di SALVATORE SODANO Queste grandi competizioni internazionali a squadre al femminile, la prima fondata nel 1923 come “Wightman Cup”, equivalente della “Coppa Davis”, con nuovi format e denominazioni, si disputano da oltre un secolo. La prima, che prendeva la denominazione dal nome della grande signora del tennis americano Hazel Wightman, fu disputata sin dal 1923 […]
TENNIS – WIMBLEDON – Di Gianluca Atlante – Seppi batte in tre set facili Garcia-Lopez e al secondo turno trova Raonic. Lorenzi perde al primo turno contro Lacko: l’azzurro aveva provato a rimontare e, primo set a parte, la partita è stata combattuta.
Londra
SEPPI-GARCIA LOPEZ
Seppi sa giocare sull’erba, Garcia Lopez un po’ meno. Morale della favola, peraltro a lieto fine per i colori azzurri, ne è venuto fuori un match a senso unico, sul campo numero 6 di Wimbledon, in una giornata di totale realax, o quasi, per il tennista altoatesino, che da queste parti, nel 2013, quindi non un secolo fa, raggiunse gli ottavi di finale dalle parti di Church Road: 6/2 6/4 6/0 il punteggio finale in favore del numero 2 d’Italia. Match a senso unico, senza storia, con un inizio ed una fine, totalmente ad appannaggio del giocatore nostrano, capace di interpretare il tutto nel migliore dei modi. E questo è piaciuto, anche e soprattutto a capitan Barazzutti, che in vista della sfida di Coppa Davis di Pesaro contro l’Argentina, ha in serbo di tornare dai Championships con qualche certezza in più. Da Lorenzi, figlio dei Challenger, non poteva sperare in qualcosa in più che non la discreta resistenza non tanto all’avversario, quanto all’erba, da Seppi, invece sì. Ed il buon Andreas ha svolto il proprio compitino, da numero 45 dell’ultima classifica mondiale, nel migliore dei modi. Che altro dire? Mah, che in attesa di exploit più convincenti e veritieri (lo ripetiamo, il Garcia Lopez di questo pomeriggio è tutt’altro che giocatore da erba), ci teniamo questo Seppi, che in un periodo di magra, dove all’orizzonte le nubi sono sempre più minacciose e cariche di pioggia, è già un qualcosa. Ha fatto il suo, nel migliore dei modi, non accusando nessun tipo di fatica, andando negli spogliatoi dopo soltanto un’ora e trentaquattro minuti. Va bene così.
LORENZI-LACKO
Il buongiorno di Wimbledon, nel giorno azzurro del pallone, è figlio, pronti, via, di una sconfitta, forse preventivabile, ma che vorresti, comunque, tener lontana dalla tua mente. La sconfitta di Lorenzi, che sull’erba non sa giocare, che è figlio di una terra lontana, quella battuta italiana e non, rossa come il cuore che lo porta a lottare per due ore e cinquantacinque minuti con lo slovacco Lukas Lacko, prima di cedere 6/4 6/7 7/5 6/3. Per Lorenzi, e vieniamo ai numeri, è la sesta sconfitta al primo turno dalle parti di Church Road, in altrettante partecipazioni.
Come a dire… “Signori, alzo le mani, ma qui sopra, proprio non ce la posso fare”. A Paolo, però, non possiamo e non vogliamo, soprattutto, rimproverare nulla. Lui, il suo, lo fa, da sempre. Arrivando a costruirsi una classifica incredibile, figlia sì di una vita con la valigia in mano a caccia di punti e di dollari nei Challenger, ma pur sempre vera. Il resto, è l’opportunità del ranking e nulla più. Lo si è visto oggi a Wimbledon, lo ripetiamo, per la sesta volta. Lo si è visto in venti Slam totali disputati sin qui in carriera dove eccezion fatta per il secondo turno lo scorso anno agli Australian Open e quello a Flushing Meadows nel 2014, il resto è un inno alla sconfitta immediata, in alcuni casi, molti, preventivabile. Peccato, perchè dopo aver annullato due setpoint nel secondo set al suo avversario, e veniamo al match, prima di vincerlo al tie break, la storia di questo match, poteva diventare un’altra.
E, invece, la storia del numero 123 del mondo, passato attraverso le qualificazioni (cosa, questa, non di poco conto) contro il numero 49, è finita come era iniziata. Con la vittoria di Lacko e l’ennesimo primo turno da mettere in cascina del buon Lorenzi. Al quale, torniamo a ripetere, non possiamo e non dobbiamo, comunque, rimproverare nulla.