di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Chiunque conosca un po’ il tennis e segua le sue vicende più o meno costantemente, sapeva già che la partita di ottavi di finale agli US Open contro Zverev sarebbe stata una partita difficile per Sinner, per diversi motivi: Zverev, sebbene ancora in fase di riassestamento sul circuito, è uno abituato a questi palcoscenici e quando si trova a giocare da “sfavorito” riesce quasi sempre ad esprimere tutte le sue potenzialità senza particolari paturnie; le cose per Sascha infatti si son sempre complicate nel momento in cui ha dovuto gestire un’aspettativa evidentemente, fin qui, più grande di lui.
Oltretutto, analizzando i colpi e cercando tatticamente una chiave del match, il tedesco, insieme a Medvedev è uno di quei giocatori che a Sinner può causare le maggiori difficoltà dal punto di vista tecnico: l’altoatesino si trova sulla stessa diagonale un rovescio di uguale efficacia, spesso anche più potente, la capacità di tirare con entrambi i fondamentali e i colpi di inizio gioco che sono più remunerativi di quelli di Jannik.
Ed è così che la partita è stata: difficile, molto fisica, lunga, estenuante. Perché i valori sono molto simili e perché non c’è qualcosa di decisivo, tecnicamente, che sposti gli equilibri. E allora che si fa? Si aggredisce, si prende l’iniziativa, si prova qualcosa di diverso.Sì, chi riesce e chi può. E appare evidente che al momento Jannik Sinner non riesce a “fidarsi” di altre eventuali soluzioni, tecniche e tattiche.
Intendiamoci: Sinner è diventato un giocatore da top ten e nessuno può metterlo in dubbio.È un giocatore solido, è migliorato anche fisicamente, ha provato ed è riuscito a stabilire uno standard di livello alto, e fin qui l’annata è di spessore, destinata probabilmente a concludersi alle ATP Finale di Torino, perché se quello che l’azzurro desiderava era rimanere lì, senza scendere quasi mai di livello, possiamo cantare vittoria senza se e senza ma: Jannik è stabilmente tra i primi dieci giocatori del mondo e con merito, vincendo anche un Master 1000 per la prima volta in carriera qualche settimana fa.
Ora occorre capire a cos’altro aspira Sinner: uno Slam? La top 3? Diversi Slam? Essere numero 1? E cosa ci si aspetta esattamente da lui?Se fosse anche solamente una di queste cose, allora Sinner deve fare altri passi avanti: per scardinare gli equilibri, per non giocare partite estenuanti finite con i crampi che ti devastano devi avere convinzione e capacità di andarti a prendere punti a rete, di giocare più variazioni con i colpi, di trovare meglio gli angoli e di cambiare traiettorie ai colpi; quel rovescio, così bello e naturale, deve trovare meglio e più spesso il lungolinea, quel servizio deve essere più efficace. E se con il team di adesso non riesce a farlo, deve cambiare ancora. Accontentarsi vuol dire rimanere in questo limbo dove né il fallimento né il successo sono ammessi, soltanto uno status quo che però, evidentemente, delude anche lui.