di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
TENNIS – WIMBLEDON – Dall’inviata a Londra ROSSANA CAPOBIANCO – Richard Gasquet, semifinalista ai Championships nel 2007, torna in semifinale battendo in 5 set un deludente Stan Wawrinka. Terza semi nello Slam in totale, Gasquet si è meritato questo risultato giocando finalmente un tennis aggressivo per tutto il corso del torneo. 64 46 36 64 11-9 il punteggio finale.
Sono passati ben otto anni. Otto dall’ultima volta. Ci ha messo tanto, forse troppo, Richard Gasquet a tornare in semifinale ai Championships. Quella volta incontrò Roger Federer, quest’altra avrà di fronte Novak Djokovic. Questa è la vita del tennista in questa era tennistica: del tennista “normale”, almeno.
Ma questa è un’altra storia. Quella di oggi racconta di un giocatore diviso tra l’ottima forma e la possibilità di vincere e la paura di farlo. Quella maledetta paura, Richard. Si dice che un campione ha sempre paura di perdere ma mai di vincere. Gasquet invece nel corso della sua carriera ha avuto soprattutto paura di trionfare. Fondamentalmente non ha mai creduto nella vittoria.
Tante cose sbagliate, decise male: il dritto, i coach, la preparazione atletica, la pressione. Gasquet l’eterno promesso al tennis francese che brama un fenomeno. E siamo qui. Alle soglie dei trent’anni, con niente più da dimostrare ormai, alle spalle una top ten, due semifinali nello Slam in totale, tanti ripianti, troppe delusioni.
E oggi Gasquet ha ripercorso tutto. Aveva di fronte un giocatore, Wawrinka, in una delle sue giornate storte: non va la risposta, il rovescio è falloso, le gambe sono lente. Sul più bello, però -che vuol dire alla fine del secondo set- Gasquet si scioglie. E si tende: doppio fallo a consegnare il set -regalare è il termine più adeguato al suo avversario, che non vedeva l’ora di ringalluzzirsi, di prendere in mano le redini.
E’ deluso, Richard: una delusione che non passa subito ma si protrae per tutto il terzo parziale. Tuttavia, come la scorsa volta, sa di non potere cedere ancora a quei mostri che si porta appresso da una vita. E poi Stan di là continua a sbagliare, a non approfittare di seconde palle di servizio, a non fare male come potrebbe. L’occasione c’è: la coglie.
Quando Gasquet va a servire per il match sul 5-3 tutti sanno che c’è la possibilità di un crollo: puntuale come tutte le occasioni mancate, arriva. Si va ad oltranza. Niente però ti tiene in vita come salvarsi dal tracollo totale: quando annulla una palla break con un solido servizio esterno al suo avversario, nel game successivo sa di non dovere strafare ed affidarsi ad un gioco percentuale: ha ragione. Wawrinka sbaglia e sbaglia e alla fine c’è l’ultimo errore; un rovescio lungo che mette Gasquet in ginocchio ma di felicità. E’ passato troppo tempo dall’ultima volta.
E Novak è lontano due giorni, ora non ci voglio pensare. Ci penserò domani.