Sinner e il diritto di sbagliare

Errare è una cosa comune scriveva Cicerone e il concetto che in fondo errare è umano ci accompagna rassicurante da secoli raccontandoci con inesauribile saggezza che la nostra natura è  meravigliosamente imperfetta.Sbagliare è normale, l’errore fa parte di qualsiasi processo di apprendimento, in amore come nel lavoro, in famiglia o nelle relazioni sociali. In verità è il modo in cui gestiamo il rapporto con l’errore che diventa cruciale perché può genera ansia, talvolta angoscia, e minare sensibilmente la percezione di noi stessi.

Quando sbagliamo è facilissimo sabotare la nostra autostima. Questo perché per una mera similitudine lessicale il termine errore viene associato alla parola fallimento. A differenza di un semplice insuccesso l’errore ha un ruolo importante: è normale perché fa parte dell’essere umano; è positivo e utile perché con la sua correzione permette di imparare e acquisire esperienza. Imparare a far pace con i nostri errori significa affrontare le difficoltà in modo sano e soprattutto a perdonarci. Ovvio, quando però sono gli altri a sbagliare, la questione cambia in modo radicale. L’atteggiamento compassionevole si trasforma in giudicante, dispensatore di giudizi sul valore personale, assegnando allo sbaglio una valenza negativa, un significato di inadeguatezza e di incapacità. Lo sanno bene i tennisti negli ultimi tempi: il pubblico è diventato un giudice severo e talvolta spietato che impiega un nano secondo a togliere la maglia di ammiratore sfegatato e a indossare quella di detrattore agguerrito. In particolare gli appassionati dell’ultima ora, facili all’esaltazione ma ancora di più alla critica feroce: le sconfitte non sono tollerate, anche se si tratta di finali Slam o Master 1000, figurarsi un’eliminazione agli ottavi di un ATP 500. Basta una leggera flessione dell’indice di gradimento, un cedimento dei risultati e finisce nel tritacarne tutto quello che di buono era stato fino a poco tempo prima incensato e che viene subito sacrificato nel nome di una perfezione assoluta, che diciamocelo, è pure noiosa. Già perché dall’essere perfetti non si impara mai niente. E allora che ben venga una serata di svago con gli amici, una storia d’amore patinata o un featuring che probabilmente non passerà agli annali della storia musicale. A vent’anni, come a ogni età del resto, si ha il diritto di “sbagliare”, anche i campioni ce l’hanno, sarebbe ingiusto negarglielo. Un errore, sempre poi che di sbagli effettivi si tratti, non inficia ciò che questi giovani atleti sono ma solo ciò che fanno, perché altrimenti se associamo il valore ai comportamenti, ci condanniamo tutti a vivere con un carico di giudizio che non lascia spazio alla libertà di essere persone, di essere umani. Collezionare vittorie, avere un gioco solido e inattaccabile non significa che chi lo pratica sia inscalfibile. Nel 2021 a Miami avevamo gongolato entusiasti ascoltando quel “ma tu non sei umano” pronunciato a fine partita da Bublik al nostro giovanissimo Sinner. L’ascesa incontenibile di Jannik in questi anni ci ha convinti di avere a che fare con una macchina da guerra e che l’analisi di Bublik, tutto genio e sregolatezza, avesse certificato la garanzia robotica del nostro azzurro. Ma anche questo in fondo era un errore. Nessun essere umano non commette sbagli e ritenere Jannik non umano è il maggior torto che possiamo fargli. Non comprendere davanti a un insuccesso quello smarrimento legittimo che tutti noi invece vorremmo ci venisse perdonato quando sbagliamo, rende noi disumani, non lui. Di sicuro Jannik è in grado di accettare il rischio di sbagliare e capace di compiere scelte coraggiose, come ha ampiamente dimostrato finora. Se errare deriva dal latino andare vagando/attraversare, in questo senso a Jannik non mancherà certamente la determinazione e il coraggio di passare attraverso le difficoltà, per crescere e trarne esperienza. Infatti si definisce esperto solo chi ha fatto tutti gli errori possibili nel suo campo e se li ricorda uno per uno. Ma che a differenza degli altri, nonostante questo, continua ancora a provarci. 

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