Il mondo down-under / Hewitt, è cominciato l'ultimo ballo. L'Australia si stringe al suo campione

TENNIS – Dal nostro inviato a Melbourne Diego Barbiani

Cosa rimane della prima due giorni a Melbourne Park? Tante cose. Lo scandalo scommesse, ad esempio. Un argomento già affrontato nel 2007, ma ritirato fuori e con varie ipotesi: vincitori Slam e giocatori nella top-50, soprattutto.

Roger Federer, per primo, ma anche Novak Djokovic, erano semplicemente furiosi: “Invece che creare scandalo senza affondare il colpo, fate i nomi!”. Ed hanno pienamente ragione, essendo tra i personaggi di maggior spicco nel panorama mondiale e che ora, visto che la BBC riporta tra i suoi sospetti anche vincitori di Slam, ovviamente i due si sentono tirati in ballo.

Sono crollate, invece, tantissime teste di serie. Serena Williams, che doveva avere un tabellone piuttosto duro, ora non avrà teste di serie da affrontare almeno fino ai quarti. La sorella Venus, invece, si è resa protagonista per la seconda volta dopo il Roland Garros di un gesto piuttosto scorretto: non si è presentata alla conferenza stampa dopo aver perso. A Parigi fu contro Sloane Stephens, qui contro Johanna Konta. Chiariamoci, Venus può permettersi di pagare alla WTA o ITF qualsiasi multa (perché è questo che le spetta avendo rifiutato qualcosa cui è obbligata), ma c’è chi tra noi inviati vuole o deve avere qualche sua dichiarazione per completare un articolo, aggiungere qualcosa al lavoro svolto sulla partita, e così si ritrova senza del materiale.

Chi invece di materiale da scrivere ne regala a volontà è Timea Bacsinszky. La svizzera è tornata alla vittoria dal torneo di Lussemburgo, e nonostante fosse un semplice primo turno sul campo-13, opposta a Katerina Siniakova, per lei è stato come vincere una semifinale Slam. Le è tornato il sorriso, quasi alcune lacrime di gioia, lancio della racchetta in aria, urla di gioia e braccia al cielo. E non si è fermata qui, dopo dieci minuti passati a firmare autografi a chiunque si trovasse nei paraggi in maniera sempre super disponibile, perché durante l’intervista in campo con una televisione svizzera ha lanciato il coro ‘Hopp Swiss’ alla decina di elvetici presenti sugli spalti.

Parlava, parlava e parlava. Sembrava non voler smettere, e nel frattempo erano entrati in campo Daniel Evans e Feliciano Lopez. Il suo allenatore non la stava neanche più aspettando ed aveva deciso di tornare nella player lounge. Un ragazzo svizzero, poco distante da lei, le chiede se può avere la sua racchetta e lei, continuando nel momento di euforia, gli risponde: “Davvero non vuoi il mio intimo?”

Ieri però era la giornata di Lleyton Hewitt. Vivere da vicino il suo ultimo torneo è da pelle d’oca, indifferentemente dal tifo. Gli australiani sono un popolo grandioso in quanto a passione sportiva, perché si guarderebbero probabilmente tutti i match in programma di qualsiasi connazionale. Ieri il campo 7 era colmo di gente per vedere John Millman contro Diego Schwartzman e sul 6-3 6-5 40-0 per l’argentino una decina di bambini urlavano ancora “c’mon John!”. Nessuno ha abbandonato le tribune sul 2-0 per Schwartzman nel terzo, anzi se possibile i tifosi australiani sono aumentati ed i cori continuavano. Ora decuplicate questo per il match di Hewitt di ieri sera contro Duckworth. Era una festa: spalti gremiti ed il vecchio leone che si lascia cadere a terra esultando dopo l’ultimo lob vincente come se avesse vinto il titolo. Vorresti che non finisse mai, ma ormai sei consapevole siano gli ultimi scampoli. Meglio goderseli.

Ah, se vi chiedete quanto faccia caldo, questo video dice tutto.

 

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