Siamo usciti da un torneo a Roma fatto di tanti problemi. Non prendiamoci in giro: la fine non è proprio piaciuta. Non era giusto avere le ragazze in campo alle 11 di sera, e tra l’altro sono state anche “fortunate” (praise the Lord!) che Danill Medvedev ha chiuso in due set contro Stefanos Tsitsipas, se non per un’organizzazione che non avrebbe mai voluto risarcire i biglietti dei paganti che hanno atteso quattro ore per la partita.
Possiamo apprezzare in tutto e per tutto la pazienza che quelle persone hanno avuto, ma nei fatti la partita è stata un disastro perché non aveva affatto l’atmosfera di una finale 1000, perché era davvero tardi e nessuna delle due aveva freschezza muscolare per adattarsi a un campo in condizioni pessime, nel freddo e nell’umidità romana. Chi ci ha guadagnato? Nessuno, tranne forse chi non ha voluto rimborsare i biglietti. Così dopo il 1000 di Madrid siamo ancora a raccontare di cosa la WTA non stia facendo per proteggere il proprio prodotto.
È una situazione davvero paradossale, perché oltretutto il circuito femminile ora ha davvero qualcosa da mostrare. Dopo anni, tolti alcuni inciampi avvenuti proprio a Roma, siamo da tempo ormai a fare i soliti nomi quando si arriva alle fasi conclusive dei grandi tornei. Al Foro Italico ha addirittura vinto Elena Rybakina, la meno indicata delle tre che stanno monopolizzando i tornei di alto spessore nel 2023. La kazaka c’è riuscita però approfittando delle condizioni difficili perché ne limitavano gli effetti sul suo gioco, altrimenti più a rischio.
È piaciuta molto la sua presa di posizione ad ammettere che si è allineato tutto. È vero che ci sono stati i tre ritiri, ma ancor di più lei soffre di allergia al polline e il Foro Italico non era mai stato tenero da questo punto di vista. Quest anno, così, le sue difficoltà son state minori e una volta giunta in semifinale aveva già i gradi di grande favorita, rispettandoli e venendo premiata fin dall’ottima gestione del match contro Iga Swiatek quando pur sotto 2-6 0-2 è rimasta in partita ed è cresciuta parecchio.
A proposito della polacca, abbiamo fatto una telefonata con Joanna (“Asia”) Sakowicz Kostecka, ex giocatrice WTA e ora telecronista su Canal+ in Polonia. Volevamo un suo parere perché proprio sull’emittente televisiva si è tornato a parlare di un cambiamento che a quanto pare la WTA sta cercando per il prossimo anno. Come aveva annunciato a fine aprile il direttore del torneo di Ostrava, c’è l’idea di impedire alle top-10, o addirittura top-30, di giocare nei 250. La voce non è stata smentita, semmai ripresa in forme diverse. Si è espresso in materia anche il direttore del WTA 250 di Linz che vorrebbe un upgrade allo status di ‘500’ proprio per tenere il torneo nel circuito maggiore. Canal+ ha accennato alla questione in uno studio dal Foro Italico e Asia, parlando in maniera molto sincera, ha specificato sia stato Marius Fyrstenberg (l’ex doppista polacco e ora direttore del WTA 250 di Varsavia, nda): “Non so bene cosa stia per succedere” il commento laconico a chiusura. Sembra, secondo quanto riferito, che la WTA voglia aggiungere dei nuovi ‘1000’ e ‘500’ al calendario. Così facendo, riconosce anche lei, sarebbe un qualcosa di complicato da registrare. Molte domande verrebbero fatte, magari cosa può significare per questi tornei, cosa può significare per le giocatrici: “Non voglio avere un’opinione vera finché non vedrò cosa sarà l’annuncio definitivo e si saprà meglio come sarà il progetto”. Certo è che anche lei, da ex giocatrice, si lascia un po’ andare: “Quando giocavo io, ricordo i Tier 3, Tier 4, erano tutti tornei duri, avevano prestigio. Era circuito WTA, potevi anche affrontare una top-20. Sento magari dire che un ‘250’ è un torneo minore. Se sei nel circuito però non esiste come definizione”. Tutto questo ribaltamento rischia, e lo diciamo con una nostra sensazione, di modificare molto il panorama femminile. La categoria ‘250’ diventerebbe una sorta di livello Challenger, quello che si vede nel maschile, ovvero uno step di passaggio per tante verso il vero circuito maggiore. Tornei come Varsavia, appena arrivati, sarebbero subito in enorme difficoltà coi costi per mantenere la tappa nel calendario (e si parla di spese a sette cifre).
