Quando arrivò in America da Nick Bollettieri, si faceva chiamare ‘Project 45’. Un nome misterioso e affascinante che era una dichiarazione di intenti. L’obiettivo di Kei Nishikori era quello di raggiungere almeno il 45esimo posto in classifica, ritoccando di una sola cifra il record di Shuzo Matsuoka, che nel 1992 arrivò fino al numero 46.
Ai tempi dell’Accademia non potevano ancora saperlo, ma Nishikori non solo avrebbe battuto il record del connazionale, ma lo avrebbe distrutto, fino ad arrampicarsi al quarto posto nel ranking, grazie anche alla storica finale degli Us Open 2015. Nel 2008 Kei però era ancora lontano da essere una star planetaria ed era ancora lontano anche da Matsuoka. A 18 anni e da numero 244 del mondo, Nishikori tentò la strada della qualificazioni per il torneo di Delray Beach. Liquidati in due set Todero, Witten e Bogomolov jr nel torneo cadetto, Kei approfittò del ritiro di Florian Mayer al primo turno e fu bravo a battere da sfavorito Delic e Reynolds.
In semifinale l’ostacolo rappresentato da Sam Querrey sembrava insormontabile, ma a forza di passanti e risposte anticipate riuscì a superare il lungagnone statunitense, annullando anche tre match point nel tie-break decisivo del terzo set. La favola si completò in finale. Contro James Blake, allora numero 12 del mondo e testa di serie numero 1, Nishikori fu in grado di rimontare un set di svantaggio e vincere per 3-6 6-1 6-4. Un’impresa straordinaria e un risultato storico: Matsuoka era già raggiunto. Fu infatti lui a vergare l’unico torneo con il simbolo del Sol Levante, a Seoul nel 1992. Nishikori dovrà aspettare quattro anni per vincere di nuovo un torneo (Tokyo 2012) ma il ‘Progetto 45’ era già in soffitta, Kei sarebbe arrivato molto più in alto.
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