dalla nostra inviata
È un pomeriggio tranquillo quello di Sabato Primo Luglio, qui a Wimbledon. Rilassato, ancora le ultime cose da mettere a posto. Fai fatica anche a trovare un posto per bere il Pimm’s, per mangiare, c’è il silenzio e si sente l’acqua scorrere attorno ai campi: anche quando non c’è la frenesia del torneo più prestigioso del mondo, questo posto risplende. Anzi, forse risplende di più perché conserva quella magia che penseresti abbia soprattutto per gli appassionati che affollano South West 19 e invece no: i colori, la storia che respiri rimangono intatti, eterni.
In questa pace, i giocatori ci sono tutti o quasi: manca certo ancora Djokovic trionfatore a Eastbourne ma Murray si allena malgrado l’evidente problema all’anca, Nadal continua l’adattamento all’erba e Federer gioca un set in allenamento con Ferrer, in un campo dove le telecamere non possono andare troppo vicine.
Rafa e Roger, da sempre indivisibili, nel 2017 a Wimbledon, esattamente come dieci o undici anni fa in tanti si augurano che ad “allietare” la finale maschile siano loro. A Parigi non hanno potuto replicare lo show vintage di Melbourne ma se dovessero arrivare in fondo una finale tra loro probabilmente sarebbe quanto di più probabile possa esserci. Tutti contenti: AELTC, fan, TV, siti web; con loro ci guadagna come sempre tutto il movimento.
Rafa però mette un po’ le mani avanti, come sempre: “Io amo questo torneo e mi piace giocarlo però nessuno Slam come questo è pericoloso durante i primi turni, puoi andare fuori molto facilmente e molto velocemente”. Precisamente al primo, secondo o terzo turno come capita a Nadal praticamente dal 2012. Lo scorso anno non c’era, si dovette ritirare addirittura a Parigi per il polso; quest’anno non è voluto mancare, nonostante ammetta: “Sono stati tre mesi duri, quindi mi è spiaciuto saltare il Queen’s ma abbiamo deciso che era meglio far riposare il corpo. Però adesso sono felice di rigiocare”.
Incerto ma voglioso, voglioso quanto il suo rivale di sempre: già completamente di bianco vestito Roger Federer e il suo nuovo capello corto si presentano sorridenti e concentrati, in vena di sorrisi ma non di troppi giochi: “Non mi sentivo pronto a tornare per Madrid e Roma, volevo giocare a Parigi ma poi parlando con il mio team abbiamo detto che le probabilità che magari andassi a rischiare la forma per Wimbledon erano alte e abbiamo deciso di non farlo. Non amo aspettare il gioco dell’avversario, mi piace giocare aggressivo e per farlo devo essere fresco e per fortuna è così che mi sento adesso”.
“Thiem, Nishikori, Raonic, Dimitrov sono giocatori che si sono comunque affermati anche se capisco vogliate dire non abbiano vinto come noi, che Wimbledon ha praticamente gli stessi vincitori da anni e sì, anche oggi non vedo tra loro favoriti per questo torneo, ma queste cose si sa, possono cambiare in fretta”.
“Murray? Dipende da quanto sta bene, se sta bene è uno di quelli che fatica meno qui la prima settimana e io credo che insieme a Rafa e a Novak che ha appena vinto Eastbourne siano i giocatori più difficili da battere”.
A Federer però non spiacerebbe battere Nadal anche qui quest’anno, dopo i “miracoli” australiani e americani. Rafa, dal canto suo, non chiede altro che una rivincita proprio nel giardino preferito da Roger.
“It’s a long way to go”, dicono da queste parti. Ma loro sono pronti a camminarci.
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