Sabalenka, Kyrgios e le esibizioni da circo

Domenica 28 dicembre è il giorno che rischia di mettere in ridicolo una parte del mondo del tennis. Difficile trovare un’accezione migliore per descrivere la baracconata che andrà in scena a Dubai tra Nick Kyrgios e Aryna Sabalenka, pur non puntando sul personale.

L’esibizione tra i due, che fanno parte della stessa agenzia di management (la Evolve, da cui la co-fondatrice Naomi Osaka si è distaccata ufficialmente non più di una decina di giorni fa), è stata ribattezzata “la battaglia dei sessi”: un termine criticato persino da Billie Jean King e che nel corso dell’ultimo mese è stata accompagnata quasi solo da una scia negativa tra polemiche e frasi che non hanno nulla a che vedere col contesto in cui si inseriva l’evento storico del 1973 tra la fondatrice della WTA e Bobby Riggs. Da un lato Sabalenka, numero 1 WTA del mondo e reduce dalla miglior stagione della carriera, e dall’altro Kyrgios, fondamentalmente inattivo da circa tre anni ma capace di restare sulla bocca di tutti. Per come tutto ciò sia pompato, l’evento non può che svolgersi a Dubai: soldi, tante luci, scenario ovattato, poco altro di concreto. E sarà probabilmente pieno, perché uscendo dal campo degli appassionati di tennis c’è chi vede due dei volti più famosi dello sport attuale. Che di fatto rappresenta la crosta da cui, scavando un po’, nascono problemi e incomprensioni.

Quando King e Riggs si sfidarono ci fu un pretesto simbolico al di là dell’avere la donna imporsi sull’uomo (con tutte le virgolette del caso). La sola presenza di Billie Jean, unita alle sue battaglie continue in quel tempo in una società diversa e vari tabù da infrangere, serviva per garantire alle donne la possibilità di avere rilevanza nel contesto sportivo e segnò uno spartiacque non replicabile. Sempre lei, poi, fece intendere anche alle WTA Finals di Singapore del 2018 che forse non avrebbe mai voluto arrivare a quello: la stessa WTA, per parole sue, fu un piano B divenuto essenziale nel momento in cui era l’unica via per dare dignità alle tenniste mentre nella sua testa rimaneva il desiderio di avere donne e uomini competere sotto la stessa associazione. Ancora oggi, oltretutto, la spaccatura tra ATP e WTA rimane netta: ci sono questioni commerciali, come anche ferree convinzioni che i due mondi viaggino su rette parallele. Di fatto, se durante il lock-down si cominciò a parlare di possibile unione, dopo circa sei anni siamo a un punto (nuovamente) morto se non per qualche collaborazione laterale. Per cui se Sabalenka, in questo caso, sostiene che questa partita farà solo del bene al tennis femminile le parole suonano come una presa in giro per le sue protagoniste (tra cui lei stessa).

Rispetto agli anni ’70, il circuito WTA è cresciuto ed è a oggi lo sport femminile coi guadagni più importanti come anche di diversi altri sport al maschile. Il tutto non è stato per quella sfida tra King e Riggs, pur avendo rappresentato uno dei punti di svolta, ma per chi ha aiutato Billie Jean a credere nel suo ideale: coloro che oltre a divenire campionesse si sono spese per far valere la loro causa con fatica e sono divenute simboli al di fuori del campo. Sabalenka, ora numero 1 del mondo, ha responsabilità extra nei confronti delle colleghe ma fin qui l’aver accettato questa scena ha esposto tutte (lei compresa) a varie umiliazioni su quanto lo sport femminile sia inferiore e inadatto. Nell’ultimo mese ha promosso l’evento al pubblico generalista: l’agenzia Evolve l’ha spinta in eventi extra tennis e stavolta si è vista con Jimmy Fallon al The Tonight Show come anche nel discusso talkshow di Piers Morgan. Qui, seduta accanto a Kyrgios, si è prestata a un dibattito sul genere che ha scatenato feroci polemiche.

Per Sabalenka deve essere vietato ad atleti transessuali di competere nel circuito WTA. La realtà dei fatti però vede zero casi nel tour. La parte più attuale e dura da esprimere, poi, vede la persona transessuale non ancora accettata dalla società e priva di ruoli comuni: il discutere di avere o meno chi fa sport a livello tale da essere bravi abbastanza da entrare nei tornei, come se nulla fosse, è pretestuoso e inutile. Dovremmo evolvere, tutti quanti, a un punto tale che ora forse non ci immaginiamo. E questo solo per poter affrontare con criterio la questione. Non certo però al microfono di chi si rivolge a un pubblico verso cui queste parole servono solo a fare da benzina sul fuoco per gonfiare odio e dibattiti politici soprattutto negli ambienti della destra statunitense. Perché di fatto Morgan e il suo show (rinominato ‘uncensored’) mira a questo, promuovendosi tra chi vuole difendere la libertà di espressione urlata a più riprese da quel lato del mondo, tanto da ospitare in quei giorni anche un personaggio assai controverso come Nick Fuentes, che elogiava la figura di Adolf Hitler.

