Sembra impossibile ma riesce ogni volta a stupire. Che sia in campo o fuori dal rettangolo di gioco, Novak Djokovic regala sempre curiosi spunti di discussione.
Dopo la memoria dell’acqua, la spirulina e lo yoga ecco il magnete sul petto. Un po’ Iron Man con l’elettromagnete impiantato nel petto e un po’ G.I. Joe con le nanotecnologie, Novak Djokovic in versione Tony Stark sa sempre come far parlare di sé. Nel caso specifico il campione serbo durante un cambio di maglietta nel match contro Fucsovics ha lasciato intravedere un supporto magnetico posizionato sul torace con un cerotto. Il magnete composto da nanocristalli dovrebbe convertire il calore corporeo in luce che viene indirizzata a specifici punti nel corpo producendo effetti benefici per la postura, la riduzione dello stress, del dolore e agevolare il riposo notturno. Questo almeno è quello che riporta il sito ufficiale del dispositivo medico. In effetti solido come un robot Nole lo è sempre stato, ma con l’elasticità degna di un dinoccolato supereroe Pixar de “Gli incredibili”. Ha una personalità talmente complessa Nole da racchiudere in se’, oltre al grande campione che è, le anime più eterogenee: dal supereroe d’acciaio, al cartoon d’azione, passando per il guru filosofico fino all’avveniristico pioniere delle scienze e tecnologie molecolari. “Il più grande segreto della mia carriera”, così Nole ha definito nella conferenza stampa del Roland Garros il misterioso magnete appiccicato al petto. La magnetoterapia e la nanotecnologia in ambito medico non sono una novità, ma siamo sicuri che questa miniaturizzazione molecolare sia davvero il più grande enigma del campione serbo? Il vero segreto della straordinaria carriera di Novak è solo e soltanto lui, con il suo talento e le sue stravaganze, il carattere spigoloso e la ruvida umanità. Sfaccettato ed eclettico, Nole si è trasformato in questi anni con una sorprendente capacità di adattamento ai cambiamenti imposti dai tempi, dal gioco e dagli avversari. E ogni volta ad accompagnarlo nella crescente affermazione professionale una sorta di copertina di Linus: meditazione, alghe, magneti rappresentano tutti il rassicurante supporto emotivo del campione. Il tennis offre molti esempi della ricerca di questo potere calmante: ci sono atleti che non calpestano le righe di fondo, c’è chi dispone meticolosamente le bottigliette rispettando un misterioso rituale o chi come Nole, per la sua forma mentis, segue mistici suggerimenti filosofici o adotta una tecnologia futuristica. Non si tratta di un effetto meramente placebo, ma di un sicuro punto di riferimento in grado di agevolare la costruzione del proprio destino. Nessuno più del ragazzino cresciuto sotto le bombe di Belgrado può affermare di essere stato l’ostinato artefice della sua fortuna, del suo destino da campione. Il miliardario Tony Stark sosteneva che il limiti sono fatti per essere superati e in questo Djokovic è davvero l’Iron Man del tennis. Geniale, visionario, amato e detestato, fortemente divisivo ma capace di attrarre a se’ l’attenzione di tutti come una potente calamita. Merito ancora una volta di un inesauribile talento e di un provocatorio carisma. Anche se benefico, il magnete nel petto stavolta c’entra ben poco.
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