Wimbledon: Pennetta, un anno dopo i prati piacciono ancora. «Mi ritirerò solo quando non avrò più voglia»

TENNIS – WIMBLEDON – DAL NOSTRO INVIATO A LONDRA GIANLUCA ATLANTE – Flavia Pennetta parte bene ai Championships (dove l’anno scorso iniziò la sua rinascita, raggiungendo gli ottavi): superata Jana Cepelova con un comodo 6-2 6-3. Al prossimo turno la giovane americana Davis.

Cinquantasette minuti di tennis leggero, in alcuni casi danzante. Sopra quell’erbetta fresca che a lei, alla nostra Flavia Pennetta, piace davvero tanto. Sul campo numero 4, quello fatale al “maschietto” Seppi, la “femminuccia” Flavia, non tradisce le attese. Adesso potremo dire che l’ostacolo slovacco, rappresentato dalla Cepelova, non era di quelli insormontabili, ma le partite, come ci insegnano quelli più bravi di noi, vanno giocate e, soprattutto, vinte. La Pennetta lo ha fatto, risolvendo la “pratica” di questo primo turno, in meno di un’ora. Sciorinando un buon tennis, demolendo, in effetti, sul nascere le speranze di una giocatrice che è soltanto numero 64 del mondo e cinque della sua nazione, dietro a Cibulkova, Hantuchova, Ribarikova e Schmiedlova. Brava Flavia, perchè gli esordi sono sempre molto difficili, soprattutto quando l’erba non è ancora di quella “masticata” e giallastra di fine prime settimana, quando la velocità di palla è decisamente rallentata.

E, dando un’occhiata al tabellone, per Flavia si prospetta un altro turno del quale approfittare, lei che è la numero 12 di questi Championships. Parliamo della 21enne statunitense, Lauren Davis, capace di rispedire al mittente la Kleybanova. La Davis, numero 61 della classifica mondiale, è soltanto numero 8 del suo Paese, va tenuta, comunque, in seria considerazione perchè, dalle parti di Church Road, soprattutto nei primi giorni, non c’è assolutamente nulla di scontato, nemmeno per chi, come Flavia Pennetta, ha dalla sua il fatto di saper giocare, e bene, su questa superficie e, comunque, un ottavo di finale, quello dello scorso anno, da salvaguardare e da giocarsi, se proprio la vogliamo vedere lunga, con la Stephens. Ma per questo, eventualmente, ci sarà modo e tempo per parlarne. 

Ci piace Flavia Pennetta, perchè non è mai banale. Nella sconfitta, come nella vittoria. Lo scorso anno, di questi tempi, era sotto un treno. Oggi è tornata a guardare le sue amiche, dall’alto in basso di una classifica molto interessante. E’ caduta, ma ha saputo rialzarsi. Non una, ma due, anche tre volte. «Grazie, lo prendo come un bellissimo complimento – ci dice in sede di dialogo – In effetti, da Wimbledon a Wimbledon, sono stati dodici mesi intensi, dove di cose ne sono successe molte. Oggi, però, prendo tutto quello che viene, con uno spirito diverso. Forse, perchè, mi sono rimasti pochi anni per divertirmi con questo sport. Però, lo dico subito: mi ritirerò soltanto se non avrò più voglia e non perchè costretta da qualche acciacco. No, così proprio no. Magari, chissà, torno tra le prime dieci e mi ritiro. No, scherzo. A mio padre, quando gliel’ho detto, l’ansia gli è salita alle stelle. Però, il significato è quello, almeno per me. Smettere, quando si è ancora all’apice. Il mio coach, me lo dice sempre: ‘dai Flavia, proviamoci. Non è riuscito a molti, a noi deve riuscire’. In effetti è così. Ci proveremo. Con tranquillità, ma lo faremo». E poi? «Vedo bene la Schiavone come futuro capitano di Coppa Davis più che di Fed Cup. Con le donne, ci vuole sempre una parolina speciale. Bisogna stare attenti con i modi». E Flavia? Direttore Tecnico? «No, assolutamente. Tutte possiamo tornare utili un giorno e speriamo che sia così. Io, Francesca e Roberta, magari possiamo tirare sino alle prossime Olimpiadi. Dico, magari, ma poi, chissà, magari potrebbero aprirsi scenari stimolanti». E il presente? «Voi parlate della Davis, la mia prossima avversaria? Non ci ho mai giocato, non la conosco».  

 

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