Wimbledon: le pagelle del torneo maschile

TENNIS – DI PIERO VASSALLO. Il torneo di Wimbledon è finito ed è tempo di giudizi: i migliori del torneo maschile? Novak Djokovic su tutti, ma anche Roger Federer e la sorpresa Richard Gasquet. Benino Murray e Wawrinka, bocciati Nadal, Dimitrov e Berdych.

NOVAK DJOKOVIC 10

Non era semplicissimo presentarsi a Wimbledon con la ferita parigina ancora aperta, ma Nole ha mostrato ancora una volta tutta la sua superiorità. Fino alle semifinali il suo torneo era stato sì buono, ma non eccellente, non aveva mostrato picchi di gioco così alti da lasciare impressionati e d’altronde non ne aveva bisogno: troppo più forte rispetto agli altri, non gli serviva spingere sull’acceleratore per liberarsi dei vari Kohlschreiber, Nieminen, Tomic, Cilic, Gasquet. L’unico brivido glielo ha procurato Kevin Anderson, avanti di due set e vicino al risultato più clamoroso della sua carriera. Djokovic ha tenuto i nervi saldi, ha ribaltato la situazione e in finale ha alzato l’asticella del rendimento andandosi a prendere il nono Slam e terzo Wimbledon. 

ROGER FEDERER 8,5

L’otto che avrebbe desiderato era un altro, ben più prezioso, ma il torneo di Roger Federer è stato più che positivo: è arrivato in semifinale perdendo un solo set, una sola volta il servizio (contro Simon) e ha regalato al Centre Court una delle prestazioni più belle degli ultimi anni giocando un match perfetto contro Andy Murray. 56 vincenti e 11 gratuiti, una dimostrazione di classe da applausi che in cuor suo avrebbe voluto ripetere in finale. Così non è stato, per qualche demerito dello svizzero, ma soprattutto per i tanti meriti di Nole Djokovic, che ancora una volta lo relega allo scomodo ruolo di finalista perdente, una condizione a cui Roger non si abituerà mai.

RICHARD GASQUET 8

All’improvviso riecco Richard Gasquet, a otto anni dalla sua unica semifinale ai Championships il francese riesce a ripetersi con grande stupore di tutti. Lo scorso anno perse un match da incubo con Nick Kyrgios dopo aver avuto nove match point a disposizione, ma stavolta Richard è riuscito a tirar fuori quel carattere che gli è sempre mancato: quest’anno ha deciso di abbandonare i suoi amati teloni per giocare più vicino al campo, ha dato una lezione alla continua delusione Dimitrov, ha tenuto a bada l’esuberanza di Kyrgios (ancora lui) e ai quarti si è superato vincendo 11-9 al quinto contro Stan Wawrinka, guadagnandosi per una volta l’appellativo di Riccardo cuor di leone.

GILLES SIMON 7,5

Sei anni dopo riecco Gillou ai quarti di un Major, con pieno merito e senza tabelloni accomodanti: per arrivarci ha dovuto battere quel matto di Monfils, che l’erba non la digerisce proprio, e soprattutto Tomas Berdych, uno che invece sul verde sa giocarci eccome. La vittoria con il ceco è stata quella che ha fatto più scalpore, un 6-3 6-3 6-2 senza appello che ha promosso tra i migliori otto il giocatore francese meno appariscente del circuito, ma sicuramente il più concreto: Simon non ha il rovescio fatato di Gasquet, le doti atletiche di Monfils o Tsonga, eppure quello più vicino ai migliori è lui, mingherlino nizzardo che adesso è di nuovo a un passo dai primi 10.

DUSTIN BROWN 7,5

Il premio “Giustiziere di Nadal ai Championships” edizione 2015 se lo aggiudica il tedesco con i rasta e un gioco spumeggiante. Imprevedibile come pochi nel circuito, Dustin alterna ricami deliziosi a bordate travolgenti, riuscendo a divertire sia nella vittoria che nella sconfitta. Grazie alla sua tattica (ma possiamo davvero chiamarla tattica?) si è fatto beffe del povero malinconico Rafa, il tutto dopo aver vinto anche tre match di qualificazione. Esemplare più unico che raro, lunga vinta a Dustin Brown.

ANDY MURRAY 6,5

Una semifinale a Wimbledon non è certo un brutto risultato, se poi la sconfitta arriva giocando un gran match contro un Federer versione marziano allora il piazzamento assume un valore ancora più significativo. Dunque perché giudicare poco più che sufficiente la prova di Andy Murray? Innanzitutto per la facilità del tabellone: Kukushkin, Haase, Seppi, Karlovic e Pospisil, un cammino che sembra quasi disegnato da mamma Judy; in secondo luogo per il livello di gioco espresso dallo scozzese, bravissimo (ma non abbastanza) contro Federer, ma tutt’altro che irresistibile nell’esordio con il kazako, così come al terzo e al quarto turno. Insomma un buon Andy, ma serve qualcosa di più in certe occasioni.

