di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
TENNIS – DA WIMBLEDON, RICCARDO NUZIALE – Non riesce ad Andreas Seppi l’impresa di battere Andy Murray davanti al pubblico di casa: finisce 62 62 16 61 per lo scozzese. Stride la chiamata del medical time out del n.3 del seeding dopo aver subito il break nel primo game del quarto set: cinque minuti di pausa che hanno mandato completamente fuori palla l’italiano.
Nessuna tipica scusante all’italiana, di urla contro l’arbitro cornuto, di scaricamento di responsabilità su chiunque, di mancata mea culpa: Andy Murray è nettamente superiore ad Andreas Seppi e, molto probabilmente, avrebbe vinto comunque. Inoltre, errore dell’azzurro a perdere così clamorosamente il filo del ritmo alla ripresa del gioco.
Ma non dar alcun peso al medical time out chiamato dallo scozzese nel momento più favorevole all’italiano, immediatamente dopo il break ottenuto da quest’ultimo nel primo game del quarto set, significherebbe non dar peso a un momento che ha decapitato il match.
E qui si torna all’eterna controversia dell’esistenza stessa della pausa per assistenza medica: troppa l’apertura consentita ad uso strategico, troppi i casi di infortunati che, con un magico massaggio, tornano nel pieno delle forze.
Solo ieri si era verificato un altro esempio: appena subito il secondo break per lo 0-4 contro Bethanie Mattek-Sands, Belinda Bencic ha chiesto al giudice di sedia l’intervento del fisioterapista. La svizzera ha poi rimontato da 1-5, cancellando tre set point, per poi vincere 75 75.
Seppi oggi, terminati i cinque minuti di pausa per curare la presunta spalla infortunata di Murray, ha perso del tutto timing e feeling con la palla, non riuscendo a ottenere alcun altro game.
Consentire un’interruzione per un problema che non può essere accertato, reso obiettivo, è legittimo o penalizza eccessivamente l’avversario, il quale non di rado si ritrova a riprendere la partita in condizioni del tutto diverse?
In linea di principio il medical time out è un diritto legittimo, ma che nello scontro con la realtà crea uno spettro davvero eccessivo di casistiche che nulla hanno a che fare con la nobiltà dell’intento originario. Al che la domanda drastica se non sia giunto il momento di considerare l’abolizione della regola stessa, seguendo un principio essenziale, scarno, forse duro e poco umano, ma tremendamente democratico: nel momento in cui un giocatore sente di avere seri problemi fisici, deve optare per il ritiro.
Non è di questo avviso Seppi, che – va sottolineato – ha fatto uso per primo del TMO, a inizio del terzo set, facendo a sua volta sei game di fila: “Sicuramente è un po’ strano vincere sei game di fila così. Se nel circuito si usa il medical time out per scopi tattici? Spero di no. Il TMO ci deve comunque essere, se uno ha un problema ci vuole. Certo a volte davvero troppo”.
L’azzurro comunque l’ha presa bene, scherzando con Murray: “A fine partita gli ho detto che ha usato una buona tattica, come io avevo fatto nel terzo set!”