Sabalenka, che nel periodo più intenso delle vicende nel dietro le quinte tra atlete ucraine e relative rappresentanti dei paesi invasori continuava a sbandierare il suo essere estranea alla politica, si è prestata qui come strumento per avallare le teorie più becere di odio e divisione politica. Il tutto seduta accanto a chi invece si è fatto notare per commenti misogini verso altre atlete come Anna Kalinskaya e Donna Vekic, ha patteggiato una sentenza di molestie da colpevole e ha dichiarato supporto (poi ritrattato) verso Andrew Tate e i suoi seguaci, figura condannata tra le altre cose per traffico di esseri umani e sfruttamento della prostituzione. Per quello, però, Morgan non ha mosso questioni. E come potrebbe, pur col suo ‘uncensored’, quando Tate è stato estradato negli Stati Uniti da un carcere in Romania su sostegno dell’amministrazione Trump?

Il tennis femminile ha bisogno di questo circo? È l’altra vera domanda. Se si vuole un’esibizione fine a se stessa in un clima abbastanza surreale, con un’arena verosimilmente piena e varie tv pronte a trasmettere l’evento allora abbiamo come occupare parte della nostra giornata; se invece vogliamo credere che Kyrgios e Sabalenka possano far promozione allo sport al punto da ribattezzarla ‘la battaglia dei sessi’ e creare un circo di questa portata siamo fuori strada. E con tutte le differenze che possono esserci tra la figura maschile e quella femminile, nulla di quanto avverrà sarà considerato vagamente serio. È come credere che Jake Paul da youtuber sia davvero capace di sfidare atleti della boxe, pur avendo alle spalle chi paga al punto da fargli guadagnare più di campioni veri: dove è il senso di tutto ciò?

Qualcuno può ricordare di recente come Mirra Andreeva perse da un tennista ATP oltre la millesima posizione in un’esibizione a squadre in Francia, in un contesto che mise abbastanza in imbarazzo tutti. Era prevista dall’altro lato della rete Marta Kostyuk, la quale però si tirò fuori. Eravamo lontani dalla realtà agonistica, si ebbero due set abbastanza combattuti e un risultato non ufficiale ma registrato tra chi vuole pompare la propria linea. Più celebre l’episodio delle sorelle Williams all’Australian Open 1998 quando sfidarono un semisconosciuto Karsten Braasch, allora numero 203 del mondo, perdendo entrambe. Si ricamò molto, ma pochissimi presero in considerazione cosa lo stesso Braasch scrisse nel 2001 (qui l’articolo originale): secondo lui, l’idea nacque perché le sorelle (allora Venus aveva 17 anni, Serena 16) videro alcuni tennisti allenarsi ed erano convinte di potersela giocare contro un top-200, più o meno la sua classifica. Braasch fu contattato e accettò, scrivendo pensasse perlopiù fosse una cosa non male, leggera, senza altri presupposti. Pur con scarsa preparazione, batté Serena 6-1 e Venus 6-2. Qualcuno citava un tennista talmente rilassato da fumare al cambio campo (erano sul court 17 a Melbourne). Braasch, però, scrisse che malgrado tutto riconosceva le ottime qualità delle due, soprattutto nel colpire la palla, ma a fare la differenza (soprattutto nei primi game) fu la loro disabitudine ai colpi dei maschi, con tipi di spin che le donne non affrontano nel loro circuito e che alcuni piazzamenti negli angoli che per loro erano praticamente vincenti ma grazie ai suoi spostamenti riusciva a raggiungere abbastanza bene. La chiusura del racconto: “Ho vinto, ma né io, né Serena, né Venus prendemmo davvero sul serio quell’incontro. Stavamo solo divertendoci un po’”. Per quanto, poi, pur riproponendosi alle due, pare trovò un ‘no’ chiaro con Venus che a Parigi gli disse: “Hai presente quella cosa in Australia? Non è mai successa”.

Fu lui a prenderla troppo alla leggera? loro a interpretarla troppo sul serio? e qui quale sarà l’esito che darebbe valore a Sabalenka? o ancor più chiaramente: in che modo qualsiasi cosa verrà fuori non verrà interpretata come quella che appare? Kyrgios è alle porte dei 31 anni, i dubbi sulla sua carriera ci sono da tempo e a maggior ragione da quando è apparso molto più come opinionista e intervistatore; Sabalenka, invece, ha aperto le porte a ogni genere di commento denigratorio, alcuni anche dalla bocca di ex colleghe. Garbine Muguruza, arrivata nel 2017 al numero 1 del mondo, ha detto che potrebbe perdere pure da un tennista junior. Quasi a rimarcare il risultato di una carriera tenuta in piedi tra il 2015 e il 2022 da qualche buona settimana qua e là (vinse titoli importanti, ma ebbe anche lunghi momenti ‘no’). Così questo sembra essere un enorme errore gratuito che Aryna fa a se stessa e al tennis femminile. Aggravato ancor di più da quella che è la sua posizione attuale: come numero 1 ha aperto le porte a tutti quelli che volevano un’occasione per attaccare. Dopo anni di polemiche, l’ultima cosa che servirebbe alla WTA è avere la propria leader in una comparsata del genere, convinta (a parole sue) di fare del bene al circuito femminile ma mettendo il suo nome su un’esibizione farsa dove le uniche note positive saranno i soldi che entreranno. Il tutto dopo un’annata che ha rimarcato come il vertice della classifica mondiale è quantomai pieno di grandi giocatrici.

Dalla stessa categoria