dal nostro inviato a New York
[28] K. Anderson b. P. Lorenzi 6-4 6-3 6-7(4) 6-4
Nessun miracolo, nessuna impresa da tramandare ai posteri. L’Italia lascia New York, ma grazie a Paolo Lorenzi lo fa a testa alta. Il senese ha lottato dando tutto, forse anche qualcosa di più, contro un avversario più forte che partiva nettamente favorito alla vigilia. Anderson ha rispettato il pronostico, ma ha dovuto faticare molto più del previsto, a causa della tigna di Lorenzi che non è stato troppo lontano da portare il match al quinto set.
Si è giocato sul Louis Armstrong provvisorio, attorniato da tribune prefabbricate che stonano con quello che dovrebbe essere il secondo campo dello Slam più ricco del lotto. L’atmosfera è stata comunque positiva, con il coinvolgimento del pubblico che è salito esponenzialmente durante il match.
Nei primi due set ci sono stati pochi spunti di cronaca e ancor meno tecnici. Tennis ridotto all’osso, con la stragrande maggioranza decisa entro i quattro colpi: niente di nuovo sotto al sole con un bombardiere come Anderson in campo.
Il sudafricano ha dominato i suoi turni di servizio, lasciando meno che le briciole a Lorenzi, impotente di fronte alla potenza dell’avversario. Kevin si è preso il primo set con un break chirurgico nel nono gioco approfittando di due doppi falli consecutivi di Lorenzi, mentre il secondo si è deciso sul 3-2: Paolo ha spedito un diritto lungo sulla prima e unica palla break del set e tanto è bastato ad Anderson per volare sul 2-0.
Sembrava tutto facile per il sudafricano che però non aveva fatto i conti con la ‘garra’ del giocatore azzurro. Lorenzi saliva di intensità, la metteva sulla lotta e si faceva anche più aggressivo, mentre il rendimento al servizio di Anderson cominciava a calare.
Paolo breakkava per la prima volta sul 3-2, ma Kevin recuperava subito lo svantaggio. Si decideva tutto al tie-break: Lorenzi partiva meglio, mentre Anderson commetteva un paio di errori gravissimi. Sul 6-4 per l’azzurro, il lungagnone di Johannesburg tentava un serve and volley su una seconda di servizio per venire infilato dal passante di diritto di Lorenzi.
Si faceva sera mentre il pubblico cominciava a scaldarsi e a sostenere l’azzurro, guadagnatosi nel frattempo l’affetto e la stima della gente del Louis Armstrong.
Lorenzi riusciva addirittura a portarsi avanti di un break nel quarto set, ma come nel secondo si faceva subito recuperare. Sul 4-3 il toscano annullava altre tre palle break fra il tripudio del pubblico, ma la capitolazione era rimandata solo al turno di battuta successivo. Sul 4-5 Lorenzi commetteva due errori banali, dando lo slancio ad Anderson che si si guadagnava tre match point con un attacco a rete vincente. Paolo serviva una seconda, Anderson rispondeva profondo e l’italiano affondava il rovescio in rete.
Ci può essere un piccolo rammarico per quel break di vantaggio perso subito nel quarto set, ma non si può rimproverare niente al giocatore toscano che è stato il primo a strappare il servizio ad Anderson nel torneo. La battuta del sudafricano ha comunque fatto la differenza: 18 ace, 84% di punti vinti con la prima di servizio e in generale una netta superiorità negli scambi sotto i 4 colpi.
I primi ottavi di finale in carriera in uno Slam a 35 anni fanno comunque uno Us Open da incorniciare per Lorenzi.
Visto il tabellone, per Anderson si trattava di un’occasione imperdibile e non se l’è fatta sfuggire. Sarà il suo secondo quarto di finale in uno Slam, dopo quello raggiunto sempre a New York nel 2015 e affronterà Sam Querrey.
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