Wimbledon: Bolelli supera Lu, bene Seppi e Fognini, fuori Fabbiano e Cecchinato

Già eliminato dal torneo di Wimbledon gli azzurri Thomas Fabbiano e Marco Cecchinato, battuti in tre set rispettivamente da Sam Querrey e Kei Nishikori.

[Q] S. Bolelli b. Y. Lu 6-3 1-6 6-3 6-4 (Piero Vassallo)

Simone Bolelli è il primo azzurro a qualificarsi per il secondo turno di Wimbledon 2017 nel tabellone di singolare maschile. Il bolognese ha battuto 6-3 1-6 6-3 6-4 il taiwanese Yen-Hsun Lu in poco più di due ore di gioco e si regala un secondo turno di prestigio contro il numero 12 del seeding Jo-Wilfried Tsonga. Una bella vittoria, la prima contro il giocatore asiatico già quartofinalista ai Championships nel 2010, che aiuta ulteriormente Simone nel suo percorso che si spera lo conduca nuovamente nelle zone di classifica che gli competono. I segnali sono positivi: già a Parigi il tennista azzurro aveva superato le qualificazioni e vinto il match di primo turno contro Nicolas Mahut, si ripete a Londra mostrando di poter risalire una classifica che ad oggi lo vede fuori dai primi 300. Bolelli ha nel terzo turno – raggiunto in tre occasioni, 2008, 2011 e 2014 – il suo miglior risultato a Wimbledon, per ripetersi dovrebbe però compiere un vero e proprio miracolo contro un giocatore di alto livello come Tsonga, che non ha mai battuto in carriera.

[9] K. Nishikori b. M. Cecchinato 6-2 6-2 6-0 (Gianluca Atlante)

Poco più di un allenamento. Una sorta di allegra passeggiata sul vellutato campo numero 12, fresco di giornata e di rullo mattutino. Marco Cecchinato, alla sua quarta partecipazione ad uno Slam, la prima a Wimbledon, ha visto le palline dentro il tubo, poi non le ha viste più. Contro il giapponese Kei Nishikori, che a Wimbledon è alla sua nona partecipazione e che lo scorso anno, così come nel 2014, ha raggiunto gli ottavi di finale, la partita di Cecchinato è durata la miseria di un’ora e undici minuti: 6/2 6/2 6/0 il punteggio finale di una vera e propria mattanza nipponica. Poco più di una semplice apparizione. Il tempo di prendere, comunque, un dignitoso prize money e volare negli spogliatoi a capire i perchè di una sconfitta, preventivabile alla vigilia, ma forse non in queste dimensioni, anche se di fronte il tennista palermitano aveva il numero 9 del tabellone. Nemmeno la pioggia, che sarebbe arrivata poco dopo, avrebbe salvato l’azzurro, apparso completamente in balia del suo avversario, capace davvero di fare davvero il bello e cattivo tempo contro un Cecchinato che, duole dirlo, ha vestito i panni di un semplice sparring partner. L’erba, sicuramente, è un’altra cosa e Nishikori di un altro pianeta. Il risveglio, oseremo terribile. Perchè quattro giochi in tre set, sono il nulla che, negli spogliatoi, prim’ancora di entrare, Cecchinato aveva allontanato dai propri pensieri.

[24] S. Querrey b. T. Fabbiano 7-6(5) 7-5 6-2 (Gianluca Atlante)

