Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
11 Lug 2015 14:10 - Wimbledon
Sesto Wimbledon, ventunesimo Slam: per Serena Williams il Grande Slam è più vicino
di Rossana Capobianco
TENNIS – WIMBLEDON – Dall’inviata a Londra ROSSANA CAPOBIANCO – E’ andato tutto come previsto: nel primo set e alla fine del secondo Garbine Muguruza si è battuta con tutta se stessa e ha costretto Serena a giocare il suo miglior tennis, ma alla fine la Williams trionfa 64 64 e si aggiudica il 21esimo trofeo dello Slam, il sesto Wimbledon, conquistando il “Serena Slam” (dagli US Open dello scorso anno, 4 Slam consecutivi). Ne manca uno per il Calendar Slam.
Non parlatele di Grande Slam, non ne vuole sentire. Serena Williams è contenta del suo “Serena Slam”, il secondo; l’altro dal 2002 al 2003, dal Roland Garros agli Australian Open.
Questa volta dagli US Open dello scorso anno, Serena non perde un colpo negli Slam. Li vince tutti. Anche quando soffre, anche quando è quasi fuori dal torneo. Serena non molla. Pure nelle cattive giornate, ha un margine talmente alto da potere permettersi alti e bassi.
Come oggi: parte con tre doppi falli, alla Muguruza non par vero, ne approfitta subito. Va dato atto alla spagnola che tutte le volte che ha potuto infierire, lo ha fatto. Non ha tirato indietro il braccio. L’unica pecca, forse, quello di aver voluto “gestire” il vantaggio di un break nel corso del primo parziale, più che tentare un secondo. Il resto lo ha fatto Serena e il suo servizio. La risposta, anche. Non ha ancora giocato al meglio, la Williams, ma nei momenti importanti è riuscita a trovare una profondità e una cattiveria che la rendono la campionessa che è.
Quattro giochi consecutivi per vincere il primo set, poi scappare nel secondo: è qui che si vede di che pasta è fatta Garbine. Inizia a picchiare più che può, a credere nella rimonta. Complice una prima di servizio che non entra a Serena, dall’1-5 si passa al 4-5. Tutto il centrale di WImbledon la applaude, tifano praticamente tutti per lei. Perché piace, perché è sfavorita, perché vogliono ancora match.
A quel punto però c’è solo Serena Williams e la sua forza, la sua determinazione: si conclude con l’incertezza di un dritto appena fuori della spagnola, così la Williams realizza di aver vinto Wimbledon: ancora, per la sesta volta. Guarda Venus, il coach, Oracene, guarda la consumata erba del Centrale e sa che ce l’ha fatta, sa che sta per esplodere, ma è l’ora del sollievo prima del salto.
Quello arriva dopo, tra il piatto di Venere e i complimenti alla sua avversaria, tra l’ovazione e l’intervista, tra una foto e una passeggiata col trofeo in testa:
Ha l’età di Roger Federer, Serena. E nella sua carriera ha lasciato passare anni dedicandosi soprattutto ad altro. Ora che gli manca solo uno Slam per raggiungere la Graf e 3 per la Court, si gode il fatto di essere la più “anziana” vincitrice di uno Slam nell’Era Open.
Aspettando New York e quel Calendar Slam di cui non vuole proprio sentir parlare.