Il 24 maggio 1899 – dunque 118 anni fa – nasceva a Parigi Suzanne Rachel Flore Lenglen. Per tutti Suzanne, la Divina.
Fu la prima Star mondiale nella storia del tennis femminile. Per il suo modo di giocare, per il suo stile a passo di danza (ispirato alla più talentuosa ballerina dell’epoca e forse di sempre, Anna Pavlova), per i suoi abiti audaci del tempo e – naturalmente – per i risultati. Infatti, come vedremo, era semplicemente imbattibile.
Prese per la prima volta in mano una racchetta all’età di 11 anni. Il padre – versione soft di papà-Agassi – la faceva allenare con dei fazzoletti bianchi: lui li distribuiva per il campo, lei doveva colpirli da ogni posizione e con qualsiasi colpo.
Quattro anni dopo, a 15 anni non ancora compiuti, giocò la finale dei Campionati Francesi del 1914 e perse in tre duri set dalla campionessa uscente, Marguerite Broquedis. Nello stesso anno vinse i Campionati Internazionali su Terra Battuta, compiendo 15 anni durante il torneo.
Dopo la pausa forzata dovuta allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, riprese l’attività nel 1919 a Wimbledon. Era il suo primo torneo in assoluto sull’erba e sconfisse dopo aver annullato due matchpoint la sette volte vincitrice, Dorothea Douglass Chambers col punteggio di 10-8, 4-6, 9-7.
Sarebbe stato l’inizio d’un dominio irripetibile nella storia del tennis femminile. Dal 1921 al 1926 vinse 181 match consecutivi (341-7 il suo record finale). Alla fine della carriera vinse 6 volte a Parigi e 6 volte a Wimbledon. L’unica volta che provò a giocare negli Stati Uniti, nel 1921, fu costretta al ritiro da un attacco di pertosse e venne duramente criticata dalla stampa locale.
Vinse naturalmente anche la medaglia d’oro olimpica ai Giochi di Anversa del 1920. Gli unici tornei che gli sfuggirono in quegli anni furono Parigi e Wimbledon 1924, sconfitta non dalle avversarie ma dall’asma. Nel 1922 sconfisse Molla Mallory nella finale di Wimbledon 6-2, 6-0 in 23 minuti, record assoluto ancora oggi. Nel 1925 vinse ancora a Wimbledon cedendo 5 game in tutto il torneo. Manco a dirlo, record!
Assolutamente incredibile il finale della sua carriera, segnato dalla disavventura occorsale nell’edizione di Wimbledon del 1926, dove cadde in disgrazia per uno “sgarbo” alla Regina.
La sovrana aveva annunciato la sua presenza a Wimbledon. Gli organizzatori in suo onore spostarono l’orario del match clou, ovviamente quello della Divina. La quale, informata tardi della variazione, si presentò sul Centre Court quando la Regina attendeva già da un’ora abbondante. Fu l’inizio della fine. Ebbe una crisi di pianto e dovette ritirarsi dal torneo. Evitò la squalifica in doppio (che anzi vinse) solo grazie allo speciale status di defending champion, ma nel frattempo qualcosa era cambiato. Ai suoi incontri il Royal Box era ormai vuoto. Il pubblico che una volta la adorava le era diventato ormai ostile. Firmò allora un contratto con i professionisti, ma durò poco. Vinceva sempre lei, uno spettacolo troppo scontato. Il pubblico non si divertiva. Abbandonò il tennis giocato dopo un anno soltanto. Si ammalò di leucemia e morì a soli 39 anni il 4 luglio 1938. Il giorno della finale di Wimbledon.
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