Parlando invece di Swiatek, Asia ci ha raccontato i momenti successivi al ritiro di Iga nei quarti di finale. Le prime impressioni non erano chiare. Molti di noi pensavano ci fosse un problema al ginocchio, poi si è scoperto riguardasse la coscia. I minuti immediatamente successivi al MTO furono piuttosto tesi. Faceva abbastanza freddo, pioveva e il campo era pesante. Il terzo set era cominciato con molta aggressività (sportiva, chiaro) di Iga che poi appena ha visto di non riuscire a fare più granché ha preferito non andare avanti. Con pochi giorni soltanto prima dell’arrivo a Parigi inevitabilmente il pensiero di tanti era rivolto lì. Così le sensazioni, ci ha detto la telecronista, inizialmente sembravano non così positive tanto che il team si è subito chiuso dietro una breve dichiarazione del coach Tomasz Wiktorowski: “Dobbiamo fare degli esami, domattina vediamo meglio cosa succede”. Tutto, se non altro, sembra tornato sotto controllo nel giro di 24 ore, con la possibilità di riposare in vista del secondo Slam stagionale.
Non è l’avvicinamento migliore per Swiatek a Parigi, dove è campionessa in carica. Probabile ora che Iga ripeta quanto avvenuto a Stoccarda dove ha chiesto agli organizzatori di fare il suo esordio il più tardi possibile proprio per trovare buone sensazioni avendo più tempo a disposizione. Esordirà contro Cristina Bucsa, già battuta al terzo turno dell’Australian Open con un netto 6-0 6-1. La polacca, che si gioca la leadership della classifica con Aryna Sabalenka, non ha un brutto tabellone non fosse per l’eventuale quarto turno dove rischia una sfida molto pericolosa contro Barbora Krejcikova, Victoria Azarenka, Bianca Andreescu o anche Anna Kalinskaya, giocatrice che sta piano piano emergendo dopo aver fatto molto bene a livello junior ormai diversi anni fa. Asia, in tutto ciò, pensa che quantomeno le prime partite possano essere un buon test per capire la reale situazione della gamba infortunata in Italia: “Non vorrei essere affrettata, ma credo nei primi turni abbia evitato potenziali mine vaganti. Sarà importante per lei capire quanto potrà forzare. Certo fa impressione vederla in questi ultimi anni e quanto sia cambiata. Penso che l’aver accettato di poter sbagliare sia forse il passaggio più importante fatto”. Ci possono essere momenti difficili, diceva, ma in generale ha sempre reagito alla grande. Lo scorso anno nella trasferta nordamericana di agosto sembrava lontanissima dal poter essere competitiva per lo US Open a causa di un dritto completamente fuori timing nei primi due tornei. Poi però la trasformazione a New York. Probabilmente questo vuol dire tutto può essere un po’ meno pesante quando si riesce a far scrollare tutto dalle spalle.
Swiatek, come detto, andrà in difesa del numero 1 del mondo. Anzi, sarà in rincorsa, perché comincerà lo Slam dietro a Sabalenka nella classifica WTA live con la bielorussa che ha un margine sui 300 punti e un tabellone davvero invitante davanti. Al contrario di Iga, le teste di serie o potenziali mine vaganti nel suo quarto di tabellone sono o in un brutto momento di forma (Karolina Pliskova, Caroline Garcia) o non hanno continuità e livello per impensierirla se non in una giornata negativa. L’occasione dunque è enorme, con la consapevolezza poi che nel mese successivo sull’erba potrà guadagnare tanto e completare il sorpasso entro la fine di Wimbledon. In tutto ciò, la variabile Rybakina: ancora una volta la kazaka è nel lato di Swiatek, stavolta le due si affronterebbero nell’eventuale semifinale. Difficile, al momento, pensare Elena in condizioni “normali” sia davvero competitiva per questa terra rossa ma l’aver approfittato al meglio del caos di Roma è un plus al morale e alla fiducia che non possono essere sottovalutati.
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