Raccontando Indian Wells / Bacsinszky ed i ricordi Olimpici da bambina. Kvitova dimagrita… Forse troppo?

TENNIS – Dal nostro inviato ad Indian Wells Diego Barbiani

Sta tornando il caldo ad Indian Wells. No, un attimo, meglio specificare: se fino a ieri sera la gente sugli spalti era avvolta nel caldo tepore di una coperta di lana per ripararsi dal freddo e dal vento forte, questa sera con solo una felpa si viaggiava alla grande, la punta del naso non era più gelida e le spalle non si scuotevano ad intervalli irregolari.

Nel deserto però c’è anche, e soprattutto, tanto tennis. Cominciando dai tantissimi giovani tifosi che da giorni si stanno posizionando per tutta la giornata lungo la transenna che delimita la loro zona da quella ad uso dei giocatori per accedere al parco dove fare riscaldamento prima dell’allenamento. Tantissimi, dicevamo, che magari neppure entrano negli stadi sperando di veder passare il loro beniamino. Quando è stata la volta di Stan Wawrinka, lo svizzero si è fermato da tutti per una foto, un autografo o un polsino regalato.

Chi non ha avuto una buona giornata, invece, è Andy Murray, la prima eliminazione eccellente del tabellone maschile, fattosi sorprendere da un buon Federico Delbonis e vittima delle condizioni dei campi da queste parti: «Non mi sono mai sentito a mio agio qui. In alcuni anni ho provato ad arrivare qui prima, eppure non ha mai funzionato». Per uno scozzese piuttosto corrucciato, ecco una Bacsinszky molto soddisfatta della sua vittoria su Eugenie Bouchard, con tanto di autografi ad ogni singola persona che la chiamava dagli spalti, facendosi passare la palla da tennis gigante, firmandola, lanciandola e prenderne un’altra. Così fino a che tutti (ma proprio tutti) i fan avessero ricevuto il loro regalo.

Timea è arrivata in California con un record di vittorie/sconfitte pari a 3/6, frutto soprattutto dell’infortunio a ginocchio di fine ottobre, e nonostante la pesante cambiale dei quarti di finale è approdata un gradino più in basso: «Avevo parlato con il mio allenatore un anno fa del fatto di difendere punti, possibili pressioni… Lui mi ha detto: “Pensa a Nadal, che per nove volte in dieci anni ha vinto il Roland Garros, cosa dovrebbe dire lui ogni volta che arrivava a Parigi con il massimo dei punti da difendere?».

Ad inizio del secondo set è caduta a terra sbattendo rovinosamente gomito e gamba: «Avevo male ovunque, non so neppure quanto sia durato il medical time out, ho preso tantissimo tempo lì e mi sono scusata di questo con Bouchard alla fine, però confesso che ho pensato anche un’altra cosa: “Mer*a, sono caduta proprio di fronte al mio grande idolo Wayne Gretzky!”». Imbarazzatissima, Timea ha raccontato di questo incontro avvenuto ieri con la superstar dell’hockey internazionale Wayne Gretzky e del fatto che oggi allo stadio lui fosse ‘mascherato’ con cappellino ed occhiali e non l’avesse riconosciuto: «Ci siamo incrociati prima del match ma io non l’ho riconosciuto. Ho pensato fosse un tifoso, poi quando mi sono accorta dell’errore gli ho chiesto scusa una decina di volte». Infine, una lunga digressione sui ricordi olimpici di quando era più piccola: «Vedevo le emozioni che ogni sport portava con sé, e da lì che capisci perché tutte le persone seguono lo sport. In fondo, perché sei un tifoso? Perché ti porta gioia e ti fa provare sensazioni fortissime. Prendi l’esempio di un appassionato di tennis: ogni settimana sa che c’è un nuovo torneo, che il suo giocatore o giocatrice sarà in campo per nuove sfide, e questo ti emoziona da matti. E nelle Olimpiadi tutto ciò è portato all’ennesima potenza. Non è un semplice torneo, qui ci sono tutti gli sport, tutti insieme e le emozioni sono portate ad un livello massimo. Io da tifosa ho provato tutto ciò già quando ero piccola, quando guardavo la tv e vedevo qualche sportivo, non importa chi, mostrare le proprie emozioni per una vittoria. Se proprio ci penso, mi viene in mente Sophie Lamon, una spadaccina svizzera che ha vinto una medaglia olimpica a Sydney all’età di 15 anni nella gara a squadre mentre in quella singolare fu fermata in semifinale da un’ungherese che si chiamava Timea come me, e quel giorno io ero presa da entrambe: avesse vinto la svizzera ero felice, avesse vinto l’altra ero felice uguale perché si chiamava come me».

Questa mattina, Petra Kvitova si stava allenando sul campo 13. Ricordate tutti quando di diceva che fosse troppo grassa e doveva buttar giù peso, vero? Ecco, questi sono i risultati:

Il punto è: va bene così, o forse siamo anche andati oltre? Non sempre essere più magri è sinonimo di maggiore prestanza atletica…

Pochi minuti dopo, all’interno del parco dove i giocatori fanno stretching e si preparano per andare ad allenarsi, Agnieszka Radwanska giocava a calcio con il suo team.

Mentre una volta entrati in campo, nell’esercizio sulle voleè, il suo fidanzato, lo sparring Dawid Celt, le giocava la palla colpendola di dritto imitando il colpo in slice di Monica Niculescu

 

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