Resterà per sempre il primo italiano ad aver vinto un titolo slam, a Parigi, nel 1959. Successo che doppiò l’anno dopo. Ed il capitano della squadra che nel 1976 tornò dal Cile con la Coppa Davis, anche quella una prima volta. Nicola Pietrangeli se n’é andato a 92 anni e con lui si chiude una […]
19 Apr 2025 16:28 - Senza categoria
Ostapenko continua il dominio su Swiatek, fuori Pegula
di Diego Barbiani
Non è una sconfitta netta per Iga Swiatek, sull’amata terra battuta, ma il verdetto del quarto di finale di Stoccarda contro Aljona Ostapenko è sempre lo stesso e forse ancor più netto che nel risultato conclusivo. Il 6-3 3-6 6-2 per la lettone, che ha vinto così per la sesta volta in altrettanti confronti diretti, ha dato la netta differenza tra chi può essere consapevole che ogni passo fatto può essere propositivo per vincere e chi navigava a fatica in un mare in burrasca.
La terra rossa del WTA 500 tedesco è ben diversa da quella di Madrid, Roma o Parigi, ma la stessa Swiatek attuale non è quella che può ambire a vincere questi grandi appuntamenti per lei abitudinali fino a un anno fa e ora improvvisamente lontani. Dalle Olimpiadi di Parigi dello scorso anno, dalla batosta morale e sportiva nella semifinale contro Zheng Qinwen, Iga è una tennista che ha più spesso fatto vedere una versione opaca della giocatrice che pure a inizio anno era giunta a un punto dalla finale dell’Australian Open, e chi meglio (o peggio) di Ostapenko per farle ancor più male?
Nessuno, nella sala stampa di Stoccarda, credeva a una vittoria di Swiatek oggi. E già questo è un dettaglio che fa rumore, tra chi allargava le braccia sperando almeno in un match competitivo e chi scuoteva bene la testa. Le sensazioni generali erano che si potesse andare incontro a una batosta pesante e nel warm up le due sono sembrate completamente all’opposto: Ostapenko è andata in campo molto tranquilla, rilassata, focalizzandosi abbastanza a lungo su un esercizio in cui doveva colpire col dritto verso l’incrociato per due, tre volte prima di cambiare sul lungolinea. Chiaro messaggio di chi avrebbe sistematicamente puntato lì durante la partita. Swiatek invece, che normalmente in questi momenti sembra tesa e tende a chiudersi nella sua bolla, ha provato prima a colpire dal centro per aprirsi gli angoli e poi sfruttava sia il proprio allenatore e sia lo sparring per colpire verso il suo dritto tra incrociato e lungolinea. Chiaro segnale di chi sapeva cosa avrebbe dovuto subire ma mostrandosi già nervosa, esprimendo disappunto per le esecuzioni dei colpi, avendo Wim Fissette bisogno di parlarle a lungo in almeno un paio di momenti, e un linguaggio del corpo negativo.
Il problema però per la numero 2 del mondo è che fin dal primo turno di battuta ha cominciato a lottare con se stessa e i nervi che stavano già affiorando. A lungo fragile come mai prima d’ora sul rosso, indifesa e sotto assedio costante. Non fosse stato per il controbreak sullo 0-4, frutto di un paio di errori della lettone dal 30-30, il primo set poteva dare anche un passivo più pesante. Si è visto qualcosa, tentativi della polacca di dare un segnale, con anche una discesa a rete in controtempo dopo una risposta, ma l’aggressività della rivale era la chiave dominante della situazione. Ostapenko già normalmente ha armi per farle malissimo, togliendole il tempo con accelerazioni fulminee e pesanti, con l’aggressività in un certo senso anche caratteriale di chi mentalmente è in una fase dove sembra intoccabile.
Aljona sa bene che Swiatek soffre lei come nessun’altra, e non ha nulla di più da chiedere. Iga non può muoversi su questa superficie come farebbe su un’altra terra rossa, e i boati dei tanti polacchi che accompagnavano i due break di Iga nel primo set erano di chi capiva benissimo la situazione. Nemmeno il primo turno di battuta tenuto, sul 2-5, le ha aperto un’occasione perché Ostapenko al servizio non ha tremato: dritto vincente in contropiede, seconda di servizio sulla riga, due ace consecutivi. Il servizio dell’ex numero 1 del mondo, invece, è stato da subito il primo indicatore negativo: nel primo turno di battuta della sua partita, al primo servizio, il braccio già era tremembondo. Un lancio di palla sbagliato sullo 0-15 il secondo. Arriveranno due doppi falli e zero prime palle su cinque punti giocati: l’inizio di una fatica fin troppo lunga per lei. La percentuale di prime palle rifletteva l’evoluzione del match: 40% o meno, come la realizzazione, e cinque doppi falli solo nel primo set. Nel secondo si è salvata nei primi due turni di battuta, ha pure ottenuto un regalo dall’avversaria sul 2-1, ma sul 3-1 ha fatto tutto quello che non doveva: tra il punto incredibile (per la dinamica) perso sul 15-0 alle continue seconde palle nella lunga fase di parità passando per un rovescio in palleggio che non doveva mai sbagliare sulla palla del 4-1.
Sul 3-3, nel momento meno atteso, un game a zero di Iga alla battuta ha aperto una nuova fase dove la polacca ha fatto il break un po’ inatteso ma riuscendo a rispondere costantemente bene e, sul 5-3, ha tirato finalmente fuori il carattere trovando maggiormente la prima palla di servizio e chiudendo il set tra il boato del pubblico. Il momento positivo, però, è durato poco. Già nel primo game del set decisivo il punto sul 15-15 ha ricambiato la situazione: Swiatek ha mancato una risposta col rovescio, Ostapenko che poteva forse pagare mentalmente il contraccolpo ha tenuto il game con agio e in risposta il rovescio è tornato martellante. 2-0, 3-0 frutto di un’altra risposta mancata dalla polacca in un momento chiave (30-30) e spaccatura tra le due nuovamente creatasi. Senza più grande pressione sulle spalle, la lettone è tornata a giocare con più agio e a far male in ogni occasione possibile riportando i binari (anche psicologici) sul livello del primo parziale. Alla fine, quel secondo set è sembrato incidere poco in entrambe: chi macinava vincenti aveva il pallino del gioco, chi doveva soffrire era in continuo affanno. E così il punteggio è tornato abbastanza agilmente a sorridere alla giocatrice di Riga, che si è pure trovata a dover fronteggiare momenti delicati alla battuta ma li superava con anche l’aiuto della polacca. La più grande è stata sul 4-2 e 30-40, dove una sua seconda palla a 107 chilometri orari sul rovescio di Iga ha visto la risposta volare lunga nemmeno di poco. Passato quel momento, con Swiatek che non riusciva ad allungare la partita, festeggiava ancora una volta.
Domani sfiderà in semifinale Ekaterina Alexandrova, in precedenza protagonista di una super partita contro Jessica Pegula al di là di qualche tentennamento nel momento della chiusura: quel 6-0 6-4 poteva essere molto più pesante per la numero 3 del mondo, a un certo punto indietro 0-6 2-5 e 0-40. Alexandrova che poi in conferenza stampa ha parlato dei suoi movimenti sul rosso: “Credo che sia cresciuta tanto in quell’aspetto durante la settimana, i miei primi allenamenti qui erano terribili. In generale credo il servizio mi stia dando tanto, e son contenta del mio gioco da fondo”.