Paolini storica: ribaltata Stearns, è finale a Roma

[6] J. Paolini b. P. Stearns 7-5 6-1

11 anni dopo Sara Errani e a 40 anni dal trionfo di Raffaella Reggi, unico successo in finale (nell’Era Open) di un’italiana in singolare al Foro Italico, abbiamo la terza azzurra che si giocherà il titolo del WTA 1000 di Roma. La nostra porta-bandiera in quest edizione, Jasmine Paolini, numero 6 del seeding ha superato anche l’ostacolo Peyton Stearns per 7-5 6-1 conquistando la storica finale un anno dopo il successo, assieme a Sara Errani, nel doppio femminile.

Una partita difficile soprattutto nel primo set, finché la statunitense reggeva il ritmo abbastanza alto e grazie a una falsa partenza della toscana era riuscita a scappare comodamente sul 3-0 e ad avere anche una chance del 4-0 e servizio. In generale, tutto il primo set è stato vissuto dall’italiana con grande fatica a sbloccarsi, ad allungare le traiettorie, a reagire nello scambio offrendo palle troppo docili a un dritto che non chiedeva altro e un rovescio che pur non essendo allo stesso livello riusciva a gestire lo scambio. Paolini stava mancando un po’ in ogni aspetto, succube nello scambio e in affanno con la prima palla di servizio. Riprendere quel quarto game è stato fondamentale perché già nel quinto qualcosa stava cambiando.

Stearns è andata 40-0 in maniera abbastanza agevole, ma da lì han cominciato ad arrivare i primi punti veri per Jasmine. Qualche rovescio più deciso sulla diagonale, qualche scambio più lungo e lottato, un dritto e un rovescio vincente e si arrivava alla parità. Non è bastata, e nel game successivo si è trovata ancora a rischio sul 30-30, ma era questione di resistere da fondo ancora qualche minuto mentre le gambe cominciavano a ingranare e sciogliersi e con quelle tutto il suo impianto tennistico ne beneficiava. Dal 4-2 Stearns si è entrati nella lotta vera. La statunitense adorava fare gioco col proprio dritto e cercava di muovere quanto più la palla tra angolazioni lavorate e cariche di spin contrapposte a colpi potenti. Come nei match precedenti, lei sembrava trovarsi molto bene con un gioco abbastanza atipico per il tennis femminile ma che poteva sposarsi alla perfezione.

La pecca vera per Stearns è che non sia riuscita ad arrivare nelle fasi conclusive del primo set con la stessa spavalderia dei primi 20 minuti di gara. Jasmine ha cercato di scardinare la sua sicurezza con varie idee: un rovescio incrociato più spinto, dei cambi di traiettoria profondi, cercare di ottenere una palla più comoda per attaccare e far correre un’avversaria che difensivamente lascia a desiderare. Stearns ha subito un po’ di pressione già sul 4-2, ma sul 4-3 ha raccolto immediatamente un nuovo break di vantaggio approfittando delle poche prime di servizio dell’azzurra. Sul 5-3, però, sono arrivati i primi pensieri. Sul 30-15 un brutto doppio fallo con la seconda debolissima sotto al nastro, sul 30-30 si è ben comportata ma né lì né sul set point successivo è riuscita a chiudere. Paolini, molto lucida, ha giocato in quei punti una delle rare smorzate della sua partita sorprendendo completamente l’avversaria e continuando a lavorare sulla sua testa oltre che nel gioco. Una lotta di nervi dove alla fine Jasmine ha avuto la meglio vincendo sistematicamente i punti più importanti.

La trasformazione rispetto all’inizio era ormai sempre più netta. Il rovescio stava prendendo sempre più il sopravvento e col dritto non temeva più la pesantezza e l’imprevedibilità dei colpi di Stearns. Negli ultimi game del primo parziale riusciva anche a stare tre metri dietro la linea di fondo sulla diagonale destra, cercando sempre più di lavorare la palla senza subire e riusciva con maggiore continuità a incartare l’avversaria che mancava un terzo set point sul 5-4 grazie a un lungo scambio dove Paolini ha trovato il punto spingendo sul rovescio dell’americana, sempre meno sciolta e che sul 5-5 commetteva altri errori pesanti fino a cedere per la seconda volta consecutiva la battuta.

Vinto il primo set, Jasmine aveva probabilmente ottenuto buona parte dell’obiettivo. Stearns veniva da tre maratone consecutive di quasi tre ore ed era forse improbabile immaginarla ancora pronta fisicamente da reggere un paio d’ore in più a quella già giocata. Non c’è voluto molto, infatti, che Peyton perdesse la battuta e cominciasse definitivamente a faticare sia a livello fisico che di gioco. Gli ultimi game sono stati una sorta di passerella, con la numero 48 del mondo spenta e Jasmine che doveva soprattutto pensare a come portare la barca in porto. La celebrazione, sul match point, è stata forse la meno sentita delle ultime partite, ma la gioia era comunque tanta perché già oggi si è scritta una pagina di storia. Sabato, alle 17, ci sarà l’ultimo passaggio.

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