di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
“Non arrenderti. Rischieresti di farlo proprio prima del miracolo.” Sembrano solo frasi fatte e piene di retorica, ma a volte succede per davvero. Potrebbe infatti scatenarsi all’improvviso una tempesta perfetta dai risvolti imponderabili, esattamente come quella che ha travolto Novak Djokovic nella semifinale contro Jannik Sinner in Coppa Davis, quando l’epilogo sembrava oramai già scritto. Di momenti sensazionali in questo 2023 ricco di grande tennis ce ne sono stati davvero tanti ma il recupero straordinario di Sinner a Malaga, sotto di tre match point, rappresenta il momento perfetto, quello dopo il quale niente è destinato a essere più come prima. Come in una favola bella, ribaltare un pronostico sfavorevole nel modo in cui lo ha fatto Jannik resterà uno degli episodi più magici di questo anno. Scorrono come un mantra le immagini iconiche della gara: l’azzurro è sotto 0-40, il serbo ha tre match point a sua disposizione per far volare la Serbia in finale. La partita sembra finita, l’Italia è ormai fuori, si torna a casa. Invece no. Mentre i tifosi serbi sventolano sprezzanti le carote in tribuna certi della sconfitta di Sinner, Djokovic spreca il primo match point sbagliando un rovescio che va lungo. Grazie a un servizio slice a uscire e a una coraggiosa giocata a rete Jannik realizza due vincenti di fila. Poi altri due punti con il servizio ridanno entusiasmo e vigore all’azzurro che, aggiudicandosi i successivi tre giochi consecutivi, chiuderà il terzo set 7-5. Una rimonta contro Djokovic che non era riuscita a nessuno prima di lui. Un segnale di grande crescita per l’altoatesino, indice di solida maturità agonistica a riprova del fatto che la forza mentale di Jannik non conosce ostacoli. Arrendersi infatti è la cosa più semplice del mondo. Ma resistere quando tutti gli altri si aspettano di vederti cadere, questa è la vera forza. Già perché molte cose non vanno come vorremmo, non si può scegliere tutto nella vita, però possiamo decidere di andare avanti e non mollare. Questa è la lezione più bella che il giovane altoatesino ci ha regalato in questo anno affinché tutti ci impegniamo, nelle nostre realtà, ad annullare tre match point all’avversario. Che sia una delusione cocente, una diagnosi dolorosa o la perdita di un affetto, resistere senza arrendersi è la via per rialzarsi, per agguantare quel 40 pari in grado di donarci nuova speranza. Il finale lieto non è assicurato ma la luce negli occhi di chi continua a lottare non la potrà spegnere nessuno.
Se alle tenaci vittorie di Jannik dobbiamo il leitmotiv di questo anno tennistico che sta volgendo al termine, l’immagine più emozionante del 2023 è quella che ha immortalato l’ingresso in campo a Torino di Jannik con il piccolo Matteo, mascotte delle Nitto ATP Finals, che quando lascia la mano di Jannik lo incita contro Rune “Mi raccomando, vinci eh!”. Lo stesso Jannik a proposito dell’episodio dirà: “Anche io quando ero piccolo avevo dei sogni, per esempio fare una foto con un atleta mi rendeva felice. E ora sono io che cerco di fare contenta più gente possibile.” Quella felicità incontenibile e il pugnetto finale del bambino prima di congedarsi dal campione hanno rubato il cuore agli spettatori. Matteo, nonostante la tenera età, è chiamato a una straordinaria prova di resilienza, a non arrendersi mai contro quel mostro che lo affligge da quando di anni ne aveva soltanto tre. Una tempra da grande atleta, a cui fanno eco le parole di un’altra campionessa impegnata in una partita molto dura: “È una vita che mi preparo per una sfida così grande. Ma le sfide non le scegliamo, arrivano e bisogna essere pronti ad affrontarle.” È il match della vita per Tathiana Garbin, ma l’allenatrice delle nostre azzurre è determinata a ribaltare il pronostico. Per rispondere alla domanda del piccolo Matteo dopo il congedo da Jannik “Ma gli applausi mamma erano anche per me?”, ebbene sì, lo erano. Per te, per tutti i piccoli Matteo, per le giovani Tathiana e per tutti noi che, irriducibili, ci ostiniamo a credere con tenace determinazione di poter rimontare lo svantaggio, di ribaltare il finale quando tutto sembra già scritto. Applausi silenziosi che sembrano urlare all’unisono “Mi raccomando, vinciamo eh!”