Kvitova, titoli di coda: “Chiudo un’epoca meravigliosa”

Petra Kvitova è ufficialmente una ex tennista, dopo la sconfitta per 6-1 6-0 nel primo turno dello US Open contro Diane Parry in quello che, lo aveva annunciato, sarebbe stato il suo ultimo torneo da professionista.

La giornata in sé è stata molto negativa, ha raccontato in conferenza stampa di aver perso completamente il controllo delle emozioni che l’hanno accompagnata per l’ultima volta in campo e di non aver mai saputo tenere duro ai colpi con buona varietà della francese. A complicare le cose, dirà in conferenza stampa, anche una forma fisica pessima dopo aver contratto il covid circa tre settimane fa ed essere stata a letto per una settimana intera. Ha voluto comunque giocare, per chiudere la carriera senza pensare troppo a possibili ulteriori rinvii, “anche se nella mia testa la chiusura del cerchio è arrivata a Wimbledon. Oggi si chiude un’epoca meravigliosa”.

Non ha rimpianti, dopo 19 stagioni vissute a tutta e ricoprendo un ruolo principale nel panorama del tennis femminile. Le è mancato solo il numero 1 WTA, con la doppia grande occasione avuta in Australia nel 2012 e più avanti nel 2019, in circostanze di vita e carriera completamente differenti. Nel primo caso pur provenendo da una seconda parte di 2011 stellare aveva tanta più pressione addosso e franò nella finale di Sydney dopo aver vinto il primo set contro Na Li. Nel secondo, rientrando dall’aggressione subita in casa due anni prima, se la giocò come meglio non poté contro Naomi Osaka e fu banalmente il destino a scegliere la giapponese (o meglio, non ebbe rimpianti di alcun genere).

Petra, tennista dal talento sublime, è stata ai vertici con almeno tre diverse generazioni di tenniste, fattore abbastanza anomalo in un universo (quello del circuito femminile) dove si cerca sempre la teenager che abbatta record di precocità nei risultati per fare sensazione. E lei ebbe il suo primo momento di gloria ad appena 21 anni col trionfo a Wimbledon che verrà bissato nel 2014 e, in mezzo, momenti d’oro vissuti da leader di una nazionale che dominava la competizione a squadre più importante quando ancora si chiamava Fed Cup e produceva incontri di valore. Proprio nel 2014, la sfida contro Angelique Kerber in finale alla O2 Arena di Praga è forse una delle partite più belle del nuovo millennio tennistico, con un tifo vero sugli spalti e due ragazze in campo a superarsi punto dopo punto: la Repubblica Ceca aveva un doppio vantaggio nel punteggio (2-0 dopo i primi singolari) e aveva tutte le carte in regola per chiudere la pratica anche perdendo quella partita, ma sembrava diventare una sfida personale tra le due con Martina Navratilova in tribuna ormai presa pure lei dal momento e che veniva inquadrata tesissima, sbuffando e cercando di scaricare il nervoso.

Ci possono essere tanti momenti simbolo per lei, eppure quanto risalta davvero è quello che Petra lascia: è sempre stata una delle più ben volute nello spogliatoio, fin da quando girava con un apparecchio ai denti e faceva fatica a esprimersi in inglese. La vicenda dell’incidente domestico ha probabilmente enfatizzato ancor di più tutto ciò perché nei primi giorni si temeva davvero per la sua vita e le manifestazioni di affetto e apprensione furono numerose e continue, con la grande emozione avuta al rientro in campo al Roland Garros 2017 e l’immagine finale di lei a disegnare un cuore con le proprie dita rivolte alla marea di persone nel suo box che indossavano con orgoglio la maglia “Courage. Believe. Pojd”.

Si era capito da qualche anno che per lei il tennis cominciasse ad avere un ruolo sempre più marginale. Teneva tantissimo al desiderio di diventare mamma e, forse, il vedere accanto a sé giocatrici con cui è cresciuta fin dall’under-12 che riuscivano a mettere su famiglia l’ha portata a pensare sempre più a questo momento. Già il successo nel 2023 a Miami, uno dei WTA 1000 più ostici di tutti per lei, sembrava una sorta di regalo in vista di un ritiro ormai vicino, ma più andava avanti e più sembrava legata al desiderio di continuare finché non arrivava quel momento, quasi a voler far vedere al proprio figlio che la sua mamma è stata davvero protagonista di qualcosa di importante. Petr forse è ancora troppo piccolo per realizzarlo, ma ha accanto a sé una persona speciale.

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