TENNIS – DA WIMBLEDON, RICCARDO NUZIALE – Bethanie Mattek Sands ha vinto due volte: con il suo stile, che nulla ha a che fare con la posa classica ben vista a Wimbledon, e contro il gioco da fondo di Ana Ivanovic, sorprendendola con il gioco a volo.
Wimbledon e l’attacco al protocollo di buon costume, che ieri è stato rinfrescato dai reggiseni di Genie Bouchard e Naomi Broady, è vecchio e agguerrito quanto il torneo stesso. O più precisamente da quando la madre di tutte le “spudorate”, l’americana May Sutton, nel 1905 diventò la prima non britannica in grado di vincere i Championships ma, ben più importante per i nostri perversi piaceri, la prima a far sanguinare gli occhi mummificati dei britannici, con quelle maniche rotolate e, soprattutto, quella gonna corta a mostrare le caviglie.
Se esiste reincarnazione suttoniana che, pur non scandalizzando i benpensanti, parla una lingua stilistica priva di rivali ed emuli, quella è senza dubbio la connazionale Bethanie Mattek Sands. Che appunto ama destrutturare, o meglio distruggere, l’iconografia bambolina della tennista, tutta grazia patinata ed erotismo da passerella.
Oggi quindi sul campo 3, contro Ana Ivanovic, vi era fierissimo scontro di filosofie, ma non solo in campo estetico. Perché se la serba, ormai perennemente accompagnata dal fidanzato Bastian Schweinsteiger, ha nel dritto e nella violenza offensiva da fondocampo la sua identità tennistica, la statunitense ha ormai con sempre più convinzione assimilato la propria seconda identità di doppista.
Infatti l’esperienza straordinaria con Lucie Safarova (le due possono ancora sperare nel Grande Slam) ha portato la Mattek-Sands a prendere progressiva confidenza con l’arte dell’attacco all’avanguardia, spinto a rete, votato al volo.
Tanto che artefice del sorprendentemente netto successo dell’americana sulla serba, vi è una statistica eloquente e bellissima: 22 vincenti a 3 ottenuti a rete, 9 serve and volley vinti su 15 provati contro gli 0 su 0 tentativi della Ivanovic, inebetita da quel ciuffetto viola avversario (a mescolarsi con il verde dell’erba per omaggiare il torneo: ecco come usare il colore senza poter essere puniti!) che spesso e volentieri si è presentato troppo avanti per i gusti odierni delle tenniste.
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