La pressione di sapersi Fognini il favorito

TENNIS – DA WIMBLEDON, RICCARDO NUZIALE – Fabio Fognini continua a non amare l’erba dei Championships: mai oltre il terzo turno e oggi una sconfitta senza discussioni contro Vasek Pospisil (63 64 16 63). Chance mancata?

 

Nel consueto colloquio post-partita con la stampa, Fabio Fognini si è detto soddisfatto del periodo tennistico che sta vivendo, perché liberatosi dell’assillante nervosismo di dover dimostrare sempre qualcosa.
 
Una calma che si è manifestata nel modo con cui ha accettato la sconfitta contro Vasek Pospisil: “La differenza l’ha fatta il servizio, io all’inizio ho servito malino. Peccato per la partenza lenta, perché comunque da fondo i punti li tenevo io. Ci sono molti punti positivi, pur nella giornata negativa”.
 
Eppure quest’analisi quasi zen del nostro non appare del tutto convincente. Perché sì, è vero che mediamente da fondo Fognini ha dimostrato una solidità superiore a quella del suo avversario; è vero che questi è un giocatore dalle caratteristiche votate al Dio Attacco, quindi difficilmente arginabili sull’erba; ed è vero che Fognini non si è mai trovato troppo a suo agio con la superficie erbivora (non è mai andato oltre il terzo turno ai Championships); ma è altrettanto vero che l’italiano ha accettato troppo passivamente il piano di gioco del canadese, che naturalmente non ha mai avuto la minima intenzione di spostarsi di un millimetro dall’uno-due; è inoltre vero che, nonostante le proprie innate caratteristiche, Pospisil è arrivato a Wimbledon con una preparazione erbivora costellata da sole due partite vinte in tre tornei giocati e che il sofferto successo in cinque set contro il francese Millot era solo la seconda vittoria in carriera ai Championships (la prima nel 2013 contro un altro francese, Gicquel).
 
Il fastidio provato dal nostro nel sentirsi considerato favorito alla vigilia, addirittura già proiettato dalla stampa nel probabile ottavo contro Rafa Nadal, ha fatto intravedere uno stato d’animo forse non così rilassato come le sue parole farebbero pensare. Come se la calma di “non doversi giocare nulla” in un torneo e una superficie a lui storicamente nemiche andasse a scontrarsi con l’eccitazione mista a terrore di sapersi effettivamente il pretendente numero 1 a un ottavo di finale di Wimbledon. Obiettivamente, senza voler aprire nuove maliziose ferite mediatiche, era una chance, dato che Fognini era di gran lunga il migliore di quello spicchio di tabellone.
 
Per fortuna non c’è tempo per i rimpianti, si ritorna sull’amata terra rossa: prossimo appuntamento Umago.

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