Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
01 Lug 2016 14:46 - Wimbledon
Wimbledon: Del Potro batte Wawrinka e si prende la gloria
di Rossana Capobianco
TENNIS – WIMBLEDON – Dall’inviata a Londra ROSSANA CAPOBIANCO – E’ il giorno di gloria di Juan Martin Del Potro, dopo tutta la sfortuna, ancora a mezzo regime e al ritorno dall’inferno: batte Wawrinka nella Cattedrale del tennis, su una superficie che non ha mai amato e per un giorno almeno dimentica tutti i problemi.
E’ un omone grande e grosso, Juan Martin Del Potro. Quasi due metri, movenze lente da gigante, pesante e dal sorriso tenerissimo. Quando è in campo, però, l’argentino si trasforma: che sia in forma, dolorante, al suo meglio o nelle condizioni peggiori è competitivo come pochi. Lascia tutto sul campo Juan Martin, non importa chi ci sia dall’altro lato della rete.
Figurarsi adesso, dopo anni di stop, dolori, paure, quasi abbandono. Tutto quello che ha accumulato è lì, dentro, deve uscire in qualche modo.
Fa fatica ad esternarlo, tuttavia, all’inizio. Complice un grande inizio di Stan Wawrinka, che usa la diagonale di rovescio nel migliore dei modi possibili e approfitta di un inizio incerto e timoroso da parte del suo avversario. L’argentino quasi non colpisce con la mano sinistra e il rovescio è solo slice. Tutto sembra segnato fin quando non accadono fondamentalmente due cose: Wawrinka perde concentrazione e Del Potro inizia a sciogliersi e a ruggire.
Da lì sarà partita vera: Stan per dieci minuti veri esce dalla partita e da lì in poi perderà quasi tutti i colpi da fondo campo, rimanendo attaccato al servizio ma non dando mai l’idea di essere in supremazia. Troppi errori da parte di Wawrinka, che è quello che tenta di spingere di più ma gli slice dell’argentino sono un’esca a cui lo svizzero abbocca facilmente.
E ti viene da pensare che, sciagurato Wawrinka a parte, a cosa avrebbe potuto essere Del Potro per il tennis negli ultimi anni se quasi senza un colpo -sebbene il rovescio coperto migliori man mano che il match va avanti- riesce a battere un top ten su una superficie sulla quale difficilmente si è espresso al meglio (la semifinale nel 2013 però lasciava ben sperare).
Finisce in lacrime, con un sorriso che torna tenero e incredulo, le mani sulla testa: vorrebbe abbracciare tutti Delpo lì, su quello che potrebbe essere il luogo della sua rinascita al top. E che luogo ha scelto!