Carreno Busta commette un doppio fallo regalando il primo set point ad Anderson, che il sudafricano realizza con un rovescio vincente.

E’ ancora un doppio fallo a condannare l’asturiano nel terzo set sul 2-1. Break per Anderson che domina il resto del parziale chiudendolo per 6 giochi a 3.

Ormai la partita ha preso una direzione precisa. Kevin è il padrone del campo, la difesa di Carreno Busta non basta più a neutralizzare il bombardamento di Anderson, che non concede più nulla in battuta. Il break arriva sul 2-2 ed è la pietra tombale sulle speranze di Pablo che comunque continua a lottare fino alla fine.

Anderson serve per il match sul 5-4 e certifica la sua superiorità quando sul 30-30 mette a segno uno splendido smash a rimbalzo. Il rovescio in rete di Carreno Busta fa scatenare la festa nel box del sudafricano, che centra la prima finale Slam in carriera alla veneranda età di 31 anni.

Successo meritato di Kevin, che ha messo referto 22 ace, 58 vincenti e vinto l’83% di punti vinti con la prima di servizio. Non solo la battuta però. Anderson lungo tutto il torneo ha dimostrato una condizione fisica straripante e un’agilità da fondo campo quasi impensabile per un lungagnone come lui. I colpi da fondo sono stati solidi e penetranti, anche più di quelli del suo avversario odierno.

Ha festeggiato quasi incredulo, abbracciando il fratello in tribuna e salendo nel proprio box quasi come se avesse vinto il torneo.

Anderson con questa vittoria stabilisce già alcuni record: è il finalista Slam più alto di sempre (2.03 m), è il giocatore ad arrivare in finale agli Us Open con la classifica più bassa (32, anche se la è testa di serie numero 28 grazie ai vari forfait) ed è il primo sudafricano a fare una finale Slam dopo Kevin Curren, battuto da Boris Becker a Wimbledon nel 1985.

Per Carreno Busta le consolazioni di due settimane straordinarie, l’ingresso in Top 10 a partire da lunedì e la consapevolezza di poter essere competitivo anche sul cemento.

Inutile dire che Nadal partirà come favorito assoluto nella finale di domenica. Anche la conferenza stampa dopo il match di oggi è sembrata una di fine torneo, tanto che non gli è stata posta neanche una domanda su Anderson.

I precedenti tra lo spagnolo e il sudafricano sono 4 a 0 per Rafa che lo ha battuto pure sul cemento indoor di Parigi Bercy nel 2015.

Daniele Rossi

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