Cosa accade quando due fuoriclasse si incontrano fuori dal campo, ma nel territorio condiviso della vita vissuta? Nasce “Polvere e Gloria”, l’inaspettata unione in musica tra Andrea Bocelli e Jannik Sinner, in uscita il 20 giugno per Decca Records / Universal Music. Il brano è una conversazione tra generazioni, tra percorsi diversi ma guidati dalla […]
Di Stefano Tardi
“È stato un bene giocare prima di due slam contro Carlos”. Dopo aver espresso la propria soddisfazione per l’ottimo torneo disputato al rientro dopo lo stop forzato, a margine della sconfitta subita in due set per mano di Carlos Alcaraz nella finale degli Internazionali BNL d’Italia, Jannik Sinner aveva aggiunto questa considerazione. Il perché, lo raccontano abbastanza chiaramente i risultati dell’ultimo anno e mezzo, degli ultimi dodici mesi soprattutto, da quando Fabrice Santoro dopo la vittoria ai quarti contro Dimitrov sullo Chatrier gli comunicò di essere diventato il primo tennista italiano a raggiungere la leadership mondiale: in condizioni normali, solo il ventiduenne originario di Murcia ha dimostrato di essere in grado di prevalere nei confronti dell’altoatesino.
L’assenza di Sinner ha mostrato al mondo un circuito in cui gli altri protagonisti hanno faticato a caricarsi sulle spalle la responsabilità di poter essere considerati favoriti, ridimensionandoli ancor prima che il numero uno della classifica ATP tornasse ad annichilirli sul campo: se si esclude la finale di Roma contro Carlitos, dal suo rientro Jan ha vinto ventotto set, perdendone solo uno, sulla superficie a lui meno congeniale. Numeri che raccontano come neanche sulla terra rossa Jannik lasci respirare i malcapitati di turno, messi costantemente sotto pressione e quasi impossibilitati a ragionare per sviluppare la loro idea di gioco (qualunque sia il loro stile), sopraffatti da una capacità di concentrazione e presa mentale sulla partita che non sembra conoscere pause, costretti ad esultare oltre misura per la conquista di un solo game. Tutti, o quasi. Tranne uno.
“So che ultimamente i testa a testa con Carlos non stanno andando bene”. Challenger (una vittoria per Alcaraz) ed esibizioni (una vittoria per Sinner) esclusi, negli undici precedenti nel circuito maggiore lo spagnolo è avanti (7 a 4) con un parziale di quattro successi consecutivi (l’ultima vittoria dell’azzurro risale a Pechino 2023). L’allievo di Juan Carlos Ferrero è avanti anche nei confronti diretti su terra (2 a 1) e negli Slam (2 a 1). Ma ognuno di questi match (le prime pagine di un romanzo destinato a riempiersi di chissà quanti altri capitoli) ha avuto una storia a sé. Ha rappresentato uno spartiacque il quarto di finale degli US Open 2022 quando, imponendosi al quinto set, Carlos dimostrò al mondo che il suo straordinario talento, per quanto ancora acerbo, fosse già pronto per imporsi ai massimi livelli. In un colpo solo lo spagnolo vinse il suo primo Major e conquistò il primato nella classifica ATP, lasciando Jannik a leccarsi ferite mia esibite per essere invece trasformate in spinta motivazionale.
Perché da quella sconfitta che è sembrata quasi separare momentaneamente le carriere dei due talenti, lasciando nel 2023 lo spagnolo da solo a fronteggiare (a Wimbledon con successo) la sete di dominio assoluto mostrata ancora una volta da Novak Djokovic a livello Slam, Sinner ha intrapreso un costante processo di crescita. Un’inesorabile progressione culminata, quasi fosse stato anche per lui un battesimo di fuoco, con l’indimenticabile successo ottenuto contro Nole in semifinale di Coppa Davis che ha poi spalancato agli azzurri capitanati da Filippo Volandri le porte del trionfo nella competizione a squadre in quel di Malaga. Quasi il preludio ad un 2024 che (al netto del trionfo del gigante serbo alle Olimpiadi di Parigi) ha segnato l’inizio di una nuova era che, riallineando i loro destini, ha visto i due nuovi fenomeni spartirsi equamente i quattro Majors.
Domani, per la prima volta, si affronteranno nella finale di uno Slam. Un terreno di conquista ben conosciuto da entrambi (4 volte da Carlos, 3 volte da Jannik) ma sul quale nessuno dei due ha fin qui mai assaporato il sapore della sconfitta. Sinner ci arriverà forte dei venti successi consecutivi a livello Major, Alcaraz del titolo conquistato un anno fa eliminando in semifinale proprio l’altoatesino al quinto set. Ma per quanto visto nelle semi, ad arrivare meglio all’appuntamento pare proprio Sinner, che nelle difficoltà affrontate con Nole ha avuto le risposte che cercava dal suo rientro: sulla ritrovata capacità di giocare e vincere tutti (o quasi) i punti importanti mostrando una granitica solidità, tennistica e soprattutto mentale, senza soluzione di continuità. Mentre, poco prima, contro Musetti il tennis di Alcaraz era sembrato tutt’altro che inscalfibile (come testimoniato anche da qualche set di troppo lasciato per strada lungo il percorso).
Al servizio ed in risposta l’azzurro ha dimostrato di avere qualcosa in più, ma dovrà mettere in campo una percentuale di prime ben più alta del 51% che le statistiche hanno rilevato al termine della semifinale vinta contro Djokovic. E servirà pazienza, nei momenti in cui lo spagnolo innalzerà il suo tennis ad un livello da renderlo quasi ingiocabile, ed essere consapevoli che non necessariamente il numero due del mondo, esaltato dalla sfida con Jan, si concederà i ben noti momenti di pausa (comunque sempre più rari nelle partite che contano e spesso ultimamente relegati in match dall’esito difficilmente sovvertibile). Come la sfida degli US Open, la sensazione è che possa trattarsi di un altro spartiacque: perché a Jan potrebbe pesare l’eventuale quinta sconfitta consecutiva, mentre Carlos potrebbe soffrire la finale persa sulla superficie dove è considerato superiore.
Nell’unica finale giocata su terra rossa, quella dell’edizione 2022 dell’ATP 250 di Umago, a prevalere fu Sinner. Non passerà alla storia come il precedente più significativo tra i due, quello che vide il murciano tornare generosamente sulla riva dell’Adriatico da campione in carica un anno dopo aver conquistato in terra croata il primo titolo in carriera nel circuito maggiore, ma merita di essere ricordato. Perché il successo in rimonta per 6-7 (5) 6-1 6-1 ottenuto in finale da Jannik rappresentò il primo titolo di quella stagione inizialmente costellata da infortuni, nonché il primo trionfo sotto la guida di Simone Vagnozzi e Darren Cahill, pochi mesi dopo il loro approdo nel box dell’altoatesino seguito alla separazione da Riccardo Piatti. Anche in quell’occasione, Alcaraz raggiunse l’ultimo atto del torneo dopo aver sofferto in semifinale contro un altro azzurro (Giulio Zeppieri). Che sia di buon auspicio.