TENNIS – Di Diego Barbiani
WIMBLEDON. Il matrimonio, per Dominika Cibulkova, può attendere. Sabato prossimo, nella cattedrale di San Martino a Bratislava, la ventisettenne slovacca sposerà lo storico fidanzato Miso Navara, ma per il momento non sembra proprio volerne sapere di lasciare Wimbledon.
Ed al termine del match del torneo, perché di questo si è trattato, ha superato per la terza volta in stagione Agnieszka Radwanska, n.3 del seeding, per 6-3 5-7 9-7.
E quest, di partite combattute, le 2 ne avevano giocate già 3. Tutte tirate, tutte decise al fotofinish. A marzo, in California, Cibulkova mancò un match point sul 5-2 nel terzo set, un dritto terminato lungo di qualche centimetro, per poi essere rimontata fino al 7-5 decisivo. A Madrid servì una prima volta per il match sul 5-4 nel secondo set, fu rimontata ma nel terzo riuscì a prevalere. Ad Eastbourne, due settimane fa, ancora un terzo set, ancora una vittoria slovacca dopo essere stata indietro di un set ed un break.
E’ la vittoria n.23 nelle ultime 26 partite, un’incredibile serie di 9-0 sull’erba, superficie che ha sempre detestato, scoprendo solo quest anno di avere le capacità di muoversi bene e diventare amica del verde. Un gioco come il suo, tutto in spinta, non poteva non essere adatto a questi palcoscenici, soprattutto ora che è diventata più “giocabile”, dove gli scambi si possono decidere in pochi colpi.
Ed è così che un piacevole, in partenza, contrasto di stili tra una giocatrice di ritmo e pressing come Cibulkova contro probabilmente la “professoressa” (rubando il termine a Muguruza) delle variazioni Radwanska si è trasformato a lungo andare in un match che ha regalato momenti di livello assoluto. Poteva essere tutto vanificato se sul 5-4 e servizio nel secondo la slovacca avesse chiuso al primo match. Per fortuna, verrebbe da dire, si è andati al terzo set. Perché dal 4-4, con Radwanska al servizio, si è visto di tutto. Più le due giocavano, più la sensazione palpabile era che comunque sarebbe finita, si sarebbe visto uno dei più seri candidati a match dell’anno.
Occasioni infinite da ambo i lati, Radwanska con un match point sul 6-5 dopo aver vinto il game più bello di tutto il match, sul 5-5, con 15 vincenti su 18 punti. Cibulkova, stremata, teneva la battuta e si andava ad oltranza. In quel momento, nonostante la sorte avesse voltato le spalle alla polacca, sembrava difficile vederla sconfitta. La sua avversaria, unica probabilmente in tutto il circuito femminile per la carica (alle volte anche troppa) che mette ad ogni punto, faceva quasi fatica ad attivare i polpacci tra un punto e l’altro, quando oltre a fare dei piccoli saltelli sul posto si colpisce con la mano quasi a volerli tenere caldi. Invece è arrivata la seconda chance di servire per il match, e se nel secondo set ha avuto match point qui era arrivata sul 30-0. Di energie, però, ce n’erano veramente poche nel serbatoio e da quel momento Radwanska ha ritrovato la parità.
L’errore della n.3 del mondo è stato aver perso nuovamente il servizio. Ma di grosse colpe, in quel game, non ce ne sono. Anzi. E quanto avvenuto nel sedicesimo game ha dell’incredibile perché Cibulkova, sfinita, per vincere i 5 punti che l’hanno portata ai quarti di finale, ha dovuto snaturare se stessa. Prima una demivoleè impossibile da giocare meglio di così, poi sul 15-30 uno smash vincente da dietro la linea di fondo campo, lei che fa una fatica terribile a giocare da sopra la testa e sceglie sempre il dritto al volo ad altre soluzioni. Infine, al terzo match point, l’ennesimo (saranno 59) vincente della sua partita con un dritto atterrato nei pressi della riga laterale.
In lacrime si è lasciata andare a terra, con Radwanska che le è corsa incontro per abbracciarla in un gesto di grande sportività. Le due non si amano. Si rispettano, questo sì. E quest anno stanno regalando partite indimenticabili. Un incrocio che è cambiato del tutto dalla finale di Sydney del 2013, quando Radwanska inflisse un pesantissimo 6-0 6-0 alla sua avversaria. Quel match suggellò anche il quarto confronto vinto su quattro giocati. Da lì in avanti ne sono arrivati 6 per Cibulkova contro i soli 3 della polacca.
Ogni vittoria della ex n.10 del mondo, ormai però rifattasi prepotentemente sotto con questi ultimi successi, ha voluto dire qualcosa di speciale nel corso dei suoi progressi, enormi, fatti negli ultimi 3 anni. Prima la vittoria che ha rotto il ghiaccio, nella finale di Stanford. Poi la splendida vittoria in Australia, in semifinale, il 6-1 6-2 che l’ha portata nella storia come prima slovacca finalista di uno Slam. Poi la rimonta vincente di Miami, che le è valso l’approdo in top-10 per la prima volta. Poi i tre sigilli del 2016, tutti raggiunti dopo partite vissute su un equilibrio bellissimo ed altamente spettacolare. Sfinita, in lacrime, incredula. La sua corsa continua. Per il matrimonio non è ancora ora.
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