di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Ammettiamolo, senza l’ispettore Zenigata il mitico Lupin III sarebbe stato un personaggio meno intrigante, esattamente come senza Joker la vita di Batman sarebbe stata meno emozionante. Perché senza un avversario la vittoria non ha gusto, non si valorizza il risultato o il merito, tanto meno la gloria. È grazie alla sfida di un avversario che possiamo giocare la nostra partita assaporando il rischio di perdere, provando brividi di gioia e di orgoglio al raggiungimento della sudata vittoria. Ma soprattutto, più è grande l’avversario più la vittoria si impreziosisce. In questi mesi il nostro Jannik Sinner si è imposto sul palcoscenico del tennis mondiale collezionando record, raggiungendo uno storico best ranking, ma soprattutto ha vinto e convinto, trasmettendo a chi lo segue emozioni positive e valori d’altri tempi. Ha scalato agilmente la classifica mondiale fino al gradino più basso del podio facendo vacillare la vetta dell’Olimpo tennistico e aumentando in modo considerevole il divario con chi lo tallonava. Ha sparigliato le carte di un castello in equilibrio precario dopo l’addio di Federer e l’assenza prolungata di Nadal. Certo, Nole è sempre saldo al primo posto ma l’ascesa di Jannik sta costringendo il grande veterano del tennis a un’inversione di rotta della propria mentalità e del proprio ruolo: negli anni passati Novak ha sempre lottato per inseguire, raggiungere e poi superare i due acerrimi rivali con cui componeva i Big Three, invece stavolta è lui a doversi difendere dall’inseguimento, stavolta è lui quello braccato. La forza di Nole ha dimostrato finora di saper resistere all’assalto del tempo e della nuova generazione ma abbiamo visto quale impatto devastante a livello emotivo abbiano avuto le ultime sconfitte impartite da Jannik sul campione serbo. Dopo ogni sconfitta Nole si è eclissato, fuggendo da tutto e tutti per far rimarginare le ferite e metabolizzare la frustrazione. Ma non è solo Djokovic a essere impensierito dal talento azzurro. Ai risultati eccezionali di Sinner si contrappone la forte crisi in cui è sprofondato Carlos Alcaraz. Tanto l’uno è in fiducia, quanto l’altro arranca in cerca di conferme. Se Nole rappresenta agli occhi di molti l’avversario leggendario, colui che prima o poi passerà il prestigioso testimone forse proprio al nostro Jannik, Carlos Alcaraz potrebbe configurare per l’altoatesino il vero rivale. Questo perché Carlos andrebbe a rappresentare l’altra metà di un antagonismo protratto nel tempo, interiorizzato e ben radicato. Ma soprattutto tra i due la competizione diventerebbe identitaria, per la contiguità delle idee e del loro modo di essere, trasformandoli da avversari in rivali. La rivalità spinge a dare il massimo e a non mollare, è un incentivo eccezionale al miglioramento, per questo l’auspicio è di rivedere lo spagnolo riemergere dallo smarrimento in cui è caduto: a ogni campione serve un vero rivale con cui imbastire la propria storia sportiva e ammaliare i tifosi con epiche battaglie. Il tennis è uno sport solitario ma la rivalità ha consegnato agli annali meravigliose coppie di avversari, dove il duello non è mai degenerato e gli avversari non sono mai diventati nemici. Roger Federer diceva che non ci sarebbe mai più stata una rivalità come quella da lui vissuta con Nadal, neanche quella tra due grandi personalità come Borg e McEnroe era paragonabile alla loro, perché lui e Rafa erano opposti in tutto, ma in una caratteristica erano uguali: mai ostili, mai nemici. Impossibile non desiderare di rivedere simili competizioni tra straordinari campioni perché in fondo competere è naturale, è insito nella stessa natura dell’uomo. Niente di personale, quindi, ma solo una questione di evoluzione, di vita. Ed è una grande rivalità costruita sul rispetto per l’eccellenza che ci si aspetta da Jannik e Carlos. Diversi, praticamente opposti per fisicità, stile di gioco e approccio mentale, ma uguali quando si tratta di competere con l’avversario: massima stima reciproca.Due nuovi eroi contro, di cui il tennis ha bisogno per aggiungere un altro capitolo alla saga delle più appassionanti rivalità storiche.Già perché anche i nemici di ieri possono diventare gli amici di oggi, come dirà Lupin III di Zenigata. Il tutto, a Nole piacendo, ovviamente.