Wimbledon: il ritorno di Vera Zvonareva tra lacrime, lotta e talento

TENNIS – LONDRA – A quasi due anni di distanza Vera Zvonareva torna a calcare i prati di Wimbledon, e lo fa con una sofferta vittoria spalmata su due giorni contro Tara Moore: 6-4 6-7(3) 9-7 il punteggio.

di Elisa Piva

A vederla oggi sembra passata una vita. Eppure solo quattro anni fa Vera Zvonareva si giocava il titolo dei Championships contro Serena Williams. Era al top della carriera, i suoi colpi filavano via a meraviglia, e lei si muoveva leggera sul campo. In fiducia e sicura del proprio tennis.
Oggi contro Tara Moore pareva una giocatrice qualsiasi: errori grossolani su colpi banali, tentennamenti sulle scelte, smash e schiaffi al volo da far tremare i polsi, passi pesanti e impacciati.
Ma Vera non è una giocatrice qualsiasi. Le doti che l’hanno portata fino al numero 2 del mondo di tanto in tanto riaffioravano, sempre più spesso, a ricordarle che il talento e le stigmate da campionessa sono indelebili. Un ace a cancellare una palla break, un rovescio lungolinea dal centro del campo, un attacco in controtempo: tutti gesti che andavano parzialmente a cancellare gli errori dettati dalla disabitudine ai match.

Il tennis e movimenti, comprensibilmente, erano arrugginiti. Eppure la russa è riuscita a portare a casa il match. Lottando e credendoci sempre, anche quando è stata sull’orlo del doppio break di svantaggio, anche quando per due volte la sua avversaria ha servito per il match (entrambe le volte servizio ceduto con un doppio fallo).
Alla fine, dopo 2 ore, 43 minuti e due giorni di gioco, Vera ha potuto appoggiare un comodo rovescio, tornando ad assaporare la vittoria di un match a Wimbledon.

Non le accadeva dal 2012, dal secondo turno del torneo olimpico di Londra, dove poi perse contro Serena Williams. Da lì in poi è cominciato il calvario causato da un infortunio alla spalla destra, simile a quello patito da Maria Sharapova. Un malanno fisico da cui è difficile recuperare perché va ad interessare l’arto più importante per un tennista. Masha ci ha messo anni a ritornare al meglio dopo tornei giocati a spizzichi e bocconi.
Vera invece – 30 anni a settembre – non ha potuto toccare la racchetta per più di un anno. Così, col timore di non poter più tornare, ha colto la palla al balzo dedicando il tempo necessario allo studio e laureandosi nel luglio 2013 in Relazioni economiche internazionali all’università di Mosca. «Mi ci sono voluti sei anni, ma negli ultimi tempi lontano dai campi ho recuperato, ho lavorato duro e finalmente ho la mia laurea – aveva raccontato raggiante e fresca di laurea -. In uno degli ultimi esami ero molto nervosa, non mi aspettavo di riuscirci. Quando entravo a fare gli esami pensavo ‘Dio ti prego fammi almeno passare’, ma alla fine ho preso sempre il massimo, è stato fantastico e sono molto orgogliosa».  

Tutto a pochi mesi dall’operazione alla spalla. Poi però, libera da esami e preoccupazioni, ha potuto concentrarsi solo sulla riabilitazione. In mente nessun piano di rientro e nessuna aspettativa, ma la volontà di tornare ancora una volta da un infortunio. «Mi manca l’atmosfera del giocare in un grande campo, giocare match importanti, il supporto dei fan – aveva confessato – Ma so già cosa significa tornare dopo un infortunio. Mi è già successo e sono tornata più forte. Questo mi dà fiducia, anche se non sono mai stata ferma così tanto. Sarà una bella sfida, spero di tornare in campo e vediamo quello che succederà».

Più di un anno dopo è successo che Vera è tornata, grazie ad una wild card, a giocare e vincere un match sull’erba dell’All England Club, il posto più prestigioso dove giocare a tennis. E pazienza se il campo era il numero 2 e non il centrale. Pazienza se ha dovuto sudare sette camicie per battere la numero 250 del mondo, mancando spesso punti facili. Pazienza se il colpi erano spesso traballanti e i passi pesanti. Perché comunque, a sprazzi, abbiamo rivisto lampi della sua classe, ma anche sul suo viso quell’espressione disperata, sull’orlo delle lacrime, di chi si arrabbia per aver appena mancato un o due colpi facili e poi nasconde la testa sotto l’asciugamano. E allora possiamo dire che è davvero tornata. Difficile, certo, immaginarsela nuovamente ai vertici della classifica, ma già in passato abbiamo assistito a ritorni ‘miracolosi’. Anche da infortuni che sembravano aver stroncato carriere. Vera potrebbe essere la prossima.

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