Zverev, anche i predestinati non hanno scorciatoie

Alexander Zverev, nemmeno ventenne, contro Nadal ha dimostrato di esserci, ma non ancora del tutto. Lo spagnolo ha invece dato una prova di grande intelligenza.

La partita tra Alexander Zverev e Rafa Nadal è stata un po’ come il primo scontro tra Luke Skywalker e Darth Fener, quello ne “L’impero colpisce ancora”. Il predestinato. Il “Chosen one” tedesco, 19 anni,  non è ancora pronto per combattere in uno Slam contro uno dei mostri sacri del tennis mondiale, anche se in declino, o quantomeno non certo l’ira di Dio di qualche stagione fa.

Per essere forte, è fortissimo, il fratellino minore di Misha, chi lo mette in dubbio, ma non ancora a sufficienza per questi livelli. Non sentirà nessuno dire “io sono tuo padre”, ma da Nadal, a modo suo, ha ricevuto una piccola lezioncina. Zverev deve fare ancora tanta strada, tanto addestramento, qualsiasi sia il suo Yoda. Perché nemmeno per i predestinati la strada è in discesa, e non esistono scorciatoie per arrivare prima. Il “Ritorno dello Jedi”, insomma, non è proprio immediato.

C’è quasi, Zverev, ma non c’è ancora. Lo si vede ad occhio nudo, e non bisogna essere per forza grandissimi esperti del gioco, per capire cosa manca. Ha un rovescio bimane che è una sentenza, tira fucilate paurose, ha un servizio già solido e robusto, ma ci sono tanti difetti, alcuni piccoli (non convincono gli spostamenti, ad esempio), alcuni macroscopici, come la totale mancanza di un gioco a rete: alcune voleè sono state francamente imbarazzanti, e lì dovrebbe veramente prendere lezioni dal fratellone. In più è monotematico: ha grandissima potenza, spinge, ma non sa ancora variare più di tanto.

Ed infatti è bastato un set o giù di lì a Nadal per capire la chiave di lettura della partita. È ancora insicuro, lo spagnolo, anche se è in miglioramento rispetto a qualche mese fa: si vede che nel 2017 è partito con un altro ritmo, un’altra voglia, ed è sempre stato un giocatore intelligente. E anche oggi lo ha dimostrato. Visto che non poteva attaccare, si è messo a contenere la furia (altalenante) di Zverev, rischiando il meno possibile e attendendo il cedimento dell’altro. Che è puntualmente avvenuto, sia fisicamente che mentalmente, con l’ultimo set giocato come se quello ventenne fosse Nadal e non il tedeschino.

A proposito di strade, quella di Nadal, in questo Australian Open, adesso si fa ancora più dura: agli ottavi avrà Monfils, poi il vincitore tra Raonic e Bautista Agut. Può farcela? Difficile, ma non impossibile.

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