di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
TENNIS – WIMBLEDON – Di FEDERICO PARODI – Grigor Dimitrov, testa di serie numero 13, batte senza problemi l’eterna promessa statunitense Ryan Harrison 7-6(1) 6-3 6-2 e si qualifica al secondo turno, dove affronterà il vincente del match tra Saville e Thiem. Il bulgaro, fresco vincitore del Queen’s, dimostra di essere in buona forma e punta a riscattare la precoce sconfitta di Parigi su una superficie che sembra esaltare le sue caratteristiche.
Un primo turno che ha messo in campo il talento di due giocatori che, per ragioni molto diverse, non si sono ancora espressi secondo le aspettative di media e addetti ai lavori. Il bulgaro, classe 1991, sta progredendo a piccoli passi e sembra avviato a una carriera di alto livello, sebbene l’azzardato paragone con Federer sia destinato a rimanere tale. L’americano, di 12 mesi più giovane, dimostra di essere ancora acerbo, non riuscendo a fugare i dubbi che lo vedrebbero, al pari del connazionale Donald Young, un’eterna promessa destinata a non realizzarsi: arrivato a 20 anni al numero 43 e ora sceso a 150 del mondo (classifica che lo costringe alle qualificazioni), Harrison ha vinto, infatti, soltanto 4 match Atp in questo 2014.
Così vicini anagraficamente, così lontani per stile di gioco e attitudine in campo, Dimitrov e Harrison danno vita a una partita che dura lo spazio di un set, il primo, nel quale è il servizio il padrone assoluto del Court One. Normale che si arrivi al tie-break. Harrison, rodato dalle tre partite di qualificazione, dimostra tutta la sua disabitudine al grande tennis proprio nel momento più delicato, quando si gioca su pochi punti e polso e testa dovrebbero trovare la coesione perfetta.
Nel secondo set, il bulgaro sfrutta i tentennamenti al servizio dell’americano, che, di fronte alle variazioni di Dimitrov, mette a nudo tutti i suoi limiti sul verde. Il bulgaro, al contrario, danza sul campo e gioca di controbalzo con una facilità disarmante, nonostante qualche errore di troppo sotto rete. Giocando in costante proiezione offensiva gli è concesso, anche se Dimitrov, di tanto in tanto, tende ancora a specchiarsi nella sua eleganza. Per fortuna, ora è un giocatore anche concreto.
Avanti di due set e di un break nel terzo, il numero 13 del seeding può concedersi allo spettacolo, provando soluzioni tattiche che gli potranno essere utili nel proseguo del torneo. Il bulgaro ha l’obbligo di migliorare il secondo turno, suo miglior risultato ai Championships, poi chissà… Il primo passo è l’entrata in top ten. Non vincerà quanto Federer, ma è sulla strada giusta per mantenere, perlomeno in parte, l’alta aspettativa a cui lo condanna il suo talento cristallino. Ryan Harrison, invece, incassa l’ennesima sconfitta. Non era questa una partita che poteva vincere, ma l’impressione è che il giovane americano si sia perso, schiacciato dalla pressione di un tennis a stelle e striscie avaro di ricambi. Il tempo è comunque dalla sua.