Stats / Bis per Wawrinka, Thiem e Cuevas. Stan, 9° titolo consecutivo. Italia, due mesi in “rosso”

TENNIS – Di Giancarlo Di Leva

Il mese di febbraio in cui i 4 Fab Four sono stati praticamente assenti per infortuni o scelte di programmazione (Djokovic, Federer e Murray), o presenti ma molto dimessi (Nadal), ha fatto salire alla ribalta alcuni giovani tennisti dalle credenziali concrete per il futuro.

Dominic Thiem (classe 1993), Nick Kyrgios (classe 1995) e Taylor Fritz (classe 1997) appartenenti a 3 continenti diversi (Europa, Australia e America del Nord) hanno dimostrato in questo mese ottime qualità portando a casa anche titoli o scalpi eccellenti.

Thiem ha vinto con molta autorevolezza 2 tornei: l’ATP 250 di Buenos Aires e l’ATP 500 di Acapulco che si giocano su 2 superfici diverse (terra e cemento) oltre alla semifinale di Rio de Janeiro, raccogliendo scalpi di prestigio (Nadal a Buenos Aires, Ferrer a Rio) ed altri piuttosto rilevanti (Dimitrov, Querrey e Tomic, battuti in sequenza la settimana scorsa) assestandosi al n.14 del mondo. Nella finale contro un Tomic molto motivato, l’austriaco ha impressionato per la la freddezza nei momenti chiave del match; non a caso ha avuto la meglio in 9 dei 12 tie break giocati quest’anno.

Kyrgios dopo aver vinto il primo trofeo in carriera (a Marsiglia), a Dubai ha raccolto una semfinale dopo aver battuto, come già accaduto in Francia, Tomas Berdych, prima di essere costretto alla ritiro nella semifinale contro Wawrinka a causa del riaffacciarsi di un risentimento alla schiena Se la testa non lo tradisce, Kyrgios può essere la “mina vagante” n.1.

Infine il giovanissimo Fritz, appena diciottenne, ha fatto irruzione tra i top-100 (da ieri è n.81) dopo che a Memphis un paio di settimane fa, alla sua terza apparizione nel circuito ATP, ha centrato la prima finale in carriera. Come già detto settimana scorsa, è il teenager più giovane e il secondo dopo Borna Coric (Chennai 2016) ad approdare in una finale del circuito maggiore dal 2008 quando vi riuscì Marin Cilic a New Heaven. Fritz ha saputo essere competitivo anche questa settimana ad Acapulco dove ha battuto l’esperto francese Jeremy Chardy allungandosi fino ai quarti prima di cedere nel set decisivo al connazionale Querrey.

Mentre i giovani avanzano, gli “over 30” continuano a vincere. Nella settimana appena trascorsa, oltre a Thiem ad Acapulco, si sono imposti Pablo Cuevas (30 anni) a San Paolo battendo in finale lo spagnolo Pablo Carreno Busta e Stan Wawrinka (31 anni) nell’ATP 500 di Dubai interrompendo in semifinale la striscia positiva di 8 match dello scatenato Kyrgios e rintuzzando, in una finale molto spettacolare tra over 30 (la nona vinta consecutivamente), le velleità del redivivo Baghdatis. Per tutti i vincitori della settimana trattasi del secondo successo in stagione traguardo che finora aveva raggiunto solo Djokovic.

Bilancio azzurro

Alla vigilia dei play off di Coppa Davis e della lunga trasferta sul cemento americano, i tennisti azzurri chiudono mestamente una settimana cominciata con la notizia del serio infortunio ai muscoli addominali di cui è stato vittima Fabio Fognini durante il match contro Gimeno Traver al torneo di Rio de Janeiro che costringerà il tennista ligure a una sosta forzata per un tempo ancora non ben precisato.

I sei tennisti azzurri scesi in campo tra Dubai e San Paolo hanno vinto un solo match con Thomas Fabbiano, proveniente dalle qualificazioni, che a Dubai ha superato l’argentino Mayer. Tutti sconfitti in maniera netta, all’esordio, gli altri giocatori (sei sconfitte, considerando anche quella di Fabbiano al secondo turno).

Lo scorso anno, sulla prima parte della stagione spirò buon vento per effetto dei risultati dei nostri tennisti più esperti che conseguirono risultati molto positivi: le finali di Andreas Seppi a Zagabria (perse da Guillermo Garcia Lopez), di Fabio Fognini a Rio de Janeiro (perse da David Ferrer) e quella assolutamente imprevista di Luca Vanni che, alla terza apparizione in un torneo maggiore, riuscì nell’impresa a San Paolo (perse da Cuevas), il che gli consentì l’approdo nei Top 100 alla soglia dei 30 anni. Si aggiungano gli exploit dello stesso Seppi su Roger Federer agli Aus Open e di Fognini su Rafael Nadal in semifinale a Rio de Janeiro, più altri incoraggianti risultati come quella di Simone Bolelli su Milos Raonic a Marsiglia, che gli consentì la prima vittoria dopo 35 sconfitte su un top-10 in carriera. Nel complesso, nei primi 2 mesi del 2015, gli italiani disputarono 3 finali, raccogliendo lo scalpo di tre top-10, ottenendo oltre il 50% di vittorie in relazione ai match giocati e un significativo bottino di punti (1381).

Quest’anno purtroppo i risultati sono molto meno incoraggianti come dimostrano i dati a confronto col 2015:

 

Fognini, Seppi e Bolelli non hanno finora mai vinto contro pronostico ma viceversa sono stati sconfitti per ben nove volte da tennisti con una classifica inferiore. Bolelli, in particolare, ha vinto un solo match (agli Australian Open contro l’americano Baker, al rientro dopo due anni), ricadendo in classifica in una zona pericolosa (al momento è al n.78) che lo costringerà, salvo exploit, a giocare le qualificazioni nella maggior parte dei Master 1000 sulla terra. Della vecchia guardia l’unico che si salva è Lorenzi che alternando sapientemente Challenger e i tornei maggiori più abbordabili sulla terra, è riuscito a sfiorare il suo best ranking (n.49), che il tennista senese potrebbe migliorare considerando che fino alla fine degli Internazionali a Roma i punti da difendere sono solo 43.

La migliore performance è quella dell’ultimo arrivato,Thomas Fabbiano, che fino allo scorso anno non aveva vinto ancora una partita nel circuito maggiore e che viceversa in tre tornei disputati in questo inizio di stagione si imposto tre volte portando a casa scalpi prestigiosi come quelli di Gilles Muller (n.38) a Chennai e di Leonardo Mayer (n.40) a Dubai, salendo in classifica dal n.157 al n.125. A 26 anni, l’ingresso nei top 100 a questo punto non appare più una chimera.

 

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