20 anni di successi: il video tributo del mondo del tennis a Rafa Nadal
Anno domini 2024, il decimo di Aljona Ostapenko nel circuito maggiore dopo il suo esordio a Wimbledon nel 2015 grazie a una wild-card ottenuta avendo vinto l’edizione precedente del torneo junior. Personaggio particolare se ce n’è uno. Arrembante, frenetica, scontrosa, divertente, spettacolare, pasticciona, schietta. A molti piace per quella che è, per il banale fatto che non si sa mai che persona si abbia di fronte o in campo. A molti altri può dar fastidio per lo stesso motivo, avendo sempre visto in lei tracce di quella ragazzina che si esprimeva in modo sfrontato e poco rispettoso verso altre tenniste.
Ostapenko la stravagante, dal tennis poco ragionato e votato all’aggressività e al tempo stesso dire di volersene andare perché “non me ne frega nulla” (in maniera un po’ più colorita) del torneo (a Eastbourne, nel 2016, torneo poi vinsto nel 2021). La lettone, che noi chiamiamo da anni “Aljona” rispettando quella lei che vorrebbe essere la vera scelta (fidatevi, se vi capitasse a tiro: apprezzerà moltissimo), sembra aver intrapreso da tempo ormai una crescita personale. Per alcuni evidente, per altri poco, per altri ancora questo può sembrare una fesseria. È un processo lungo, ma possiamo parlarne già solo col cambio di rotta totale ormai avvenuto nel rapporto con Daria Kasatkina. Le due non si potevano vedere: scorie relative a tanti anni prima, questioni nate probabilmente al tempo di tornei junior, frasi poco eleganti e momenti di tensione. Poi eccole protagoniste di un allenamento assieme alle otto del mattino, qualche tempo dopo che Aljona ha cominciato a fare presenza fissa nel vlog che la russa con la sua fidanzata stanno gestendo ormai da tempo su YouTube, con tanto di belle parole da parte di entrambe dopo la finale giocata ad Adelaide in questo inizio di 2024.
In maniera, anche lì, abbastanza impercettibile, la lettone attuale è abbastanza diversa come giocatrice rispetto agli inizi. I primi anni sono stati l’elogio assoluto della sua volontà di spaccare il mondo. Lei dice che vinse quel Roland Garros perché giocava senza alcuna paura, ma i 64 vincenti contrapposti a 64 errori gratuiti di quella finale sono numeri straordinari, nel senso di “fuori dall’ordinario” (attuale). Non è più un avere paura, o almeno non sempre: c’è ora la componente ‘esperienza’, ‘maturità’, ovviamente a modo suo. Ha messo in bacheca ora l’ottavo titolo WTA della carriera, al termine di una prima fase di stagione folle da rileggere con quattro tornei dove ha sempre raggiunto finale o in singolare o in doppio, vincendo tre titoli tra le categorie e facendosi sfuggire solo l’Australian Open dove assieme a Lyudmyla Kichenok è fermata dalle favorite Elise Mertens e Su Wei Hsieh.
25 partite già giocate, potevano essere 28 se non fosse per tre walkover in doppio, in 35 giorni di 2024. In diversi di questi ha avuto il doppio impegno, e forse nelle prossime settimane pagherà lo sforzo visto che si troverà di fronte a quattro tornei ‘1000’ da lunedì a inizio aprile. Forse verranno momenti più complicati, ma l’irriverente Ostapenko è una giocatrice che sembra a poco a poco sempre più cosciente di se stessa. Ed è un discorso che si fa per il pacchetto completo, perché a livello personale l’ultimo periodo storico delle nostre vite sembra aver avuto un discreto impatto su di lei. Lettone di origine ucraina (dal lato del padre, morto a inizio 2020), con un allenatore ucraino al suo fianco da tre anni (e che di fatto è uno dei più lunghi rapporti lavorativi avuti oltre a quello con la mamma), con una doppista ucraina da almeno due anni e da cui non sembra volersi staccare per pensare solo al singolare, ed eccola andare ad autografrare due bandiere ucraine ad Adelaide dopo i quarti di finale. Lei che nella primavera del 2022 ospitò sia Lyudmyla sia il suo allenatore a Riga, nei primi mesi dell’invasione russa in Ucraina, e pare abbia fatto da ‘cupido’ tra i due, ora promessi sposi. Poi c’è la Ostapenko che in campo si fa prendere dal nervoso e si lascia andare, perché non è mai riuscita a controllare le proprie emozioni, ma per quanto si sia spesso screditato il suo modo di giocare è una giocatrice capace di rimanere sempre con relativo agio tra le prime 15 e 25 del mondo mentre la sua vita si è centrata fin qui su possibili dischi rap da pubblicare, intenzioni di intraprendere un’università con indirizzo scientifico, feste di compleanno stravaganti e ben documentate su Instagram.
C’è sempre stato molto di più in lei che una “semplice” tennista inquadrata in questo universo. Ha sempre voluto, e continuerà a farlo, prendere la vita come piace a lei, ridendo per come non dia mai retta agli arbitri e le chiamate che considera assurde o arrabbiandosi al punto da non volere più quella giudice di sedia alle sue partite. Esaltandosi contro alcune big (chiedere a Iga Swiatek e Caroline Wozniacki), perdere magari contro la più improbabile avversaria. Dire senza peli sulla lingua che lei è molto più forte della sua avversaria “e l’ho mostrato”, e tirare fuori carattere quando viene fischiata da tutto il pubblico. Essere ricoverata in ospedale a Tashkent per intossicazione ma decidere di non rinunciare alla wild-card datale a Pechino, nel 2019, ed essere in campo meno di tre giorni dopo la dimissione dall’ospedale stesso vincendo 7-5 al terzo set contro Karolina Pliskova, malgrado ben 25 doppi falli. Con la passione per la velocità alla guida con cui spesso ormai scherza su quanto sia simile al suo modo di giocare e una pagina Instagram da lei gestita dove pubblica i suoi lavori in cucina, con pietanze che definisce ‘artistiche’ ma a cui non dà indicazioni delle ricette perché si dice essere troppo pigra. Ed è divenuta, tolta solo Aryna Sabalenka, la giocatrice protagonista di questo inizio di 2024.