Lo scorso anno Tonino Zugarelli ha fatto uscire un’autobiografia: “Il riscatto di un ultimo”. Così veniva considerato e forse lo era. Come origini, ma di certo non come giocatore. Certo, ha avuto la sfortuna di trovarsi in qualche modo la strada sbarrata da campioni come Panatta e Barazzutti (in singolare) e Bertolucci (in doppio). Ma, statene certi, in campo ultimo non s’è mai sentito. Anzi. In un’intervista concessa a Federico Ferrero si è tolto un sassolino dalla scarpa: “Tutti dicono che sono stato 27 al mondo ma c’è un vecchio Tennis Weekly, la pubblicazione che l’Atp stampava tutte le settimane, in cui la classifica diceva 19. Bisognerebbe andare a spulciare gli archivi dell’anno 1977: a me non cambia nulla, però dire che sono stato 30 al mondo mi dà un po’ fastidio perché non è così”.
Ed è proprio ad un giorno di quel 1977 che vogliamo tornare appunto, esattamente al 22 maggio di venti anni fa, quando il nostro Tonino – l’ultimo che ultimo non era – sfiorò la sua impresa più grande.
Si gioca il torneo di casa, a Roma, e dopo aver superato avversari ostici come Franulovic, Pecci e Dent, in finale gli si presenta l’ostacolo più grande: Vitas Gerulaitis.
L’americano numero 8 del mondo nei quarti aveva eliminato l’idolo di casa – e detentore del titolo – Adriano Panatta, col punteggio di 1-6, 7-6, 6-3. In semifinale aveva avuto la meglio in 4 set su Brian Gottfried e in finale avrebbe dunque dovuto vedersela con il romano meno famoso, l’outsider Tonino Zugarelli.
L’inizio per il nostro è un incubo. Il servizio non funziona e l’americano gli prende sempre il tempo: 6-2 senza storia. Ma Tonino non si scoraggia, resta nel match e decide di giocare punto su punto. Arriva al tie-break del secondo set, ma lo perde trovandosi sotto di due set. Gerulaitis inizia forse a sentire la fatica dei dueri match con Panatta e Gottfried, mentre Zugarelli gioca sempre meglio. Vince agevolmente il terzo set (6-3) e si gioca alla pari un drammatico quarto set. Avrà sulla racchetta un preziosissimo setpoint, ma la volée che avrebbe potuto portarlo al quinto è purtroppo morta sul nastro: “Che sfortuna. Se avessi vinto quel punto il torneo era mio, perché Gerulaitis era morto: nel quinto set, sarebbe crollato”.
Un vero peccato, molto probabilmente sarebbe cambiata anche la sua carriera. Oltre al titolo del suo libro.
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