In difesa di Sinner: sentenza emessa, verdetto chiaro, c’è ancora bisogno d’altro?

La sentenza è stata emessa e il verdetto è chiaro: basterebbe questo per chiudere tutte le polemiche e tutti i discorsi da bar sport che si sono scatenati negli ultimi giorni, con persone più o meno competenti che sembrano esser diventate tutte esperte di tennis, doping e legislazione in materia (ogni riferimento è puramente casuale).

Inutile in questo pezzo raccontare tutta la cronaca degli eventi (ne avrete già lette tante in merito) né a fare gli avvocati di Sinner (anche perché ne ha già di ben pagati).
Chi vi scrive innanzitutto è uno che invoca giustizia, quando lo ritiene opportuno, ma rispetta le sentenze che vengono emesse dall’organo preposto a farlo: se un gruppo di persone ha studiato e viene pagato per fare ciò, chi siamo noi dal divano di casa per dire che la sentenza è sbagliata e queste persone non sanno fare il loro lavoro?
Ci sono tante tesi da parte di chi fa come San Tommaso (che non crede se non vede) in questa faccenda:

  1. Come può uno staff così preparato commettere una negligenza simile?
  2. Perché Sinner ha ricevuto un trattamento diverso dagli altri?
  3. Il quantitativo è irrilevante se un atleta fallisce un test antidoping.
  4. Perché se Sinner è stato dichiarato innocente (al netto della colpevolezza dei membri del suo staff) ha perso punti e prize money di Indian Wells?
  5. Perché gli altri atleti non prendono le sue difese?

Analizziamo punto per punto i dubbi di chi non crede a quello che sta succedendo:

  1. Tutti nella vita sbagliano, in tutte le aziende del mondo ci sono errori grossolani scoperti a posteriori, dovuti o ad incompetenza o a distrazione: bene, Sinner, appurato l’errore di Naldi e Ferrara, ha provveduto ad allontanarli perché d’altronde, nella vita, chi sbaglia paga.
    Li ha ringraziati per l’ottimo lavoro svolto (l’azienda Sinner è arrivata al numero 1 del mondo nel suo sport anche grazie al loro operato) ma è giunta l’ora di voltare pagina, specie dopo un evento del genere.
    Se così non fosse, perché Naldi e Ferrara non avrebbero respinto le accuse?
  2. Sinner ha ricevuto il trattamento che le norme prevedono in casi del genere: Bortolotti (doppista top 100) e Palomino (all’epoca giocatore dell’Atalanta) hanno vissuto situazioni analoghe e non ci sono state disparità di trattamento così plateali come viene sbandierato ai 4 venti.
    Sinner ha potuto usufruire della sospensione, si perché ha avvocati ben pagati e bravi nel loro lavoro, ma anche perché le accuse erano di uno spessore minimo e non solo per la forza economica: anche Simona Halep chiese la sospensione all’epoca (ed essendo al vertice del circuito Wta sicuramente non aveva problemi economici) ma siccome le accuse erano più gravi, non le fu concessa (infatti prese una squalifica ben più lunga).
    Inoltre i 3 medici che hanno espresso la stessa opinione sulla faccenda Sinner, credendo alla tesi dello staff altoatesino, non conoscevano l’identità del giocatore coinvolto: le malelingue possono non crederci, ma chi siamo noi per dire che non è così?
    Se non si crede più a niente di ciò che ci viene detto, basta spegnere la tv e non seguire più questo sport (e non solo).
    Djokovic ha dichiarato che Sinner ha potuto difendersi in questo modo per maggiore disponibilità economiche rispetto alla maggior parte degli altri tennisti e ci vorrebbe meno disparità in merito: bene, ma lui non dispone di più risorse rispetto al numero 100 del mondo(recupero fisico, trattamenti, riabilitazioni, ecc.)? Sembra un discorso un po’ ipocrita il suo visto che, rispetto a chi gira nel tour con l’allenatore e forse un preparatore atletico, lui gira con svariati professionisti e un camion con all’interno vasca idromassaggio, palestra e varie tecnologie per preservare quanto più possibile il suo fisico.
  3. Il quantitativo non è irrilevante in queste faccende: se una persona commette un’infrazione del codice della strada superando i limiti di 10 km/h riceve una sanzione, se li supera di 70 ne riceve un altro tipo (così come vale per l’ettilometro).
    Quindi considerando che il quantitativo riscontrato nei due test di Jannik non supera la metà di un miliardesimo di grammo, gli esperti hanno ritenuto plausibile la tesi di Sinner: se fosse stato riscontrato 1 grammo della sostanza proibita, sicuramente la situazione non sarebbe finita allo stesso modo.
  4. A Sinner sono stati tolti punti e prize money di Indian Wells perché, al netto dell’errore e di quanto sopra detto, era oltre i limiti in quel torneo e, per la famosa responsabilità oggettiva, ha pagato perdendo punti e soldi guadagnati in quella circostanza.
  5. Non tutti gli atleti si sono esposti, la maggior parte si è espressa con neutralità sulla faccenda: a mio modesto parere giusto così, ogni atleta deve pensare al suo lavoro e a quello del suo staff e, salvo rari casi, sicuramente non ha competenze in materia per poter capire la faccenda più di quanto non possano fare persone che hanno studiato e vengono pagate per ciò.

Se avessero voluto riservare un trattamento di favore al nostro Jannik, avrebbero tenuto nascosta la faccenda e nessuno ad oggi avrebbe saputo, evitando il processo mediatico aperto nell’ultima settimana.
Ben vengano inchieste, sentenze e spiegazioni: l’importante è che vengano rispettate, altrimenti il dubbio che tutto ciò che vediamo è frutto di finzione ci sarà sempre.

I pensieri e le considerazioni sarebbero stati identici anche se fossero stati coinvolti Alcaraz, Medvedev o Zverev: non conta la bandierina accanto al nome del giocatore, bensì il bene che si vuole al nostro fantastico sport.

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