STAN WAWRINKA 6

Eguagliato il suo miglior risultato nel terzo Major dell’anno, Stan Wawrinka ha giocato un discreto torneo, tenendo conto del suo rapporto non idilliaco con l’erba. Fino al quarto turno è andato liscio come l’olio e ha iniziato a farci pensare a una possibile esplosiva rivincita con Djokovic in semifinale, invece ai quarti ha di nuovo mostrato tutti i suoi limiti su questa superficie, cedendo al quinto contro Gasquet. Non gli si può rimproverare molto, per caratteristiche tecniche non potrà mai, salvo miracoli, ambire al titolo di Wimbledon, ma i quarti di finale sono comunque un risultato di tutto rispetto.

NICK KYRGIOS 5,5

Ci si aspettava qualcosa di più dal giovane australiano dopo l’exploit dello scorso anno, non che un ottavo di finale sia un fallimento per un ragazzo di vent’anni che deve crescere ancora moltissimo, però è mancano qualcosa. La decisione di separarsi dal coach Todd Larkham può avere influito sulle recenti prestazioni della grande speranza aussie. Voci di corridoio lo vogliono presto allievo di Roger Rasheed: ecco, se così fosse questo 5,5 si trasformerebbe immediatamente in un 2.

GLI ITALIANI 5,5 

Storicamente Wimbledon è il Major meno propizio per gli azzurri e la tradizione si è ripetuta anche quest’anno. Il migliore della truppa è stato Andreas Seppi, che più di un terzo turno contro Murray non poteva ottenere, molto meno bene Fabio Fognini che aveva un tabellone invitante ma ha confermato la sua allergia all’erba perdendo da Pospisil (a proposito, voto 8 per lui). Paolo Lorenzi non aveva grandi chance contro Jiri Vesely, mentre Luca Vanni si è sciolto dopo un set contro il britannico James Ward e può avere dei rimpianti. Sfortunato invece Simone Bolelli, sorteggiato contro Kei Nishikori e sconfitto in 5 set dopo aver lottato alla pari con il giapponese, che due giorni dopo ha dato forfait per il riacutizzarsi di un problema al polpaccio. Chissà cosa avrà pensato Simone.

TOMAS BERDYCH 5

La stagione di Mister Satorova rischia di avere un’imprevista parabola discendente. Il ceco è partito benissimo nei
primi mesi dell’anno, ma negli ultimi due Major ha deluso fermandosi agli ottavi in entrambe le occasioni. In realtà Berdych è stato insufficiente per tutto il torneo, a partire dall’esordio con Chardy che gli ha creato molti problemi, passando per Andujar, uno che sull’erba ci fa a malapena le scampagnate e che per poco non lo ha trascinato al quinto, e infine la sconfitta, anzi la batosta, al quarto turno contro Gilles Simon. 

GRIGOR DIMITROV 4

Salvate il soldato Dimitrov. Anni passati a rincorrere il mito Federer, cercando al tempo stesso di staccarsi di dosso quell’etichetta appioppatagli a causa della somiglianza stilistica con lo svizzero. In un certo senso il bulgaro è riuscito a differenziarsi, in peggio ovviamente: è inaccettabile vedere un giocatore con le sue caratteristiche mettersi a remare lontano due metri dalla linea di fondocampo. Roger Rasheed lo avrà anche potenziato a livello muscolare, ma ha praticamente distrutto tutto il resto. A fine torneo il giocatore ha finalmente deciso di cambiare: meglio tardi che mai, sperando in una scelta stavolta sensata.

RAFAEL NADAL 4

C’era una volta Rafa Nadal, l’uomo che in barba ai puristi del gioco vinceva due volte il torneo di Wimbledon con il suo dritto anomalo dallo spin esasperato. C’era, ora non c’è e probabilmente non ci sarà più: in principio fu Rosol, poi Darcis, Kyrgios e infine Dustin Brown, in rigoroso ordine temporale sono gli ultimi giocatori capaci di battere lo spagnolo ai Championships, qualcosa che negli anni migliori era permessa solo a Federer e Djokovic. Nadal sull’erba non vince più (neanche il miglior tifoso di Rafa può appigliarsi al 250 di Stoccarda) ed è sempre più vulnerabile, ancor di più in questo preciso momento della carriera.

SERGIY STAKHOVSKY 0

“Mia figlia non giocherà a tennis, la metà delle giocatrici sono lesbiche”. Temo che il vero problema della piccola Stakhovsky sia quello di avere un padre capace di dire certe stupidaggini.

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