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Australian open alle porte. Djokovic forse pensa ad altro ma tra doping e montepremi ecco le speranze italiane

Presi dal clima vacanziero chissà in quanti si sono accorti che il tennis ha ricominciato il suo giro. Eppure ancor prima che finisse l’anno si giocava già sul serio, visto che a Brisbane si era scomodato nientemeno che sua maestà Novak Djokovic, l’ultimo highlander. A dar retta a quanto accaduto in questi giorni si può credere che anche per il serbo il pensionamento è alle porte e magari augurarsi che riesca a concludere meglio dei dioscuri che l’hanno preceduto, aggrappati a speranze che rapidamente sono sembrate patetiche. Fatti loro, come è giusto che sia, qui al limite si segnala che gli interessi di Nole sembrano già altrove, considerato che il serbo non è stato parco di dichiarazioni riguardanti sia la percentuale degli introiti dei tornei destinata ai montepremi sia la questione del doping, con uno spalleggiamento abbastanza convinto delle idee di Nick Kyrgios, con cui ha fatto coppia nel doppio. Come è invece sin troppo noto è bastato non prendere le distanze dall’australiano per far riprecipitare Novak tra gli empi.

Ma di tennis giocato si deve parlare, e lì non è andata troppo bene per Nole, sconfitto sia nel doppio da due mestieranti capaci come Mektic e Venus, sia – e qui arrivano i campanelli d’allarme – nel singolare. Un buon Opelka, certo avversario non semplicissimo, è bastato per batterlo senza nemmeno troppe ansie, e questo sembra sufficiente per rendere Nole magari un avversario scomodo ma non certo l’uomo da battere a Melbourne tra meno di dieci giorni.

La vittoria dell’happy slam pare quindi debba essere questione tra Carlitos Alcaraz e Jannik Sinner, con l’eventuale intromissione di Zverev, più che di un Medvedev che è sembrato in calo di motivazioni e convinzioni. In attesa dei nuovi, Fonseca soprattutto, ma anche del ritorno magari di Rune, difficilmente quest’anno gli slam saranno affare di qualcun altro. E se dispiace che due di questi tre candidati siano fonte di qualche imbarazzo non possiamo che essere lieti del fatto che uno di loro sia italiano, cosa impensabile solo un paio d’anni fa. Moderatamente lieti, sia hiaro, che a essere sguaiati ci stanno pensando già in troppi, soprattutto – altra storai vecchia – gli autonominatisi “addetti ai lavori” o, figuriamoci, “esperti”.

Di non solo Sinner sta vivendo questa primavera del tennis italiano, visto che freschi vincitori della Davis possiamo vantare un nutrito contingente di ragazzi che magari non arriveranno in finale ma possono serenamente puntare alla seconda settimana, e forse persino qualcosa di più. In quest’ottica si deve pensare certamente a Berrettini e Musetti, se non fosse che Matteo ha perso una brutta partita contro Thompson e Musetti ha fatto anche peggio contro Munar. Bisogna prendere con le molle queste sconfitte, ma l’impressione è che sia impossibile pronosticare qualcosa di solido per entrambi. Per Berrettini si tratta di vedere come sempre quanto lo sosterrà il fisico match durissimi come i tre su cinque dell’estate australiana; per Musetti quanto invece lo sosterrà la testa, capace di tutto e il contrario di tutto. Risultato? Sia che escano nei primi due turni, sia che arrivino magari ai quarti in nessun caso potremmo considerarlo chissà quale sorpresa. Bene? Male? in fondo importa poco.

Più normali i ragazzi che seguono, l’altro Matteo, Arnaldi, e Cobolli. Per loro l’obiettivo deve essere la seconda settimana, ma molto dipenderà dal tabellone che troveranno. E se Cobolli pare possa avere ancora qualche margine per crescere forse Arnaldi ha trovato la sua dimensione definitiva, che non prevede particolari exploit ma nemmeno sconfitte balorde. Cobolli era sembrato in buona forma vincendo due buone partite con Stricker e, soprattutto, Humbert, ma poi Machach, uno da tenere d’occhio, lo ha strapazzato di brutto. Arnaldi ha battuto Popyrin, che è pur sempre uno che ha vinto un masters 1000 (sic), per poi perdere contro Opelka, che però poi ha battuto anche Djokovic. Insomma, come sempre ha fatto il suo.

In giro ci sono naturalmente anche Darderi, Sonego, l’eterno Fognini, e la promessa Nardi, per restare nella top100, che però difficilmente potranno andare oltre il secondo turno, anche se il tabellone può fare miracoli, speriamo. Ad ogni modo le nostre carte le giochiamo ovviamente altrove e, WADA permettendo, non sono certo carte da bluff.

Roberto Salerno

Nato a Palermo, ho scritto un paio di racconti, vari saggi, circa 700 articoli di tennis, ma vado fiero solo di qualche flash, di una in particolare. Sono stato inviato non è tutto questo granché. "è favorevole ad un discorso democratico, in cui tutti parlano e poi lui spiega i motivi per cui gli altri hanno torto"

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Roberto Salerno

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