Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
TENNIS – DA WIMBLEDON, RICCARDO NUZIALE – Con il successo per 76 76 64 su David Goffin, Stan Wawrinka raggiunge per il secondo anno di fila i quarti di Wimbledon. Ma questa volta è diverso, c’è un’altra consapevolezza, un’altra tranquillità nello svizzero. Che non sente più il panico di sapersi campione Slam e favorito nei grandi tornei.
La notizia è questa: Stan Wawrinka è l’unico, tra gli otto pretendenti alla corona, a non aver perso ancora un set. Oggi, nel secondo tie-break contro David Goffin, è stato distante un punto dal perdere questo status, ma l’intoccabilità regge e incrocio beffardo vuole che al prossimo turno troverà Richard Gasquet, che a un punto (per due volte) è stato dal chiudere in “straight sets” nel suo ottavo odierno, fallendo così di arrivare a sua volta nei quarti a corsa immacolata.
Un cammino, quello di dello svizzero, che gli permette di bissare il quarto dello scorso anno; un dato sorprendente, se si pensa che Wimbledon è lo Slam peggiore per lui, con sole 17 partite vinte in carriera, contro le 28 agli Australian Open, le 27 al Roland Garros, i 26 agli US Open.
Gli è stato infatti chiesto di questo e Wawrinka ha smentito le sue presunte difficoltà su questa superficie: “Mi è sempre piaciuto giocare sull’erba. E’ più veloce (rispetto alle altre superfici). Non puoi scivolare. Devi stare un po’ vicino alla linea di fondo. Hai la possibilità di essere più aggressivo. Davvero mi piace giocare sull’erba”.
Senza dubbio, nonostante il rimbalzo basso che rende più difficili le sue micidiali sbracciate, non c’è mai stata alcuna spiegazione logica per gli scarsi risultati precedenti ai quarti dello scorso anno (due ottavi, ma anche cinque primi turni, un secondo turno e un terzo turno).
Ma la sorpresa è un’altra e ben definisce l’acquisita, consapevole statura di top player e campione Slam di Wawrinka. Se infatti lo scorso anno la bomba australiana aveva destabilizzato lo svizzero, che a parte la perfetta settimana monegasca, aveva raccolto quasi solo misere figure (ottavi a Indian Wells e Miami, secondo turno a Madrid, ottavi a Roma e, soprattutto, primo turno al Roland Garros contro Garcia-Lopez), ora Wawrinka sta dimostrando la tranquillità interiore, la serenità e la forma di chi sa perfettamente amministrare un successo grandioso. Sta “riducendo”, a livello emozionale, la straordinarietà del trionfo parigino in normalità. Se un anno fa a Parigi si fece travolgere dal panico di sapersi tra i favoriti per il titolo finale, stavolta a Wimbledon non teme il numero della sua testa di serie, né la possibilità di diventare il quinto giocatore dell’Era Open capace di vincere i due Slam centrali nello stesso anno. Probabilmente sulle altre due superfici ha tuttora una confidenza e una sicurezza che qui non ha, ma di certo le alture della parte finale di seconda settimana major non lo spaventano più.
Non si potrebbe parlare di successo atteso, ma del resto cosa c’è stato di ordinario nei suoi primi due capolavori?