Perché vincerà Nadal,
perché vincerà Federer

Dodici anni in una sola partita: ecco chi vincerà gli Australian Open 2017 e perché.

Perché Federer

Perché è il favorito
Mentre Rafael Nadal lottava contro Grigor Dimitrov alla quinta ora della semifinale lui era, con molta probabilità, a cena fuori con la famiglia. Avranno passato una giornata al mare, magari visitando l’isola di Fraser, ignorando totalmente la racchetta e la Melbourne del tennis, così da fare il pieno di energie mentali. Tanto, per allenarsi, c’è il giorno dopo, l’unico di riposo per Nadal. È vero, anche Roger ha giocato cinque set, ma il giorno in più di riposo è una manna dal cielo. E se è vero che Nadal ha già dimostrato di recuperare in fretta da cinque ore di gioco – Verdasco, Australian Open 2009, è vero pure che Rafa ha passato i 30 anni e il brutto dell’avanzare dell’età è che i tempi di recupero si allungano. E poi: Federer non ha mai battuto Nadal in una finale Slam che non fosse Wimbledon. Ne ha perse ben sei contro lo spagnolo, una in Australia, quella del 2009, e allora forse se non sarà Roger sarà la cabala a porre rimedio.

Perché questa storia bellissima ha bisogno del lieto fine
Anche Nadal è reduce da un infortunio, è vero. Anche lui non vince uno Slam da anni, e anche per lui ci si è chiesti se mai ce l’avrebbe fatta di nuovo. Ma Nadal non è Federer e mai lo sarà. Nadal non sarà mai quello che porterà gente non appassionata di tennis a sintonizzarsi sul tennis, quello è Federer. Nadal non sarà mai quello che verrà chiamato a palleggiare nella Rod Laver Arena con Rod Laver, quello è Federer. Nadal non potrà mai essere un valido argomento di sostegno alla strampalata tesi del GOAT, il Greatest Of All Time, Federer sì. Questo Nadal potrà vincere il suo ultimo Slam al Roland Garros, Federer no. E allora questo Australian Open deve essere di Roger Federer, perchè vincendo questo torneo tutti i suoi tifosi potrebbero accettare il ritiro quando sarà; un giorno lontano certo, ma da vivere senza quella sensazione di incompiutezza che questa vittoria cancellerà.

Perché Federer è il più forte
Diciassette titoli dello Slam, e pazienza per il doppio Grande Slam di Rod Laver quando a tennis giocavano in dodici e pure con i pantaloni lunghi. Roger ha vinto tutto quando gli avversari erano Roddick e Hewitt; ha vinto meno, ma ha comunque vinto tanto, quando sono arrivati Nadal prima, Murray e Djokovic poi. La quasi totalità dei record di questo sport fa riferimento a lui: impossibile ricordarli, ma tanto sono tutti di Federer. Quando il tennis arriva sulle prime pagine dei giornali generalisti, è per merito di Federer. Quando uno stadio si riempie di migliaia di persone ma in campo non c’è nessuno, è perché di lì a breve ci sarà Federer ad allenarsi. E pazienza se negli altri campi stanno giocando match veri, pure con altri campioni in campo. Nessuno di questi è Federer. Nessun giocatore come Federer è una Chiesa per i propri fan, adepti di una religione rigorosamente monoteistica, culto che vede Nadal come l’iconoclastia manifesta. E quando hai la stragrande maggioranza dei tifosi del tennis dalla tua parte, con il resto dei tifosi che ti odia, non può esserci altra spiegazione: sei tu il più forte.

Non servono didascalie.

Non servono didascalie.

