Australian Open – Venus Williams, una vittoria che la rilancia tra le grandi: superata Radwanska

TENNIS – Di Diego Barbiani

MELBOURNE. Una lezione di vita racchiusa in una partita di tennis. Venus Williams supera 6-3 2-6 6-1 Agnieszka Radwanska e torna nei quarti di finale di uno Slam come non le capitava dall’Open degli Stati Uniti del 2010.

Quello che si è visto, però, in due ore e dieci minuti non è tanto la bontà del gioco dell’ex n.1 del mondo, pienamente riabilitato, o le difficoltà croniche della polacca di sciogliersi dalla tensione e dalle paure, ma la maturità di Venus nel cominciare con attenzione, crescere di livello in maniera continua, avere un brusco calo per la fatica e le difficoltà con cui convive da tempo e per finire con una ritrovata carica dettata dal momento, dalla voglia di sentirsi ancora parte del mondo del tennis nonostante per lei, quest anno, gli anni saranno trentacinque.

L’elegante Venus, sotto gli occhi della sorella Serena, ha preso il comando delle operazioni sul 3-3 del primo set. Tante opportunità da una parte e dall’altra ed alla fine l’americana ha preso il largo, con il dritto da sinistra verso il rovescio di Radwanska che faceva sempre più male.

Dall’altro lato c’era un avversaria insicura, che non riusciva a muovere il gioco ed a spostare la statunitense da angolo ad angolo. Fare a pallate era impossibile, però anche nelle poche occasioni in cui sembrava avere il comando suoi colpi erano centrali, facili prede della statunitense. L’insicurezza era ancor più evidente a rete, dove ha mancato facili conclusioni al volo e sembrava stranamente spaesata, lei che invece è tra le migliori tra le giocatrici di alta classifica.

Perso il set per 6-3, è stata brava a reagire ed a farsi più furba. Ripreso subito un break di ritardo ha cominciato a tessere la sua tela, non spingendo mai per il vincente ma cercando il più possibile di far male ad una Williams che accusava un calo fisico. Ad un certo punto sembrava essersi piantata. I suoi passi erano lunghi e pesanti, la lucidità era sempre meno. Qui al sindrome di Sijorgen deve aver averla colpita come avvenne nel 2011: all’improvviso.

Probabile che negli anni precedenti sarebbe stato difficile, per lei, trovare le contromisure per rientrare con forza nel match. Dopo più di tre anni, però, è una Williams diversa che conosce meglio il proprio corpo e come contrastare la malattia. Ha cominciato una dieta ferrea a base di frullato di mais, siero di latte ed insalata ed è tornata in grande spolvero. Da lunedì prossimo, inoltre, la soddisfazione di essere almeno al n.11 del mondo. Qualcosa di effimero, però, perché è lei stessa a dichiararlo: «Non gioco se so di non poter più competere per vincere». Poco importa, dunque, se la classifica la vede vicina o lontana dalle migliori, da sua sorella Serena. Questo, anche, è un segnale che l’ha spronata a riprendere un break di ritardo nel terzo parziale ed uno spettacolare allungo a rete le ha ridato energia. Da quel momento, ad eccezione per un breve momento sul 3-1, è stata inarrestabile.

E’ lei dunque ad aggiudicarsi il derby dell’eleganza tra chi tratta la pallina con una dolcezza che probabilmente, al momento, non ha eguali e chi invece è diventata una sorta di icona per lo stile e la classe dentro e fuori dal campo. Fossero unite in una fusione forse racconteremo le gesta di un essere molto vicino alla perfezione. La realtà però voleva che solo una delle due approdasse ai quarti di finale, e sarà dunque Venus a sfidare la giovanissima Madison Keys in un derby reso ancor più intrigante da Lindsay Davenport, attuale coach della diciannovenne, che perse l’ultimo confronto contro la più anziana delle sorelle Williams in un’incredibile finale a Wimbledon nel 2005 per 9-7 al terzo.

 

Dalla stessa categoria