di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Non è che non ci fosse da aspettarselo ma il dibattito scatenatosi attorno alle questioni extratennistiche che hanno riguardato il nuovo campione degli Australian Open produce una specie di spaesamento. Preceduto dal dibattito sul diritto o meno di nascondere al popolo non pagante le quasi quattro ore della finale di domenica mattina nei giorni successivi il dibattito si è focalizzato sull’opportunità o meno di osannare, indicare come esempio, tifare, un ottimo giocatore italiano che però vive all’estero. Meglio: ha la residenza all’estero e lì paga le tasse. Che, quando si dice il caso, sono più favorevoli che in Italia. Come bonus, ci si è anche interrogati sull’opportunità che Sinner andasse in visita dal presidente del consiglio (se credete che il minuscolo sia casuale naturalmente sbagliate, almeno mettiamo le cose in chiaro) e, visto il periodo, che andasse in visita pure a Sanremo (sempre per mettere le cose in chiaro: ci sarebbe stato il nome del presentatore ma purtroppo in questo momento ci sfugge, ma siamo a conoscenza dell’esistenza dei motori di ricerca).
Anche i detrattori di Sinner – alcuni di noi vengono catalogati in questo modo perché si rifiutano di credere, dire, pensare, che sia un fuoriclasse mai visto e si limitano all’ottimo giocatore – non posso che essere grati a questo punto del cedimento del povero Medvedev in finale: uno spettacolo così non l’avrebbero mai avuto se Daniil avesse retto per un’altra mezz’oretta, inutile nasconderselo. Invece, si dia il fiato alle trombe: altro che rinascimento arabo (vabbè ci siamo capiti no?) qui si è rifatta l’Italia, le giovani generazioni daranno il lustro perduto, avanti Savoia ecc. Era inevitabile che a tanto canto non si frapponesse il controcanto: un momento, un momento, anch’io ho qualche argomento, diceva il cantante. E visto che le regole del tennis sono astruse e che già imparare il punteggio non è, diciamocelo, la cosa più divertente del mondo (e figuratevi interpretare un match) meglio appunto spostarci su un piano maggiormente noto, su cui il confronto ubbidisce a regole meno rigide – per fortuna – di quelle di un campo da tennis.
Ad ogni modo non può sfuggire che anche sabato sera, il 27 gennaio, Sinner era residente a Monte Carlo e il tennis in Tv era destinato a chi aveva tirato fuori una decina di euro per l’abbonamento ad una piattaforma. Anche l’invito a Sanremo probabilmente era già in partenza, quindi il cedimento di Medvedev ha solo procurato un appuntamento a Palazzo Chigi, di nuovo.
Si poteva evitare questo appuntamento? Sappiamo ormai tutti che del Potro, dopo aver battuto Federer a New York – hai visto mai questo aiuti a mettere in una luce più appropriata i successi – invitato alla Casa Rosada da Cristina Fernández de Kirchner, allora presidente dell’Argentina, declinò dicendo una cosa del tipo “non ho il vestito adatto” il che al limite ci dice che gli inviti si possono anche declinare. Quindi certo che si poteva evitare e non averlo fatto ci dice che Sinner non è particolarmente preoccupato del tipo di maggioranza che circola nel paese.
Discorso più lungo – del tutto staccato da Sinner – quello che riguarda diritti televisivi e residenza all’estero. Che Sinner possa momentaneamente incarnarli simbolicamente è ovviamente fuori discussione ma non esiste una ragione al mondo perché la posizione su questi temi debba subire una variazione solo perché l’altoatesino ha avuto un tabellone più favorevole in un torneo di tennis. Sinner non faceva bene sabato e sbagliava da domenica (o viceversa, visto che uno degli argomenti è: “il calcolo costi benefici è favorevole, quindi faccia quello che vuole”); l’appropriazione dei diritti televisivi non era meno discutibile sabato di quanto non lo fosse domenica. Sinner ha, solo momentaneamente, fagocitato questo dibattito, e magari può capitare che la simpatia per il tennista – non di soli colpi vive lo sport – conduca a rivedere posizioni su temi più ampi su cui servirebbe aggrapparsi a quello che si pensa nei giorni sereni: se siete convinti che la Fiat faccia bene a spostare la sede legale in Olanda ha poco senso che crediate che Sinner debba avere la residenza in Italia. E viceversa naturalmente: se pensate che sia una porcheria diventa difficile difendere Sinner su questo tema. Così come la famigerata “messa a valore” di alcuni beni una volta collettivi – come le visioni dei grandi appuntamenti sportivi – è un processo che non comincia con la finale degli Australian Open.
Insomma, se si vuole criticare il povero Sinner si faccia ci mancherebbe, ma l’auspicio è che questo possa aiutare a riflettere su alcuni meccanismi che tutto sono tranne che “oggettivi”. Dietro ognuno di questi temi, solo sommariamente accennati, ci sono lotte di potere e appropriazioni che travalicano la figura di un bravo, ottimo, tennista che è un ragazzo con le consapevolezze di uno che gioca a tennis, cresciuto in un contesto in cui primum vivere che per filosofare c’è sempre tempo. Anche se poi il rischio è di diventare Pietrangeli.