Mirra Andreeva: “Lottavo con me stessa”

Mirra Andreeva è passata al secondo turno del WTA 500 di Stoccarda grazie però a una vittoria ottenuta per ritiro della sorella Erika un game dopo l’inizio del secondo set, col punteggio di 6-2 1-0 in favore della testa di serie numero 6 che affronterà domani Ekaterina Alexandrova.

Questa la conferenza stampa di Mirra.

Mirra, sappiamo che per ed Erika non è mai facile giocare contro. Ci puoi dire qualcosa di come hai vissuto la tua giornata?
“Sì, prima di andare in campo eravamo entrambe davvero nervose. L’ultima volta che abbiamo giocato lei vinse e io non riuscii a controllare i miei nervi. Credo stavolta di aver fatto meglio, anche se comunque lei non era nemmeno al meglio fisicamente. Non era questo il modo in cui volevamo finire, ma sono certa che lei farà in modo di ritornare appena possibile e la rivedremo presto”.

Hai parlato in campo dei progressi di Erika e di quanto ti abbiano aiutato nella crescita. Puoi dirci un po’ di più?
“Sì è perché lei ovviamente essendo più vecchia id me di un paio d’anni era sempre alla ricercia di come iniziare bene la carriera. Forse ha giocato tornei che non doveva giocare, ha passato del tempo su cose quando invece poteva fare altro. L’ho presa un po’ come punto di riferimento e per questo io stessa cercavo di imparare. Lo stesso vale per i nostri genitori, che imparavano con quanto capitasse a lei. Per me è stato forse più semplice cominciare a giocare grandi tornei e forse così mi sono anche sviluppata più velocemente. Per quello credo che senza di lei avrei forse avuto bisogno di un paio d’anni in più per essere a questo livello”.

Sappiamo che non è mai facile per nessuno giocare contro un avversario infortunato, ma in questo caso si trattava di tua sorella. Eri in grado di controllarti, restare concentrata, o sentivi come il bisogno di controllare come stesse?
“Sì sicuro era un po’ strano, perché non credo tu abbia presente che emozioni ho sentito e come si sia sentita durante la partita. Quando ha chiamato il fisio… Io sapevo che non stava bene col ginocchio. Dividiamo la camera, so tutto di lei e lei sa tutto di me, per cui sì sapevo che non stava al meglio col ginocchio. Quando ha chiamato il fisio ero un po’ preoccupata ma dicevo a me stessa che dovevo rimanere concentrata, fare quello che dovevo senza potermi fermare un momento. Sì stavo lottando un po’ con me stessa, se preoccuparmi o, sai, restare concentrata e continuare a fare il mio lavoro. È stato un po’ difficile, e spero che potremo tornare quanto prima a giocare partite l’una contro l’altra imparando dalle nostre esperienze”.

Sono certo voi abbiate giocato tante volte quando eravate più piccole. Forse lei riusciva anche a vincere molte di queste. Riesci a ricordare la prima volta che sei stata tu a batterla?
“Oggi, penso (ride, nda). Sì abbiamo giocato in un paio di occasioni dei set di allenamento quando eravamo più piccole e prima di Wuhan dello scorso anno non mi pare abbiamo giocato nessuna volta contro. Abbiamo sempre giocato in allenamento, qualche tiebreak. So che se fosse stata al 100% lo score sarebbe stato molto diverso, ma sono certa che avremo tanti altri momenti per giocare e mostrare un alto livello di tennis”.

Cosa pensi che Erika possa raggiungere in carriera?
“Lo dico non perché sono sua sorella, ma la guardo da fuori e credo che forse ha bisogno di un po’ più di tempo, o magari ce la farà anche prima, ma sono certa che riuscirà a lottare per i tornei più importanti ed è quello che le auguro davvero. Credo ce la possa fare presto”.

Praticamente appena dopo la partita sei andata diretta al campo 2 per colpire qualche palla. Chi ha deciso? Tu o Conchita?
“Quando ho lasciato il campo mi ha detto, Conchita, che tra 25 minuti potevamo essere sul campo 2 ad allenarci se avessi voluto. Mi sono allenata un po’ non perché non abbia giocato abbastanza, ma avevo bisogno di sciogliermi un po’ perché ero davvero contratta. Sia io che lei sentivamo che avrei dovuto andare in campo a sciogliere un po’ questa tensione e rilassarmi. Diciamo che sia stata una sua chiamata, ma lei sapeva che sarei stata d’accordo, quindi nessun problema (sorride, nda)”.

Tu hai battuto la numero 1 e la numero 2 del mondo, quindi come mai riesce più difficile per te giocare contro tua sorella anziché magari Iga Swiatek o Aryna Sabalenka?
“Credo che non sia tutto riguardante il tennis. Per me, è 75/80% di preparazione mentale, perché non ti stai solo concentrando su come batterla (Erika, nda), ma pensi anche a come stia, come si sentirà, cosa succederà. Tutti questi pensieri. Io non mi focalizzo solo su di me, ma penso anche a lei e questo rende la partita molto più delicata. Potrei dire molte cose, ma molto dipende sempre dalla concentrazione su me stessa che è sempre praticamente impossibile quando gioco contro di lei”.

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