Il Roland Garros non aspetta, da Medvedev a Monfils tre giorni da non dimenticare

La tre giorni necessaria per dimezzare i 128 giocatori presenti sulla terra rossa del bois de boulogne in genere è una semi passarella per i big del ranking mondiale. Ma sarà perché il livello si è equilibrato, sarà perché non ci sono più i big di una volta, fatto sta che già il primo mercoledì (e giovedì) del torneo presenta defezioni inaspettate, forse persino clamorose. Difficile definire altrimenti l’inopinata sconfitta di Dniil Medvedev, che appena dieci giorni fa alzava al cielo il trofeo degli internazionali di Roma e che è riuscito nella discutibile impresa di perdere con un bravo figlio come Tiago Seyboth Wild, 172 ATP, al secondo incontro – tre anni dopo il primo – nel tabellone principale di uno slam, il nono contro un top50. Per quanto resteranno impressi i 47 vincenti di dritto, talmente rapidi da impedire ad uno come Medvedev, che in genere arriva ovunque, di avvicinarsi alla palla, rimane il mistero di un giocatore fortissimo che però ogni tanto perde completamente di vista il match. Spesso Medvedev rimedia per via del fatto che rimane una spalla sopra il resto della compagnia, ma a volte no, troppo impegnato a litigare con pubblico, angolo, dei e demoni, per occuparsi del match. Buon per lui che per un anno adesso sulla terra rossa non dovrà tornarci, anche se l’erba che si avvicina non è fatta per consolarlo.

L’eliminazione di Medvedev è indubbiamente il fatto del giorno, se non proprio della prima metà di questo 2023, ma la terra del Roland Garros ha ospitato in soli tre giorni più partite interessanti del resto dell’anno. Al di là delle sconfitte di altre sette teste di serie, non proprio imprevedibili, compresa quella di Auger Aliassime, in condizioni fisiche precarie, a Parigi si sono visti tanti match appassionanti che sono finiti al quinto set. Norrie ha rischiato contro Paire, Shapovalov contro Nakashima, Hurkacz contro Goffin, ma pure Tstsipas, Rune e Rublev hanno dovuto cedere un set e venir fuori da partite che rischiavano di complicarsi. Se ci aggiungiamo la legittima soddisfazione per le buone prestazioni dei nostri – aiutati un po’ dalla fortuna un po’ da un tabellone non troppo complicato – ecco che c’è davvero di che essere soddisfatti da questo avvio di torneo.

Sono cambiate le previsioni rispetto alla vigilia? La sconfitta di Medvedev apre la parte inferiore del tabellone, proprio quella in cui potrebbe infilarsi Sinner. L’italiano ha cominciato bene il torneo, con molta sicurezza, e lo aspetta un turno non troppo complicato contro Altmeir. Poi potrebbe esserci Dimitrov e quindi uno tra Zverev, che non è quello dello scorso anno, e Tiafoe, che sulla terra è una scommessa. Difficile trovare di meglio, la speranza è che Sinner non si carichi di pressioni ma è davvero una grnade occasione per rrivare in semi, chissà, magari proprio contro Rune.

La parte alta è rimasta invece pressoché intatta e al limite si deve registrare il nervosismo di Djokovic e la solita tendenza di Alcaraz ad avere dei cali di tensione che quanto meno riducono il divario con l’avversarsio di turno. Rimangono i favoriti ma Djokovic, più che Alcaraz, deve alzare sia la concentrazione che il livello di gioco, perché il suo cammino è leggermente più complicato.

Non è possibile conlucedere senza ricordare come si è chiusa questa tre giorni: il pianto a dirotto di Gael Monfils, sdraiato sul Philippe Chatrier dopo aver chiuso 7-5 al quinto il suo match contro Baez. Provate a non commuovervi per La Monf, se ci riuscite.

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