Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
03 Lug 2016 17:38 - Wimbledon
Wimbledon – Zverev: la strada è quella giusta, ma ancora non basta. Berdych agli ottavi
di Davide Bencini
TENNIS – Di Davide Bencini
WIMBLEDON. Tomas Berdych si aggiudica lo scontro generazionale contro Alexander Zverev, 12 anni più giovane, superandolo 6-3 6-4 4-6 6-1.
Agli ottavi, per il ceco, ci sarà il derby con il connazionale Jiri Vesely, classe 1995, che ha superato agilmente Joao Sousa. Per quanto riguarda Zverev, che dire, il ragazzo si farà, ma di strada da percorrere, soprattutto nei tornei che contano, ce n’è ancora tanta. La sensazione, guardando Zverev giocare, è quella di uno che quando entra in palla si muove come un veterano. Colpisce forte, si sposta bene, buon timing e carattere da vendere. Anche il pubblico, quello per antonomasia del tempio del tennis di Wimbledon, lo percepisce. In un certo senso c’è l’impressione di un meteorite che da un momento all’altro possa impattare. E non a caso le urla, gli incitamenti, gli applausi d’incoraggiamento sono tutti per lui, il Fido Dido tedesco dinoccolato che pretendeva il centrale già dopo gli 852 rinvii per pioggia del suo match contro Youzhny. Solo che il banco di prova, il primo vero banco di prova per lui a Wimbledon, è duro.
Dall’altra parte della rete si presenta il Berdych delle grandi occasioni. Quello che ha fatto piangere i Federer, i Djokovic e i Nadal. Il Berdych che non si fa intimorire dal nuovo fenomeno in pista, il quale per due set viene letteralmente preso a pallate e mandato di volta in volta come un tergicristallo ubriaco da un lato all’altro del campo. Un break per set e in un’ora e venti uno Zverev frastornato è sotto senza mai essere nemmeno arrivato ad avere una sola palla break. Berdych martella e varia, facendo probabilmente più rovesci in back oggi che in tutto il resto della carriera.
Un novellino qualunque si lascerebbe andare allo sconforto. Ma anche in quello si capisce subito dall’inizio del terzo che questo ‘tedeschino’ non è uno qualunque. Sposta il gioco sul rovescio di Berdych, cerca di evitargli il dritto per scappare dalle “onde energetiche” ricevute nei primi set. E facendo ciò, destabilizza in dieci minuti il gioco di ‘Tommasone’, il quale in pieno tilt finisce sotto 4-1, buttando fuori tutto quello che passa dalle sue parti. Ma è qui torna fuori Fido Dido, quello che gioca un po’ casuale, che non chiude un game dai 10 vantaggi e si fa recuperare, salvo poi, con un’altra botta di carattere, strappare nuovamente il servizio proprio per chiudere il terzo set, lasciando andare uno “Ja” che elettrizza l’intero centrale.
Ma finisce lì. Il quarto set ha storia fino all’1-1. Poi Berdych torna versione ‘Gundam’ e scappa via, mentre Zverev semplicemente fa capire di aver finito la birra su quell’urlo a fine terzo set, praticamente non giocando gli ultimi 4 game, malgrado un pubblico che continua ad incitarlo. Quella che per due set era stata una vera lezione, si riduce a uno scappellotto, del quale si spera il giovane teutonico faccia tesoro per il futuro.
Berdych chiude e va saldamente agli ottavi, dando la sensazione, dopo tanto tempo, di poter fare ancora da guastafeste ai piani alti. Il giovincello invece deve indubbiamente lavorare sodo se vuole arrivare dove tutti lo aspettano. Gran servizio, ma ancora troppo piatto e poco vario. Grandi colpi da fondo e un rovescio che gioca con la naturalezza di chi prende il cappuccino la mattina. Ma ancora troppe forzature e poca pazienza nei momenti che contano. Il carattere e gli attributi sono quelli giusti, ma un atteggiamento ancora troppo passivo, privo di reazione e indisponente come quello degli ultimi game è al limite dell’inaccettabile. Serve di più. Non basta pensare di battere un Federer in rodaggio in un match da ‘due su tre’ per pensare di essere chissà chi. E oggi Zverev si è trovato uno davanti che ha vissuto a lungo con quella lezione da imparare, dandogliene il primo assaggio vero.
Ripasserà di qua, Zverev. Il potenziale è francamente troppo grande per non essere sfruttato, per uno che sembra poter fare davvero tutto su un campo da tennis, con un po’ di disciplina in più. Raramente poi si era visto un teenager così sostenuto subito dal grande pubblico. L’appuntamento per il meteorite per ora è rimandato, aspettando che cresca. Ma se crescerà, il Centre Court sarà sicuramente lì ad aspettarlo.