Due ore di gioco sul campo numero 11 e tanta, tantissima amarezza, per aver sciupato occasioni importanti, nel primo e secondo set, contro un giocatore che in questa stagione si è permesso il lusso di battere Nadal nella finale di Acapulco e lo scorso anno, proprio sui verdi prati della Regina, l’ex numero uno del mondo e fresco vincitore del Roland Garros, Novak Djokovic. Thomas Fabbiano ha perso in tre set (7/6 7/5 6/2) contro lo statunitense Sam Querrey, numero 24 del tabellone, ma nel primo set ha servito, sul 5/4, per portarlo a casa e nel secondo è andato avanti di un break all’inizio. Peccato, anche al di là del fatto che, in origine, la partita è stata catalogata come impossibile per il tennista di Grottaglie. Sull’erba fresca di Wimbledon, quando ancora la “steppa” non ha preso il sopravvento, nulla è impossibile e Fabbiano se l’è giocata, almeno nei primi due set, trovando modo e tempo per mettere in difficoltà il giunonico tennista “stelle e strisce”. Era la prima apparizione per l’attuale numero 91 del mondo ai Champèionships e ci auguriamo che non sia nemmeno l’ultima. Come ci auguriamo che prima o poi, magari alla sesta apparizione in uno Slam (oggi è stata la quinta dopo i primi turni quest’anno in Australia, nel 2016 al Roland Garros e a Flushing Meadows e sempre a New York nel 2013), trovi modo e tempo per battezzare anche la prima vittoria in un major. Oggi, per due set, questa sensazione l’abbiamo avuta, perchè il buon Thomas se l’è giocata alla pari, mettendo pressione ad un tennista che, lo scorso anno, oltre a battere Djokovic, si issò sino ai quarti di finale e che, comunque, con questa partecipazione dalle parti di Church Road ha collezionato 41 presenze negli Slam, 10 a Wimbledon: non certo uno sprovveduto.

[28] F. Fognini b. D. Tursunov 6-1 6-3 6-3

Dmitry Tursunov non doveva e non poteva impensierirlo più di tanto e, alla fine, è andato tutto secondo le previsioni. Con Fognini, però, non si può mai sapere, anche se lo stare in famiglia, dopo il Roland Garros, accanto a Flavia e al suo primogenito, gli ha fatto bene. Lo ha detto il campo numero 17, che questo pomeriggio, intorno alle 18 e 15, ha promosso a pieni voti al secondo turno di Wimbledon, il numero uno azzurro, numero 29 del mondo e 28 del seeding di questa edizione dei Championships. In questo primo match della sua nona partecipazione dalle parti di Church Road, il talento di Arma di Taggia ha fatto tutto bene, mettendo subito l’incontro su binari a lui favorevoli. Il 6/1 6/3 6/3 confezionato, oseremo dire a regola d’arte, in un’ora e trentatre minuti, è stato “macchiato”, se vogliamo, soltanto nei due games, dal 5-1 al 5-3 del terzo set, nei quali il buon Fognini ha tirato un po’ i remi in barca, convinto di aver già mandato sotto la doccia il suo avversario. Poco male, perchè nel nono gioco, con Tursunov al servizio, l’azzurro è tornato a giocare quel tennis profondo e intelligente che lo aveva accompagnato per tutto l’arco dell’incontro, chiudendo la pratica con una splendida accelerazione di diritto che ha fatto sobbalzare dalle storiche sedioline del campo 17 i tanti italiani presenti al match, pronti con un “ground” accessibile a gustarsi il loro beniamino. C’è da dire che Fognini, a Wimbledon, non ha mai avuto grande fortuna. Soltanto due volte, nel 2010 e nel 2014, ha raggiunto il terzo turno, per il resto soli primi (in due occasioni) e, soprattutto, secondi turni (quattro volte). Provando a guardare più in là del nostro naso, il giocatore azzurro potrebbe ritrovarsi a giocare un terzo turno interessante contro il numero uno del mondo, del tabellone e campione uscente, Andy Murray, che a Wimbledon, com’è giusto che sia, è spinto da una nazione intera, ma che in questi primi sei mesi, sembra aver dimenticato da qualche parte il “fratellino” più combattivo che vinceva ovunque. Questa, però, è un’altra storia. Quella odierna ci ha regalato un Fognini tranquillo, rilassato, convinto dei propri mezzi e a proprio agio in un match, quello contro Tursunov, che non ha avuto storia.

A. Seppi b. N. Gombos 6-2 3-6 6-2 6-1

Qualche problema per Andreas Seppi, che in questo torneo ha sempre fatto bene, raggiungendo risultati di tutto rispetto. L’azzurro ha comunque  superato in quattro set lo slovacco Norbert Gombos, n.93 e alla prima partecipazione in un tabellone principale di uno slam. Non doveva rappresentare quindi un ostacolo così pericoloso, ma qualche difficoltà il bolzanese l’ha avuta.  Dopo un primo set scivolato via facile, Seppi ha perso il secondo, imponendosi comunque agevolmente nel terzo e nel quarto.

 

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