Fa abbastanza sorridere che si sia dovuti arrivare a un match di oltre tre ore, giocato in un crescendo continuo da entrambe le protagoniste dal primo all’ultimo punto, con match point salvati e un atteggiamento ai limiti della perfezione sia di Iga Swiatek che di Aryna Sabalenka perché si potesse finalmente sottolineare che sì, anche […]
TENNIS – NEW YORK – Di GIANLUCA ATLANTE
Un buon Fabio Fognini si qualifica per il terzo turno degli US Open battendo in tre set l’uruguaiano Pablo Cuevas e adesso si profila una nuova sfida contro Rafa Nadal.
Un Fognini così, ci piace. E anche tanto. Perchè fa il suo, bene, con ordine, senza rischiare nulla e, soprattutto, senza regalare nulla. Sul campo numero 6 di Flushing Meadows, il numero due azzurro si è ritrovato, trovando modo e tempo per confermare quanto di buono aveva fatto vedere nella prima notte newyorkese all’esordio lunedì. Il “Fogna” di Arma di Taggia, testa di serie numero 32 di questo umidissimo quarto Slam della stagione, ha finito per dare tre set a zero all’uruguaiano, Pablo Cuevas, alla sua sesta apparizione in questa kermesse, ma mai oltre il secondo turno, raggiunto nel 2009 e 2010.
Fognini ha comandato il gioco, lo ha fatto con giudizio, senza strafare più di tanto e, soprattutto, senza dar modo al suo avversario di provare, quantomeno, a fare match pari. Alla fine, ed i numeri, se interpretati nella giusta maniera, possono davvero dirti tutto, ne è venuto fuori un 6/3 6/4 6/4, in un’ora e quarantasei minuti di gioco, che la dice lunga sulla differenza di valori in campo.
Ed ora potrebbe essere allettante, e non poco, il terzo turno con Rafael Nadal, numero otto del tabellone, con cui, un mese fa, ha finito anche per polemizzare nella finale, poi persa, di Amburgo. Allettante e stimolante al tempo stesso, considerando che con il maiorchino, in questa stagione, Fognini ha già vinto due volte e che, anche sul cemento, ha sempre avuto modo di metterlo in difficoltà. Il Fognini di oggi, anche se Nadal non è Cuevas, poi è quel giocatore che, forse, abbiamo sempre desiderato. Pronto a vincere le partite che deve vincere, senza regalare nulla o dar modo ad un avversario, decisamente inferiore a lui, di poter quantomeno provare a rendergli la vita difficile. E questo, forse, è molto più che un passo avanti.
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