Perché la dodicesima vittoria sarà la più importante
Roger ha battuto Rafa 11 volte. Nadal ha battuto Federer 23 volte. Più del doppio, ed è difficile non tener conto degli scontri diretti se si vuole tentare di stabilire chi, fra questi due fenomeni del tennis, è il più forte. Questo confronto numerico pesa, e pesa moltissimo. Questo distacco può essere azzerato in un’unica maniera: vincendo gli Australian Open. L’ultima volta sarà quella che ci ricorderemo. L’ultima volta che Federer ha battuto Nadal sarà quella che ci permetterà di fregarcene del 23 a 12, perché loro due in finale Slam non si ritroveranno mai più. Questa partita è il finale di stagione del Fedal: chi vince questo vince tutto.

Perché questa è l’ultima ultima volta
Non ce ne saranno altre, perché Djokovic e Murray non steccheranno contemporaneamente in un altro Slam. Perché Dimitrov ora finalmente crede in se stesso, e a Raonic prima o poi toccheranno pure due settimane senza infortuni. E poi Sascha Zverev prima o poi vincerà Slam, perché lui è tedesco e i tedeschi arrivano. Non ci saranno altre occasioni per Roger Federer di vincere il diciottesimo Slam. Giornate in cui la luce del tennis lo ha illuminato, come Wimbledon 2014, Wimbledon 2015 o gli US Open del 2015, non torneranno. C’è Melbourne 2017, questa è la grande occasione. Questa è l’ultima ultima volta, la partita in cui bisogna dare tutto perché vincendo questo ci si potrebbe ritirare anche il giorno dopo, come Flavia Pennetta. L’addio nel giorno più trionfale della propria carriera, ad inizio stagione, perché tanto tutto quello che verrà dopo non potrà mai eguagliare questa vittoria. Vincendo questa partita si raggiungerà lo zenit, e da lì Federer guarderà tutti dall’alto con la certezza che nessuno in questo sport potrà mai paragonarsi a lui. Non ci sarà Federer dopo Federer: manca una sola partita per diventare immortale.

Perché Nadal

Perché ha sentito l’odore del sangue
Quando è stato il momento in cui Nadal ha capito che poteva vincere il torneo? Quando sono usciti Djokovic e Murray nell’arco di un paio di giorni? Quando ha vinto la prima partita al quinto set in uno Slam dopo due anni? Quando ha superato Milos Raonic, la più alta testa di serie rimasta in tabellone in tre set? È difficile dirlo, e forse nemmeno Nadal saprebbe rispondere. Ma negli occhi di Rafa, punto dopo punto, partita dopo partita, giorno dopo giorno, ha fatto capolino una luce che non gli avevamo più visto. Una convinzione di chi sa di avere una chance insperata, ma non per questo immeritata. Una fiammella che pian piano è diventata un debole falò che ha preso sempre più vigore. Ora c’è un rogo dentro gli occhi di Nadal, e niente è più pericoloso di quel fuoco. Nadal ha sentito l’odore del sangue, anche il suo, certo, ma che importa?

Perché Federer è troppo buono
I numeri, dicono, sono solo un modo di interpretare i fatti, e nemmeno troppo affidabile. Ma affidarci a quelli, per spiegare la rivalità più bella e squilibrata della storia del tennis, non è un peccato. Nadal ha vinto 23 volte su 34, 9 su 11 negli Slam, 6 su 8 nelle finali Slam, 3 su 3 agli Australian Open. Nadal è avanti anche negli scontri sul cemento, sebbene il vantaggio sia ridotto (9-7) e tre di quelle vittorie siano arrivate nel 2013. Ma numeri a parte, quello che più conta è che Federer, quando affronta Nadal, cambia radicalmente. «Sono il suo fan numero 1», ha detto dopo aver battuto Stan Wawrinka. Nadal è parte integrante dei successi di Federer e anzi, non ci fosse stato lui, lo svizzero sarebbe stato un campione molto meno affascinante. Nadal ha portato la competizione ad un altro livello e Federer glielo ha sempre riconosciuto. Contro Raonic e Dimitrov, dopo due anni in cui si faceva battere da tennisti mediocri, Nadal è tornato all’improvviso, senza avvisare. E Federer, che è di sicuro il più generoso tra i due, avrà l’eleganza di non rovinargli la festa.

