Sabalenka trova lo Slam: bis allo US Open

[1] A. Sabalenka b. [8] A. Anisimova 6-3 7-6(3)

Al terzo tentativo stagionale, Aryna Sabalenka ce l’ha fatta ed è riuscita a trovare quello Slam per dare un po’ più di spessore all’annata che molto probabilmente la vedrà finire da numero 1 del mondo. Perché il rendimento generale fin qui nel 2025 era stato di primo livello, ma la macchia indelebile di due finali (consecutive) perse nella prima metà dell’anno la costringevano oggi a non sperperare l’ennesima chance che riceveva.

Il quarto Major della carriera è giunto dopo un 6-3 7-6(3) ai danni di Amanda Anisimova, in una partita dove non ha nemmeno dovuto tribolare così tanto per i nervi che di frequente in queste occasioni la prendono e la portano a lottare anche contro se stessa, avendo dall’altra parte della rete un’avversaria che le ha anche facilitato il compito. La statunitense, dopo Wimbledon, ha perso una nuova finale Slam e sebbene sia riuscita a far meglio di Londra e ad avere qualche buono spunto, anche stavolta non si è dimostrata tanto pronta a un passo assai grande quanto pesante sotto tanti aspetti.

Si temeva, per Anisimova, uno scenario abbastanza simile alla finale di Wimbledon perché le circostanze con cui si è verificato l’avvicinamento avevano tanti punti in comune. Non di meno, l’avversaria nell’ultimo atto era una delle più dure da affrontare: di là Iga Swiatek, di qua Sabalenka. Le due che stanno alzando sempre più il livello e obbligano il resto del gruppo a prestazioni al limite delle proprie capacità fisiche, tecniche e mentali. Anche per questo, le tre ore che Amanda ha impiegato per battere Naomi Osaka e lo scarso tempo a disposizione per recuperare ricordavano da vicino la semifinale di Wimbledon e, quanto emerso da queste due finali, è quanto ancora abbia da lavorare per coprire il distacco.

Da parte sua, è stata un’altra partita dove spesso più che pensare al campo si lamentava col proprio team. Il problema principale, a un certo punto, sembrava essere l’impianto luminoso che le creava fastidio col lancio di palla. Peccato però aveva giocato buona parte della semifinale col tetto chiuso. Sembrava avere troppi pensieri per la testa e non riusciva a produrre qualcosa che potesse davvero dar fastidio alla numero 1 del mondo. Fiammate, o poco altro, in un’altalena troppo irregolare. Una rimonta da 0-2 a 3-2 nel primo parziale, un riaggancio da 1-3 a 3-3 nel secondo e qualche momento di suspance quando Sabalenka serviva per la vittoria, con un controbreak sul 4-5 che però non ha cambiato il copione.

Alla fine, il punteggio è stato quasi in bilico ma sembrava sempre una partita che Sabalenka, pur con i suoi momenti, avrebbe difficilmente mollato. Nel primo set aveva numeri bassissimi per i suoi standard, con appena 3 vincenti e 4 errori gratuiti, ma faceva il lavoro “sporco” da dietro la linea di fondo per tenere difensivamente le pallate dell’avversaria e alzare quel tanto che bastava la traiettoria per darle margine e difesa. E Anisimova, di contro, non arrivava nemmeno al 15% di punti vinti sulla seconda, fattore che l’ha condizionata tantissimo fino alla fine. Le rare fiammate sembravano più reazioni, appunto, e momenti dove magari qualcosa all’avversaria non riusciva più tanto bene, ma nel complesso il dritto era più croce che delizia e quando si arrivava ai punti delicati era spesso lei a subire. Solo sul 5-4 e servizio Sabalenka nel secondo set ha fatto qualcosa, sfruttando un gran lob per il 30-40 che ha generato il punto del pareggio seguito dal sorpasso.

La cosa migliore della partita di Aryna, invece, è probabilmente arrivata pochi minuti dopo perché sul 5-6 è riuscita a chiudere un game al servizio senza sudare, favorita anche da una pessima scelta tattica di Anisimova sul 30-15. Sul 6-6 poi, la numero 1 del mondo ha fatto valere la sua dittatura allungando la serie positiva che dura da Indian Wells col diciannovesimo tie-break consecutivo vinto, scappando subito sul 6-1 e chiudendo al terzo match point. Legittima, in un certo senso, l’esultanza così sentita inginocchiandosi e quasi scoppiando in lacrime: solo lei sa quante delusioni ha dovuto mandare giù già solo in questa stagione, e quanto fosse bisognosa di questo titolo.

Lo Slam numero quattro della carriera è anche il secondo allo US Open, bissando quello ottenuto nel 2024. Un risultato che certifica al 98% la posizione di numero 1 del mondo a fine anno per il secondo anno consecutivo, arrivando così al traguardo di un periodo piuttosto positivo ma dove ancora mancava qualcosa.

Dalla stessa categoria