Perché è giusto che superi Sampras
Nadal ha vinto 14 Slam, proprio come Pete Sampras, ma da quando ha vinto il quattordicesimo titolo tra i tornei che contano di più non si è nemmeno più avvicinato alla possibilità di giocarsela per un quindicesimo. Un quarto di finale agli Australian Open, un altro a Parigi e poi il nulla. Sembrava finita, e invece domani lo spagnolo potrebbe spegnere le quindici candeline che gli permetterebbero di scrollarsi di dosso Pete Sampras. Forse a Rafa non serve superare lo statunitense per decretarlo migliore (del resto Nadal ha vinto tutti gli Slam e se vincesse in Australia lo avrebbe fatto almeno due volte per Slam), ma quanto bello sarebbe avere quei due là al primo e al secondo posto di Slam vinti senza parimerito?

Come passa il tempo.

Come passa il tempo.

Perché ha vinto la partita più bella del torneo
Ricorderemo a lungo gli Australian Open 2017. I cinque set tra Wawrinka e Klizan, la maratona di Karlovic, la sorprendente corsa di Mischa Zverev, la roboante vittoria di Federer contro Berdych seguita dalla vittoria in cinque set su Nishikori, Istomin che batte Djokovic, la straordinaria vittoria di Seppi su Kyrgios. E poi le semifinali: dieci set di puro pathos, Federer che aveva in mano la partita, poi l’aveva perso e alla fine l’ha rivinta. Ma nulla ha fatto venire i nodi in gola quanto la partita di Nadal contro Dimitrov, un concentrato di tennis che da molto tempo non vedevamo. Non è stata una partita con un alto tasso di qualità, almeno non nei primi set, ma Dimitrov, tradizionalmente un perdente, è stato due volte sotto di un set e per due volte è riuscito a reagire, sorprendendo anche Nadal, uno che di solito non si concede cali di attenzione. Il quinto set tra Dimitrov e Nadal è stato bellissimo, ricco di errori, certo, ma anche di incredibili accelerazioni lungolinea, recuperi disumani, volée salvifiche, risposta maledette e servizi salvifici. È successo di tutto, per merito di Dimitrov e del suo indubbio talento e per merito di Nadal, e della sua inimitabile grinta. Abbiamo fatto impazzire il retoricometro, ma non c’è stato davvero nulla di paragonabile alla seconda semifinale degli Australian Open 2017. C’è a chi piacciono gli sforzi inutili, la loro ironica bellezza che lascia ancora più rimpianti. Rafael Nadal, naturalmente, non è tra quelli.

Perché tutti l’avevano dato per finito (anche noi)
Un anno fa avevamo detto che era finita. Nadal perdeva in cinque set con Verdasco, un match che aveva in pugno e che aveva perso chissà come. E il 2016 si snoderà più o meno sulla falsariga di quel match: qualche soddisfazione, tante sconfitte e l’impressione che Nadal non avrebbe mai potuto fare quello che ha fatto Federer dai 30 anni in poi. Nadal ha compiuto 30 anni qualche mese fa e agli Australian Open 2017 si è presentato da testa di serie numero 9. Ha cominciato il torneo benino, poi con Zverev, al primo banco di prova, ha vinto in cinque set, senza giocare benissimo. Ma non ha perso. E non ha perso nemmeno agli ottavi, contro un tennista meglio classificato di lui. E non lo ha fatto, ai quarti, contro il tennista con la miglior classifica rimasto in tabellone. E ovviamente non l’ha fatto in semifinale, anche se nel quinto c’era qualcuno che avrebbe scommesso su un’altra dolorosa sconfitta. Nadal ha smentito tutti ed è quello che da sempre fanno i campioni. Ora c’è da chiudere la questione.

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